Giochi di luce Servizio di Nausicaa Ferrini Stucchi e mobili antichi sono sdrammatizzati da inserti giocosi e ironici. La collocazione del lampadario ad altezza tavolo lo destituisce della sua altera importanza, rendendolo più accessibile. E’ proprio il caso di dire che “la noia non abita qui”. Nell’appartamento milanese della coppia Marina e Kobi Wiesendanger la creatività è di casa, e la dimensione ludica nel rapporto di coppia e nella relazione con gli oggetti e il mondo esterno non è stata scalfita e ingrigita dal tempo. Potrebbe essere la casa di due ragazzi con l’entusiasmo delle idee non convenzionali, invece sono più di venticinque anni di rapporto di convivenza. “Non abbiamo contato il tempo e il tempo non ha contato per noi”, dicono all’unisono. L’armadio cappotto in cartone dà il benvenuto all’ospite; sembra di entrare nel mondo incantato di “Alice nel paese delle meraviglie” di Carroll, dove ogni oggetto è un simbolo e ha una vita. Il tavolo è apparecchiato per una colazione sui generis: “Cronaca di amanti italiani” è il nome non casuale del servizio di tazzine in ceramica dove il vassoio è un letto e i cuscini due zuccheriere. A illuminare lo spazio troneggia e incombe ad un’altezza fuori dagli schemi, cioè quasi appoggiato sul tavolo proprio “per essere visto”, un meraviglioso lampadario antico in vetro di Murano lavorato a mano. Nelle tre foto: lampadario di Gino Sarfatti (Flos); in vetro soffiato (La Murrina); Marilyn di Carlo Nason (Murano Due). La sala da pranzo del gallerista Giorgio Marconi; spazio abitativo e luogo espositivo di opere d’arte si fondono in un unico ambiente. Una casa contadina appena fuori Milano è stata trasformata in un loft dal gallerista Giorgio Marconi. “Brera en plein air” di Aldo Spondi è il quadro che fa da sfondo tematico alla sala da pranzo facendo immaginare forse una colazione all’aperto, nel raro verde milanese. Minimalismo è la parola d’ordine: ferro, cristallo, acciaio formano mobili essenziali e leggeri. Le tecnologiche lampade a sospensione come il tavolo e le sedie sono disegnate da Franco Pardi; queste ultime sono riedite da Cassina. Il pavimento è in doghe di rovere scuro, segnato dal calpestìo dei passi. Nel salone a fianco dove la galleria espositiva di quadri continua, si intravede il soggiorno. Nelle tre foto: lampada “ELio” a sospensione, di Michel Tortel (Artemide); proiettore “Oto” orientabile in alluminio di Foster; “Lastra 6” di Antonio Citterio (Flos). Nell’appartamento-studio della designer Maria Christina Hamel le luci abbinate al colore hanno una funzione energizzante. Se la casa rappresenta il nostro mondo interno, come ci insegna la psicologia, quello della designer Maria Christina Hamel è decisamente colorato. Variopinto è infatti il suo appartamento-studio, nato in tre anni per passi successivi. Prima è stato progettato il pavimento rivestito da tasselli di ceramica con effetto mosaico a differenti macchie di colore, poi è stata la volta dell’arredamento delle pareti. Un lilla chiarissimo assorbe gli eccessi di colore dei pannelli in plexiglass, materiale perfetto per ricevere pitture acriliche; i pannelli sono utilizzati anche come cornici per gli specchi e come lunette sopra porta. Da ultimo è stata studiata l’illuminazione; le lampade hanno una funzione “energizzante” e chiudono il cerchio creativo iniziato con il pavimento. Dal soffitto pendono “Lucilla”, “Lumina” e “Lucerna”; fonti luminose mosse, visibili anche al buio come tracce di un percorso immaginario. Nelle tre foto: luci “Ampère” di G.Aldighieri (Casamania by Frezza); “Orbital” di F. Laviani (Foscarini); “Brezza” (Artemide). |