Storia

La formazione della tipologia del “luogo” caffè attraverso la storia e l’analisi di progetti significativi.
The history of the formation of the “café scene” and the significance of its designs are analyzed.

Nei primi caffè, sorti in Turchia nel XVII secolo, la bevanda veniva preparata in grandi caldaie per tutti gli avventori disposti su lunghe panche attorno alle pareti; lo spazio esterno, attrezzato con panche e stuoie per sdraiarsi, era concepito come prolungamento dell’interno. Questo modello, importato in Europa nel XVIII secolo, si differenzia subito dal caffè islamico; inizialmente si struttura sul modello della taverna, con qualche richiamo decorativo che ricorda l’Oriente, ma nel complesso si presenta piuttosto rozzo e mal frequentato. Per conferire dignità a questi luoghi si
interviene inserendo apparati decorativi che si rifanno all’architettura degli spazi dell’aristocrazia; questa operazione è necessaria per rendere i caffè fruibili ai più elevati ceti sociali. Il Caffè Procope di Parigi è uno dei primi caffè urbani nel quale si ambienta il fasto dei palazzi nobiliari: marmi, specchi e stucchi restituiscono l’ambiente ideale per l’aristocrazia del tempo segnando l’inizio dell’emancipazione dei locali di uso collettivo, da sempre destinati alle classi meno
abbienti.

L’architettura acquista grande importanza nella realizzazione di questi spazi: pittori, scultori e intagliatori si adoperano per creare ambienti sempre più lussuosi e ricchi di citazioni esotiche in cui trascorrere piacevoli momenti. Il divario con
le osterie e le taverne cresce a dismisura, soprattutto per via degli avventori, gente selezionata e di buona cultura; esemplare è il caso del Caffè Pedrocchi di Padova, luogo di ritrovo per intellettuali e studenti universitari.
Voluto da Antonio Pedrocchi (su progetto dell’architetto Giuseppe Jappelli) è da sempre il ritrovo dei goliardi padovani e di intellettuali illustri; lo “stabilimento” costituiva un luogo di aggregazione urbana e culturale con le sue molteplici sale
decorate (con le sue diverse funzioni come la sala per la musica, l’ofellerie, il ristorante ,costituiva un vero e proprio spazio polifunzionale) secondo diversi stili e periodi storici. Questa tendenza d’accorpare più funzioni si diffonde presto in tutta Europa; non più solo botteghe del caffè, ma spazi in cui si mangia, si gioca, si legge e si tratta di affari. Sono i nuovi condensatori sociali. Nascono così i caffè letterari, i caffè concerto e i caffè giardino, concepiti con grande
magnificenza e apprezzati in quanto estensione della casa: il fruitore vede la possibilità di esternare il concetto dell’abitare e di estenderlo alla città. La frequentazione del caffè è anche un modo per emulare lo stile di vita delle classi più signorili; questo principio è importante soprattutto nel caffè operaio, dove la decorosa funzionalità di questi spazi sopperisce alla carenza di comfort delle case dei sobborghi. Con le avanguardie del Novecento il caffè diviene oggetto di sperimentazioni stilistiche; nel dibattito culturale del tempo ricordiamo la battaglia condotta da Adolf Loos contro gli stili storici e l’uso improprio dell’ornamento, in favore di un più razionale modo di costruire. Le sue teorie si esprimono nel Kartner Bar di Vienna, realizzato nel 1907, in cui Loos lascia che i materiali esprimano le loro autentiche qualità; marmo, onice, legno e specchio sono abilmente orchestrati conferendo una meravigliosa teatralità a questa piccola sala. Nel 1917 in Olanda prende corpo un movimento artistico chiamato neoplasticismo (De Stijl), ad opera di Theo Van Doesburg e di Piet Mondrian; essi formulavano una nuova teoria dell’arte in cui il segno artistico fosse ridotto a gesto geometrico ed astratto. Le opere del neoplasticismo erano di conseguenza austere e geometriche, composte prevalentemente dagli elementi più semplici: linee, quadrati, colori primari. Questi principi si riflettono anche sull’architettura; nel caffè Aubette di Strasburgo, le pareti sono trattate con campiture di colori poste all’interno di un reticolato diagonale che contrasta con il ritmo delle aperture. Nel Cafè de Unie, realizzato da J.J.P Oud a Rotterdam nel 1925, la facciata assume una forte valenza di segno urbano.

Il concetto del caffè inizia ad entrare in crisi negli anni ’20; il modello di vita frenetica delle metropoli contrasta con i suoi tempi “rilassati e oziosi”, implicando un profondo cambiamento nell’assetto funzionale. Si diffondono locali di piccole dimensioni in cui consumare velocemente, magari al banco; è la nascita del bar. Tutto è studiato per consentire piacevoli e confortevoli soste, seppur brevi; l’inno al progresso influisce sull’architettura di questi luoghi, conferendo al banco il ruolo di protagonista della scena, splendida apparecchiatura tecnologica. Questo si evidenzia nel Bar del Grillo, a Milano, progettato dai BBPR nel 1932, che viene definito “congegno semplice e ben disposto”.
Il concetto di bar porta con sé l’idea di rapida mutazione; l’ambiente si identifica in una scenografia che muta in tempi brevissimi, declinandosi in una grande varietà di tipologie. La contaminazione con altre funzioni connesse al tempo libero genera nuovi ambienti in grado di rispondere alle nuove esigenze create dal new entertainment; nascono così i cocktail bar, i wine bar, i disco bar, gli internet café.

In the first cafes, begun in Turkey in the 17th century, the drink came prepared in large boilers for all the regular customers ready on long benches along the walls; the outside space was crossed with benches and straw mats on which to lie down upon, devised to extend the interiors. This model was immediately differentiated from the Islamic café, imported by Europe in the 18th century, initially in the tavern models with decorative appeal that remembers the Orient. The group as a whole, however, is represented as rather rough and frequented by the unpleasant. To give dignity to these places is to apply refined architec
ture to these spaces for the aristocracy, to render cafes enjoyable to the elevated higher classes. The Procope Cafe of Paris is one of the first urban cafes in which the atmosphere were places for nobility; marble, mirrors, and stucco created the ideal ambience for the aristocracy of the time, signaling the beginning of the emancipation of places of collective use, always a destination of the “have-nots.” Architecture plays a big part in the creation of these spaces: painters, sculptors, and carvers used these spaces to create more luxurious environments, rich in exotic surroundings in which to spend enjoyable moments. The gap between regular customers
and selected people of fine culture grew between inns and taverns, as in the Pedrocchi Café of Padua, a place found by intellects and university students. Designed by Architect Giuseppe Jappelli for Antonio Pedrocchi, it was always the meeting place for Paduan university students and famous intellects, and was the “permanent” place of urban gatherings with numerous decorated rooms with multiple purposes, such as for music and dining, according to diverse styles and historical periods. This tendency to become more functional spread quickly throughout Europe, not only in coffee shops, but also in places in which to eat, play, read, and do business; they were the new “social condensers.” This is how, in the literal sense, cafes with music and those with gardens were designed with great significance placed on valuing them as extensions of the home: patrons saw the possibility of extending living into city places.

Going to cafes was a method in which to emulate a style of life of the higher classes. This principle is above all else,
important to a café for the working class, which should correspond to their lifestyles. With the avant-gardes of the 1900s, cafes became an object of stylistic experimentation in the battle fought by Adolf Loos against classic style and the inopportune use of ornamentation, to move toward a more rational manner of design. His theories are expressed in the Kartner Bar of Vienna, realized in 1907 by Loos who allowed for the expression of the materials’ authentic qualities; marble, onyx, wood, and mirrors orchestrated like a marvelous theatre in this small room. In 1917, Theo Van Doesburg and Piet Mondrian formulated a new geometric and abstract theory of art during Holland’s artistic movement called
Neoplasticism (De Stijl). This new movement was austere and geometrical, composed of more simple elements: lines, squares, and primary colors. Neoplasticism was also reflected in architecture, as in the Aubette Café in Strausburg, with background paintings on walls with colors in reticulated shapes and diagonals in contrast with the rhythm of the spread. In the Unie Café of Rotterdam, designed by J.J.P. Oud in 1925 the façade took on a strong valence. The concept of the café entered a crisis in the 1920s as the frenetic model of metropolitan living contrasted with the times of
“relaxation and indolence,” implying a change in fundamental structures. Locales of small dimensions were diffused into places for quick consumption, perhaps at the counter. This was the birth of the bar. Everything is taken into account to
allow for pleasant, comfortable stops, even if brief; the hymn of progress influences the architecture of these places, confirming the counter as a protagonist of the scene, a splendid technological apparatus. The Bar del Grillo in Milan, created by BBPR in 1932, came to be described as a “simple but well arranged design.” The concept of the bar brought with it the idea of rapid mutation; the atmosphere quickly changes into a variety of types. The influx of other functions associated with free time generates new environments capable of responding to the demands of new types of entertainment; cocktail bars, wine bars, disco bars, and internet cafes.

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