Un piccolo borgo cinquecentesco diventa una grande villa signorile

Su questa antica dimora laziale del ‘500 gli echi del passato riaffiorano nell’aria, diffondendo un alone di magia quasi palpabile. La campagna sembra proteggerne i ricordi intaccati dal tempo e la saggia armonia dei suoi volumi sembra narrare, lungo le rughe delle superfici, vicende e ricordi lontani negli anni. Il suo stile tipicamente locale ha guidato la mano dei progettisti che hanno curato la sua ultima trasformazione. Sono partiti da un restauro accurato, in più fasi, fatto con l’intento di rimanere il più possibile fedeli alle caratteristiche originarie. Caratteri percepibili a prima vista, a partire dalla facciata esterna ritmata dalle grate e dalle ringhiere in ferro e dalle parti di muro in pietra che riaffiorano quasi vive dall’intonaco. Si tratta di una struttura muraria “a tufelli” (cioè a piccoli massi sbozzati di tufo locale), incorniciata dalla presenza profumata di piante e cespugli fioriti che spuntano quasi spontanei da ogni angolo. L’unica nota che rimanda a tempi più recenti è una grande scultura che troneggia nel prato.
L’armonia compositiva, attentamente ricreata all’esterno, viene rivissuta anche all’interno della casa negli ambienti disposti su tre livelli: dall’ingresso caratterizzato dal camino in tufo, grandi sedie troneggianti e un tavolo fratino del ‘600, fino al salotto con divani ricoperti di lino bianco e un semplice camino con trave di legno. Tutti i soffitti sono spettacolari con travi e cassettoni di legno scuro. Ogni ambiente è carico di carattere e di calda umanità, arricchito da pezzi antichi di ottima provenienza sapientemente accostati; come nell’accogliente sala da pranzo per otto
commensali, dove il grande tavolo fronteggia un camino in cotto con mensola di castagno, o nella fantastica sala da gioco dominata da un massiccio biliardo dell’Ottocento in noce con intarsi in ciliegio e fregi dorati, illuminato da grandi lampade con struttura in ferro, dove non manca il calore di un semplice ma elegante camino.
Nella zona notte si respira la medesima atmosfera con gli armoniosi profili dei letti in ferro battuto, difesi da diafani veli.

Questo borgo di poche case, nato per ospitare tre o quattro famiglie di non elevato livello sociale, è stato unificato in un solo organismo per farne una residenza di campagna signorile. Nella costruzione sono evidenti i caratteri tipici del’edilizia cinquecentesca minore, come i portali d’ingresso ad arco bugnato e le canne fumarie poste all’esterno per non togliere spazio a stanze molto piccole.
Si tratta di un’architettura spontanea che ha soprattutto un valore paesaggistico in quanto il suo sky line segue fedelmente il declivio della collina. La ristrutturazione che ha operato un completo restauro, interrompendo in alcuni punti l’intonaco delle facciate, ha lasciato in vista alcune parti del muro di pietra originario, testimoniando in modo pittoresco l’antichità del manufatto.

Il tono signorile del cortile è sottolineato da due

grandi vasi di palme

Per ricavare il box delle automobili senza alterare il complesso naturale e architettonico, si è scelto di celarlo nelle viscere della collina, da cui emerge solo il muro frontale interamente rivestito di pietre e reso più stabile da due contrafforti. Alcune piante in vaso e un mazzo di fiori ingentiliscono l’ingresso al cortile.

L’acqua piovana della grondaia

L’acqua piovana non viene generalmente raccolta.
Passa dalla grondaia agli scarichi fognari posti in basso. Eppure quest’acqua potrebbe essere di grande utilità se raccolta mediante un semplice sistema di tubi in grado di veicolarla nel proprio giardino o in cisterne di raccolta per utilizzarla successivamente. L’acqua piovana è gratuita, usarla con razionalità equivale a risparmiare l’acqua degli acquedotti e risparmiare sulla bolletta.

Di piccoli borghi come questo, che rendono il paesaggio italiano così bello e così vario, sono cosparse le pendici delle colline dell’Appennino Laziale: sono spesso piccoli gioielli di architettura spontanea, tesori di funzionalità in cui niente è lasciato al caso, niente è decorazione superflua, ma tutto è in armonia con la natura, e la sua bellezza è quella della semplicità e dell’umiltà. L’abbandono delle campagne e delle montagne, ormai diventate da madri generose di frutti quali erano, avare matrigne di una vita priva di occasioni e di comodità, ha privato questi borghi di una funzione produttiva e i suoi abitanti si sono trasferiti in città alla ricerca di un benessere televisivo e contagioso. Spesso su queste costruzioni è calato un velo di oblio e il tarlo lento ma costante dell’incuria quotidiana e del degrado le ha esposti ai colpi delle avversità atmosferiche fino al totale e irrimediabile sfaldamento di pietre, malte e legni. Fortunatamente per questo borgo, come per tanti altri, il destino aveva in serbo un colpo di coda insperato:
il cittadino che vi si reca in gita, lo nota e se ne innamora, decidendo di farlo suo e di riportarlo come era in origine. Quindi ha inizio un’intensa e affannosa ricerca di artigiani ancora in grado di lavorare la pietra come si faceva una volta, di muratori che ancora posseggano il segreto delle malte di un tempo, di falegnami che conoscano il legno e lo sappiano riportare alla sua naturale bellezza. Il risultato è quello di una rinascita “più bello di prima” con il sapore antico ma con una destinazione fatalmente diversa.

I camini presenti in tutte le stanze sono un caldo ed elegante leit motiv.

Il tavolo della sala da pranzo, imbandito per otto commensali, dove spiccano i bicchieri a calice in cristallo molato verde smeraldo. Le sedie, autentiche del ‘600, sono senza braccioli tranne le due a capotavola per i
padroni di casa. Un camino angolare con di fianco una grande sedia a rocchetto del ‘600 e una balaustra in legno del ‘700.
In dimore come questa i grandi mazzi di foglie e fiori secchi sono all’ordine del giorno e s’intonano perfettamente con le antichità.

La sala da pranzo è austera ma non troppo formale: non dà soggezione.

Quando un’architettura rustica vecchia di secoli viene utilizzata da chi è abituato a vivere tra mobili antichi e ha a disposizione mobili di famiglia di notevole pregio, l’atmosfera diventa subito molto affascinante: è quella dei castelli dove il tempo ha sedimentato molti oggetti di varie epoche a testimonianza della vita che continua nell’evolversi delle famiglie e dei casati.
Non saranno mai delle case-museo, perché non si cerca la ricostruzione filologicamente attendibile del passato, ma si lascia largo spazio all’eclettismo e alla casualità: le cose belle, se si sanno accostare, stanno bene insieme. L’importante è arredare solo col necessario, evitare le troppe cose che si depositano e ricorrere al superfluo solo per decorare col verde e coi fiori.

Recupero del ferro

Il ferro si presenta sotto varie forme, soprattutto parlando di cancelli, ringhiere, portoni, elementi decorativi, ecc. Si tratta di un materiale che forniva all’artista la possibiltà di esprimere il suo talento e la sua fantasia, oltre alla vera e propria abilità. Esso ha un contenuto d’arte di grande rilievo, che può passare inosservato solo allo sguardo superficiale. Recuperare in modo corretto il ferro, allora, significa spesso riportare alla luce ed all’attenzione di chi osserva opere di intenso contenuto creativo. Per questioni economiche in molte occasioni si accettano interventi decisamente mediocri; ma forse il vero motivo risiede nell’incapacità di comprendere certi valori! Il caso che si presenta con grande frequenza è quello di ferro, anche di fattura pregiata e vera opera d’arte, abbandonato e mal trattato; in questi casi, sarebbe opportuno ripulirlo perfettamente, tanto da recuperarne integralmente la forma e la fattura, per poi proteggerlo e mantenerlo nel tempo. Va detto che un recupero maldestro non solo impedisce di ammirare il ferro nelle forme originali, ma rischia di rendere inefficace nel tempo la protezione che ne deriva. Detto in altre parole, il buon intervento rende l’oggetto molto più bello, gli restituisce dignità, lo fa durare più a lungo nel tempo.

La ristrutturazione ha voluto riportare alla luce l’antico borgo mantenendo le preesistenze e preservando la memoria di questa pregevole architettura spontanea. Innanzitutto si sono scrostati i vecchi intonaci, tra l’altro abbastanza degradati e non più aderenti, lasciando intravedere in alcuni punti il tessuto originario di pietre locali dal naturale colore grigio, e consolidando le parti di malta non più coerenti con il loro substrato.
Poi si è dovuto mettere mano al tetto, la cui struttura portante di legno era malridotta a causa dell’umidità e dell’incuria. Smontati i coppi, in parte da recuperare e in parte da integrare con quelli nuovi a finitura antichizzata, e
tolto il vecchio assito ormai pieno di fessure, la struttura si è rivelata robusta e a prova di secoli, molto protettiva in tutti i sensi. Sopra uno dei tetti è stato fatto un grande lucernario per illuminare al meglio con luce zenitale; qui le piante d’appartamento crescono più rigogliose che altrove.
Per le aperture: in facciata tutte quelle d’epoca sono state lasciate com’erano, mentre in cortile se ne sono aperte di nuove, molte ad arco, per meglio illuminare gli interni.
Per le tende si è scelto un sistema con aste, anelli di legno e vari tipi di seta color giallino, come si addice ai mobili d’altra epoca. Si è utilizzato lo stesso tipo di tende anche per schermare le aperture interne là dove si è preferito non mettere le porte.

Porte e finestre tra antico e moderno.

Le finestre sono impreziosite da pesanti tendaggi in velluto di seta.

L’importanza del legno nel recupero del rustico

Grande funzione strutturale veniva attribuita in passato al legno; esso veniva lavorato dalla mano umana per essere adattato alle varie esigenze. Certamente, in molti casi veniva usato semplicemente, ma in molti altri subiva una delicata lavorazione artistica, frutto di talento e di perizia.
Oggi il recupero accurato delle forme lavorate, ed anche di quelle rustiche e semplici, denota sensibilità e rispetto per un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. In materia di legno è fondamentale fare una netta distinzione, comunque, fra oggetti rustici ed altri finemente lavorati; ciò serve per giustificare l’intervento che si deve adottare. Non si deve dimenticare, infatti, che accanto alle sculture lignee di alto pregio, ai bassorilievi, alle modanature delicate di mobili ed altro, esistono vecchi soffitti di legno rustico, portoni rustici di semplice fattura, umili oggetti, ed altro, che contengono pur sempre valori
storici e culturali. Il tipo di intervento deve essere scelto tenendo conto dell’oggetto in questione, essendo caso per caso da seguire un certo progetto.
Un caso interessante è quello che vede legno e ferro uniti nella stessa opera; in tali casi è bene che i due elementi siano bene evidenziati e valorizzati.

L’ineguagliabile eleganza delle porte antiche

Le porte antiche (a sinistra è del ‘700) sono le più adatte a completare un arredo con mobili d’epoca. Possono essere anche molto belle e monumentali, in questo caso risultano perfino più decorative di un bel mobile. Le librerie ad angolo, come illustrato a destra, hanno più grazia e ingombrano meno di quelle poste al centro della parete. Nel ‘700 si usava metterle nei quattro angoli in maniera simmetrica, intervallate da porte dello stesso legno. Quello a detra è uno studiolo dove le librerie sono completate da uno scrittoio del ‘600 che ha gambe a lira, di stile fratino, unite da un elegante raccordo in ferro curvato a mano.

Sono le stanze particolari, quelle dove ci si rifugia da soli o a piccoli gruppi, quelle che danno più sapore al fascino di una grande villa. In queste due pagine ne abbiamo l’esempio: uno studiolo pieno di libri e di mobili antichi e un biliardo dell’800 con la sua illuminazione originaria. In questo complesso rustico, realizzato unendo più edifici contigui, i percorsi sono abbastanza labirintici e pieni di sorprese, come si addice a un’antica costruzione un po’ misteriosa. Diceva il Gattopardo che una casa di cui si ricorda il numero delle stanze non è una casa. Una stupenda sala per il gioco del biliardo e un leggio dove leggere i classici a voce alta. In alto invece uno dei locali preferiti dagli uomini di ogni epoca in villa, la sala del biliardo, dove tradizionalmente si parlava di signore e signorine facendo rivelazioni indiscrete. Per illuminare al meglio il ripiano verde si faceva ricorso, come in questo caso, a grandi abàt-jour sostenuti da un’asta metallica, che con le loro frange dal sapore ottocentesco erano in grado di concentrare l’attenzione sul gioco lasciando i giocatori in una suggestiva penombra.

Nello stile rustico il letto in ferro battuto è una tappa obbligata. Ma c’è ferro battuto e ferro battuto, molto dipende dall’eleganza del suo disegno e dalla perfezione dell’esecutore.

Letti leggeri in pesante ferro

Ferro battuto

La pulizia del ferro battuto antico (e non dell’acciaio o delle parti cromate) viene effettuata in due modi: se l’oggetto è in buone condizioni e in patina, con una paglietta sottilissima del tipo 000 e con del petrolio. Se invece l’oggetto fosse aggredito dalla ruggine conviene lasciarlo per una notte a mollo in acqua (non di più altrimenti annerisce) e successivamente, immediatamen
te e senza farlo asciugare, spagliettandolo con paglietta media e con spazzola di ottone o di ferro (l’ottone è più morbido e tende meno a graffiare). Una volta asciugato si potrà dare
una velatura a base di gommalacca, sempre se l’oggetto resterà al coperto e al riparo. In alcuni casi, per oggetti antichi grandi tipo cancelli, letti, scale, ringhiere , o
là dove fosse abbondante la ruggine o nel caso ci fosse una vecchia finitura sottostante, è necessaria la sabbiatura.

Accanto al letto padronale, un piccolo bagno con grande specchio

Se poi viene coperto da una nuvola di tulle (molto utile contro le zanzare che pullulano in campagna) il letto di ferro diventa elegante quanto un nobile letto a baldacchino. In questo caso l’enfasi si è voluta mettere sul candore della biancheria, per cui le pareti sono state colorate in un sobrio giallino e quel che spicca è il velo delle trine e la corposità di federe e lenzuola. Sono letti molto soffici e invitanti, adattissimi al riposo di chi in campagna sa oziare. 

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