Gyotaku nell’Architettura: L’Impronta del Mare tra Arte e Spazio in Giappone

a cura di Edmondo Jonghi Lavarini

Un’Arte Antica che Dialoga con l’Ambiente Costruito

Il Gyotaku (魚拓), letteralmente “impronta del pesce”, è nato nel Giappone del XIX secolo come metodo pratico per registrare le catture dei pescatori. Ma nel corso degli anni, quest’arte si è evoluta in una forma raffinata di espressione estetica, fondendo natura, memoria e spiritualità. Oggi il Gyotaku trova spazio non solo nelle gallerie d’arte, ma anche nell’architettura giapponese contemporanea, decorando muri, rivestimenti e spazi pubblici in modo unico e poetico.

Gyotaku e Architettura: Un’Unione Naturale

In un paese dove il rispetto per la natura è al centro della cultura e della progettazione architettonica, il Gyotaku diventa un linguaggio visivo che connette l’ambiente marino con quello costruito. Artisti, designer e architetti utilizzano questa tecnica per:

• creare pannelli decorativi in ristoranti, hotel e spazi espositivi;

documentare la biodiversità locale nei centri educativi e nei musei del mare;

• progettare facciate o interni evocativi in legno o carta washi, dove l’impronta del pesce diventa simbolo di vita e trasformazione.

Viaggio dal Nord al Sud: Dove Ammirare il Gyotaku in Architettura

Otaru Art Base – Otaru, Hokkaido

La città di Otaru, situata sulla costa occidentale di Hokkaido, è famosa per i suoi magazzini in pietra e i suoi canali, ma nasconde anche un piccolo gioiello per gli appassionati di arte e architettura: l’Otaru Art Base. Questo complesso museale è allestito in un ex edificio bancario risalente al periodo Meiji e rappresenta un perfetto esempio di recupero architettonico a fini culturali. All’interno, tra le diverse collezioni permanenti, si trova una sezione dedicata al Gyotaku, con opere incorniciate che decorano gli ambienti in stile tradizionale e moderno.

La scelta di esporre queste stampe in un contesto architettonico così solido e formale evidenzia l’armonia tra due mondi apparentemente lontani: quello organico e quello strutturale. I pesci raffigurati sono tutti originari delle acque fredde del Mare del Giappone, e le loro impronte, ottenute con metodi rigorosamente tradizionali, si integrano perfettamente con le boiserie, i parati e i dettagli storici in ferro battuto e legno scolpito. L’allestimento, pur essendo semplice, offre uno sguardo potente sulla relazione tra la cultura marinara e il paesaggio urbano. Questo sito è una tappa fondamentale per chi vuole comprendere come il Gyotaku possa diventare parte integrante di una narrazione architettonica più ampia, radicata nel territorio.

Si trovano anche online da artisti devoti a questa antica arte -https://gyotaku.com/unframed-originals/kumu-feast

Gyotaku Gallery Kobayashi – Toyama, costa del Mar del Giappone

La Gyotaku Gallery Kobayashi è un luogo d’incontro tra arte, artigianato e architettura locale, situato nella tranquilla città costiera di Toyama. Questa galleria non è semplicemente un luogo espositivo, ma un vero e proprio atelier di creazione e sperimentazione, dove l’artista Kobayashi – uno dei più noti interpreti contemporanei della tecnica Gyotaku – realizza le sue opere su carta washi, stoffa e persino superfici lignee usate per pannelli murali.

L’edificio che ospita la galleria è un’antica casa a due piani in legno in stile minka, restaurata con materiali locali e tecniche tradizionali. Le pareti interne sono adornate con shoji decorativi (pannelli scorrevoli in carta e legno) che riportano le impronte di pesci autoctoni della baia di Toyama, come la sogliola, il polpo e lo sgombro. Ogni stanza è un ambiente meditativo che accoglie il visitatore in un’esperienza immersiva, dove la luce naturale filtra attraverso le carte stampate, proiettando ombre che evocano il movimento del mare.

Ciò che rende questa galleria particolarmente interessante per architetti e designer è il dialogo continuo tra opera e contenitore: le stampe non sono semplicemente appese alle pareti, ma integrate strutturalmente negli elementi architettonici, trasformando ogni angolo in un’espressione estetica coerente e poetica. Kobayashi collabora spesso con architetti per trasferire il Gyotaku in ambienti residenziali, locali commerciali e spazi pubblici, contribuendo a una rinascita della tecnica nell’architettura d’interni giapponese.

Le visite guidate, che includono anche workshop pratici, sono un’occasione unica per comprendere l’intreccio tra la tradizione artigianale e la progettazione spaziale, in un contesto che valorizza il senso del luogo e la continuità culturale con l’ambiente naturale circostante.

Anche in Italia si sperimenta la tecnica GyoTaku: Hadria 37, è un progetto di valorizzazione territoriale mirato a promuovere i prodotti ittici nostrani, segnalando la provenienza del pescato e le peculiarità che ne contraddistinguono l’eccellenza.

Museo del Mare di Numazu – Prefettura di Shizuoka

Il Museo del Mare di Numazu (Numazu Deep Sea Aquarium & Coelacanth Museum) è uno dei luoghi più affascinanti del Giappone per chi desidera esplorare il rapporto tra arte, scienza e architettura attraverso l’estetica del mare. Situato lungo la baia di Suruga – la più profonda del Giappone – questo museo non si limita a un’esposizione scientifica, ma integra l’arte del Gyotaku in modo originale e coinvolgente all’interno della sua architettura museale.

L’edificio, progettato con un linguaggio contemporaneo sobrio ed elegante, si sviluppa su più livelli in cui luci soffuse, superfici scure e materiali naturali – come pietra vulcanica, legno e carta – evocano un ambiente sottomarino. In questo contesto, le stampe Gyotaku sono esposte come opere d’arte naturalistica, ma anche come elementi integrati nel percorso sensoriale. Alcune pareti curve, ispirate alle forme dei molluschi e delle correnti marine, sono rivestite con wallpaper artistici ottenuti da scansioni digitali di Gyotaku originali, realizzati con pesci pescati nelle acque profonde della regione.

Una delle installazioni più significative è una grande parete interattiva che racconta l’evoluzione del Gyotaku da metodo scientifico di catalogazione a linguaggio artistico autonomo. Grazie a uno storytelling visivo e multimediale, il visitatore scopre come le impronte dei pesci – dalla forma realistica fino a rappresentazioni più astratte – siano oggi usate in architettura per stimolare una riflessione sul rapporto uomo-natura.

Il museo ospita anche workshop educativi in collaborazione con artisti locali, dove i visitatori possono creare le proprie stampe e comprendere i principi compositivi applicati anche nella decorazione di interni. Numerosi architetti e designer giapponesi hanno collaborato con il museo per tradurre l’arte del Gyotaku in motivi decorativi utilizzabili su materiali da costruzione, tessuti tecnici e superfici modulari.

In definitiva, il Museo del Mare di Numazu è un esempio straordinario di come l’arte del Gyotaku possa essere restituita al pubblico non solo come opera contemplativa, ma come strumento formativo, ambientale e architettonico.

Ryokan Hoshi no Yado – Kamakura

Nel cuore della storica Kamakura, antica capitale dello shogunato e oggi città spirituale immersa tra templi, boschi di bambù e spiagge pacifiche, si trova il raffinato Ryokan Hoshi no Yado, un esempio eccellente di come l’arte del Gyotaku possa essere applicata all’interior design con un’estetica moderna ma profondamente legata alla tradizione giapponese. Questa locanda tradizionale a conduzione familiare è stata recentemente ristrutturata da uno studio di architettura locale che ha saputo coniugare materiali naturali, comfort contemporanei e decorazioni artistiche ispirate al mare.

Ogni stanza del ryokan è dedicata a una diversa specie marina della baia di Sagami: sgombri, orate, polpi e tonni sono rappresentati tramite stampe Gyotaku originali, incorniciate o stampate su fusuma (pannelli scorrevoli), su tessuti per yukata forniti agli ospiti e persino sulle tende noren all’ingresso di ciascuna camera. Le impronte dei pesci non sono solo decorative, ma raccontano anche storie locali: ogni pesce è stato pescato da pescatori della zona, e la stampa include il nome del luogo, la data e, in alcuni casi, un breve haiku.

L’interior design è giocato su tonalità neutre e materiali naturali: legni di cipresso hinoki, tatami di paglia intrecciata, pareti in terra cruda e carta washi lavorata a mano. Questo crea un’atmosfera immersiva, dove il Gyotaku si fonde con la dimensione spirituale e contemplativa del soggiorno. Il risultato è un’ospitalità che va oltre il comfort fisico, offrendo un’esperienza poetica e sensoriale, in cui il visitatore entra in contatto con il ritmo del mare e della tradizione.

Il ryokan offre anche brevi sessioni introduttive di stampa Gyotaku, tenute da artigiani locali, rendendo il soggiorno non solo una pausa rilassante, ma anche un’occasione di apprendimento e consapevolezza ambientale. Questo progetto dimostra come la tecnica artistica possa vivere all’interno dell’architettura dell’ospitalità, trasformando ogni spazio in una piccola galleria narrativa.

In cerca delle impronte del mare

Il Gyotaku, con la sua semplicità disarmante e il suo legame profondo con la natura, rappresenta oggi molto più di una tecnica artistica: è un ponte tra arte, architettura e spiritualità ambientale. Lontano dalle sale dei musei convenzionali, le sue impronte vivono e respirano in case restaurate, ryokan tradizionali, musei costieri e spazi pubblici dove il mare entra silenziosamente a far parte dell’identità del luogo.

Viaggiare in Giappone alla scoperta di questi spazi significa seguire le tracce lasciate dai pesci sulla carta, ma anche quelle lasciate dall’uomo nel paesaggio naturale. Ogni tappa diventa un invito a riflettere su come l’arte possa abitare l’architettura in modo sostenibile, poetico e profondamente radicato nel territorio. Dal nord innevato di Hokkaido alle isole tropicali di Okinawa, il Gyotaku racconta un’estetica silenziosa ma potente, fatta di equilibrio tra memoria, gesto e materia.

Questi luoghi non sono sempre segnalati sulle mappe turistiche, ed è proprio questo a renderli ancora più preziosi. Sono tesori nascosti da cercare con curiosità e rispetto, lasciandosi guidare dal ritmo del mare e dalla sensibilità artistica di chi ha saputo trasformare un gesto semplice – l’impronta di un pesce – in una forma di architettura narrativa.

Cerca, osserva, lasciati sorprendere. Le vere meraviglie dell’arte giapponese ti attendono tra una risacca e una parete decorata.

 Un tuffo nell’arte… anche senza prendere il volo per Tokyo

Certo, inseguire le tracce del Gyotaku da Hokkaido a Okinawa è un sogno che ogni amante dell’arte e dell’architettura vorrebbe realizzare. Ma, diciamocelo, tra voli intercontinentali, jet lag e sushi troppo perfetto per essere vero, non è sempre facile partire per il Giappone ogni volta che si ha nostalgia di onde e inchiostro sumi.

E allora, perché non fare una deviazione più dolce, un po’ più salmastra e decisamente più ligure?

Benvenuti a Camogli, dove l’arte del Gyotaku ha trovato casa grazie a Nadia Auleta e al suo atelier: la Fish Art Gallery, affacciata sulla pittoresca Piazza Cristoforo Colombo. (https://fishartgallerycamogli.com/fish-art-gallery/) Qui, tra il profumo di focaccia e la brezza marina, l’antica tecnica giapponese si fa mediterranea, poetica, viva. Nadia accoglie i visitatori con la stessa cura con cui impronta i suoi pesci su carte pregiate, trasformando ogni stampa in una storia: di mare, di bellezza, di rispetto.

E se il mare chiama a gran voce anche il nome di Raul Orvieto, artista visionario e ambasciatore dell’ambiente marino, allora basta seguire la scia fino alla Galleria 78 in Via Garibaldi, dove le sue opere dialogano con l’acqua e con il cuore di chi osserva.

Insomma, se non puoi andare tu al Giappone, lascia che un po’ di Giappone venga a te… passando per Camogli. Tra un tuffo e un Gyotaku, scoprirai che l’arte può nascere ovunque ci sia un mare da amare e una mano pronta a imprimere la sua voce sulla carta.

E non dimenticare: il vero viaggio comincia sempre dove il pesce incontra l’inchiostro.

Edmondo Jonghi Lavarini

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