Il primo e il più ampiamente articolato

 

Museo Diocesano di Bressanone

E’ sorto alla svolta del ‘900 e rimane tuttora il maggiore museo ecclesiastico in territorio italiano, la principale raccolta di opere artistiche dell’Alto Adige e attira ogni anno decine di migliaia di visitatori. Le sue raccolte abbracciano l’arco temporale di tutto il secondo millennio e la sua sede è l’augusto palazzo dei principi-vescovi, dove alloggiava anche l’imperatore.

È il Museo diocesano più antico in Italia. Fu fondato infatti nel 1901. Secondo è stato quello di Trento, che risale al 1903. Viene infatti dall’area tedesca e austro-ungarica la tradizione del museo diocesano: già nella seconda metà dell’800 ne sorse uno a Olmütz, in territorio ceco, e quello di St. Pölten vicino a Vienna lo seguì di poco.

Cortile del Palazzo Vescovile, realizzato in stile rinascimentale attorno al 1600. Pagina a lato: l’ingresso; Maria col Bambino, 1330 circa, statua lignea.

La ragione dichiarata per la nascita di queste istituzioni è la stessa per il quale negli anni Novanta è stato dato un grande impulso in tutta Italia in tale direzione: salvaguardare preziosi oggetti d’arte che nei secoli la Chiesa ha raccolto, evitare che vengano alienati indiscriminatamente sui mercati di antiquariato, consentire invece che siano mantenuti in un luogo prossimo a quello della originaria destinazione ecclesiale, adeguatamente conservati e visibili, rientrando così nel circuito culturale del luogo. Oggi a Bressanone, insieme col museo diocesano, ci sono il Tesoro della Cattedrale, il Museo dei Presepi, il complesso monumentale del Palazzo: un vasto assieme espositivo che racconta la storia di una regione.

Vista interna della Sala degli Imperatori (secondo piano);

«È probabilmente il Museo più rappresentativo della storia dell’arte di tutto l’Alto Adige – dice il Direttore, Leo Andergassen – e abbraccia un arco temporale che va dalla svolta del primo millennio all’arte contemporanea.
Particolarmente importante è la parte che riguarda il Medioevo. E i visitatori non mancano: nel corso del 2006 sono stati 56 mila, tra i quali anche molti turisti». Il rapporto col pubblico è alimentato anche da mostre tematiche e altre iniziative. «Nel 2000 – continua il Direttore – si è svolta una mostra storica di opere di epoca rinascimentale. Nel 2003 abbiamo curato una esposizione di ori e argenti coordinata coi Musei di Stams e di Augusta. Oggi è in corso una esposizione antologica su Käthe Kollwitz. Non tutte le mostre sono strettamente a soggetto religioso. Ma attraverso di esse si allaccia un discorso culturale che consente raffronti e allarga il dialogo».

Sala del Museo diocesano contenente arte medievale con le immagini di Cristo (primo piano);

La storia
La prima collocazione del Museo di Bressanone fu nell’ala orientale del Palazzo Vescovile. In breve tali ambienti si rivelarono troppo angusti per l’imponenza delle collezioni raccolte, così nel 1908 il Museo fu ricollocato nella Casa dei Canonici.
Nel secondo dopoguerra, lo spostamento della sede vescovile da Bressanone a Bolzano, rese disponibili tutti gli ambienti che erano stati residenza vescovile: tutte le collezioni furono spostate qui.

Museo diocesano, arte medievale, bottega di Hans Klocker (primo piano);

Ulteriore momento significativo nella storia recente del Museo è stata la grande esposizione storica del 2000. Conclusasi questa, «si è riorganizzato tutto il sistema espositivo – ricorda Patrizia Mair, collaboratrice della Direzione del Museo – rendendo più agile il racconto storico che si dipana attraverso le sale e soprattutto rendendo più leggibili le opere, grazie a nuovi espositori e al nuovo sistema di illuminazione, studiato in modo tale da porre in rilievo sia il decoro delle stanze, sia le opere esposte.
L’effetto è ottenuto mediante strutture perimetrali sospese che irrorano di luce i soffitti. Non vi sono fonti di luce negli espositori, se non nella parte dedicata al Tesoro del Duomo, dove dentro le teche sono collocati punti luce freddi».

Arte medievale, cerchia di Michael Pacher (primo piano);

Il Palazzo Vescovile
Il Palazzo fu eretto nel XIII secolo come luogo fortificato, cittadella a difesa dei principi-vescovi che erano investiti del potere feudale. Il cortile interno del Palazzo, con le sue logge rinascimentali disposte su tre piani a sud e a nord e con le sue facciate barocche a ovest e a est, col suo portale in marmo e col campanile della chiesa, è sicuramente una delle più suggestive corti delle residenze dell’Alto Adige.

Sala con la pittura del primo Barocco (primo piano);

a ristrutturazione dell’edificio cominciò nel 1595 sotto il principe vescovo, Cardinale Andreas d’Austria. Nel cortile interno, disposte su tre piani, dovevano prendere posto 44 statue in terracotta dello scultore di Schongau, Hans Reichle: queste avrebbero rappresentato l’albero genealogico degli Asburgo. I principi vescovi che seguirono, Christoph Andrea von Spaur e Kaspar Ignaz, conte di Künigl, portarono avanti l’opera di restauro, anche se in modo difforme rispetto ai piani del Cardinale Andreas d’Austria.
Per la facciata nord Hans Reichle, che era diventato direttore dei lavori, ricorse ai progetti di Alberto Lucchese.
Sorse così una seconda facciata con arcate nello stile manierista e si offrì la possibilità di collocare le statue di Reichle nelle nicchie dei pilastri.

Arte plastica del primo Barocco (primo piano).

Turibolo del 1200;
Visitazione, 1430 circa;
Maria von Burgund,
terracotta, 1600 circa (cortile);

L’appartamento del vescovo
L’appartamento principale oggi resta a testimonianza dello stile di vita di quelle epoche. In tale appartamento erano ospitati anche gli imperatori tedeschi quando si trovavano a passare in Tirolo durante i loro viaggi in Italia. Già nell’angolo sud-ovest del vecchio palazzo c’erano locali riservati agli imperatori e al loro seguito. E tra il 1706 e il 1711 il principe vescovo Kaspar Ignaz conte di Künigl fece costruire la cappella vescovile e ristrutturò l’ala ovest: proprio per favorire l’ospitalità per l’imperatore. Le stanze a questo dedite erano una sala per i ricevimenti, un’anticamera, una sala
da pranzo, un soggiorno e un salottino cinese: furono decorate con affreschi dipinti da Kaspar Waldmann e Antonio Gresta, stucchi, arazzi e tappezzeria veneziana di seta. In due salette nella parte terminale della zona imperiale sono tuttora esposte l’argenteria da tavola degli Asburgo e le porcellane di manifattura imperiale della corte di Vienna, comperate nell’occasione della visita dell’imperatrice Maria nel 1765.

Tesoro del Duomo di Bressanone (primo piano).

Le Collezioni e l’organizzazione
Le raccolte del Museo diocesano conservano preziose testimonianze della plastica e della pittura medievale, del Barocco, del Classicismo e del Romanticismo.
Pregevoli oggetti di oreficeria si affiancano a vetrate e mobili che fanno parte del percorso medievale.
Dal 2004 il Museo ospita l’ampia Collezione Siegfried Unterberger con opere di artisti tirolesi dell’Ottocento. Tra le particolarità del Museo vi è l’esposizione di Presepi e del Tesoro del Duomo. Il percorso espositivo si articola su tre livelli. Al piano terra si trovano l’ingresso col bookshop, la Collezione dei Presepi, una sala conferenze; al primo piano si trovano le sale del Museo diocesano, del Tesoro del Duomo e la Cancelleria; al secondo piano altre sale sono dedicate alle collezioni del Museo diocesano, vi sono inoltre la Collezione Unterberger, spazi per le mostre temporanee e le sale musealizzate degli appartamenti vescovile e imperiale.

Pianeta di San Alboino del
1000, forse il pezzo di maggior interesse nel Museo,
rarissimo esemplare di tessuto in seta;
Mater Dolorosa, Paul Troger, 1729 circa (secondo piano).

Tra le opere più significative, la Casula di San Alboino, illustrata con il motivo dell’aquila (pallium aquilatum). Anche se le prime notizie di questo oggetto, che risale attorno all’anno Mille, si hanno a partire dal 1550, dovrebbe trattarsi di un dono imperiale, di Enrico II o di Corrado II al vescovo Alboino o al suo immediato successore.
La casula è in seta rossa (colore che denota dignità regale) ed è stata restaurata nel laboratorio dei Musei Vaticani nel 1937. Di epoca romanica sono conservati diversi Crocifissi e Madonne. Notevoli molte opere rinascimentali e barocche, come anche la Collezione di Presepi, voluta da Arian Egger e ampliata da Karl Wolfsgruber, che diresse il Museo nel dopoguerra.

 

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