Su questa antica dimora laziale del ‘500 gli echi del passato riaffiorano nell’aria, diffondendo un alone di magia quasi palpabile. La campagna sembra proteggerne i ricordi intaccati dal tempo e la saggia armonia dei suoi volumi sembra narrare, lungo le rughe delle superfici, vicende e ricordi lontani negli anni. Il suo stile tipicamente locale ha guidato la mano dei progettisti che hanno curato la sua ultima trasformazione. Sono partiti da un restauro accurato, in più fasi, fatto con l’intento di rimanere il più possibile fedeli alle caratteristiche originarie. Caratteri percepibili a prima vista, a partire dalla facciata esterna ritmata dalle grate e dalle ringhiere in ferro e dalle parti di muro in pietra che riaffiorano quasi vive dall’intonaco. Si tratta di una struttura muraria “a tufelli” (cioè a piccoli massi sbozzati di tufo locale), incorniciata dalla presenza profumata di piante e cespugli fioriti che spuntano quasi spontanei da ogni angolo. L’unica nota che rimanda a tempi più recenti è una grande scultura che troneggia nel prato. Questo borgo di poche case, nato per ospitare tre o quattro famiglie di non elevato livello sociale, è stato unificato in un solo organismo per farne una residenza di campagna signorile. Nella costruzione sono evidenti i caratteri tipici del’edilizia cinquecentesca minore, come i portali d’ingresso ad arco bugnato e le canne fumarie poste all’esterno per non togliere spazio a stanze molto piccole. Il tono signorile del cortile è sottolineato da due grandi vasi di palme Per ricavare il box delle automobili senza alterare il complesso naturale e architettonico, si è scelto di celarlo nelle viscere della collina, da cui emerge solo il muro frontale interamente rivestito di pietre e reso più stabile da due contrafforti. Alcune piante in vaso e un mazzo di fiori ingentiliscono l’ingresso al cortile.
Di piccoli borghi come questo, che rendono il paesaggio italiano così bello e così vario, sono cosparse le pendici delle colline dell’Appennino Laziale: sono spesso piccoli gioielli di architettura spontanea, tesori di funzionalità in cui niente è lasciato al caso, niente è decorazione superflua, ma tutto è in armonia con la natura, e la sua bellezza è quella della semplicità e dell’umiltà. L’abbandono delle campagne e delle montagne, ormai diventate da madri generose di frutti quali erano, avare matrigne di una vita priva di occasioni e di comodità, ha privato questi borghi di una funzione produttiva e i suoi abitanti si sono trasferiti in città alla ricerca di un benessere televisivo e contagioso. Spesso su queste costruzioni è calato un velo di oblio e il tarlo lento ma costante dell’incuria quotidiana e del degrado le ha esposti ai colpi delle avversità atmosferiche fino al totale e irrimediabile sfaldamento di pietre, malte e legni. Fortunatamente per questo borgo, come per tanti altri, il destino aveva in serbo un colpo di coda insperato: I camini presenti in tutte le stanze sono un caldo ed elegante leit motiv. Il tavolo della sala da pranzo, imbandito per otto commensali, dove spiccano i bicchieri a calice in cristallo molato verde smeraldo. Le sedie, autentiche del ‘600, sono senza braccioli tranne le due a capotavola per i La sala da pranzo è austera ma non troppo formale: non dà soggezione. Quando un’architettura rustica vecchia di secoli viene utilizzata da chi è abituato a vivere tra mobili antichi e ha a disposizione mobili di famiglia di notevole pregio, l’atmosfera diventa subito molto affascinante: è quella dei castelli dove il tempo ha sedimentato molti oggetti di varie epoche a testimonianza della vita che continua nell’evolversi delle famiglie e dei casati.
La ristrutturazione ha voluto riportare alla luce l’antico borgo mantenendo le preesistenze e preservando la memoria di questa pregevole architettura spontanea. Innanzitutto si sono scrostati i vecchi intonaci, tra l’altro abbastanza degradati e non più aderenti, lasciando intravedere in alcuni punti il tessuto originario di pietre locali dal naturale colore grigio, e consolidando le parti di malta non più coerenti con il loro substrato. Porte e finestre tra antico e moderno. Le finestre sono impreziosite da pesanti tendaggi in velluto di seta.
L’ineguagliabile eleganza delle porte antiche Le porte antiche (a sinistra è del ‘700) sono le più adatte a completare un arredo con mobili d’epoca. Possono essere anche molto belle e monumentali, in questo caso risultano perfino più decorative di un bel mobile. Le librerie ad angolo, come illustrato a destra, hanno più grazia e ingombrano meno di quelle poste al centro della parete. Nel ‘700 si usava metterle nei quattro angoli in maniera simmetrica, intervallate da porte dello stesso legno. Quello a detra è uno studiolo dove le librerie sono completate da uno scrittoio del ‘600 che ha gambe a lira, di stile fratino, unite da un elegante raccordo in ferro curvato a mano. Sono le stanze particolari, quelle dove ci si rifugia da soli o a piccoli gruppi, quelle che danno più sapore al fascino di una grande villa. In queste due pagine ne abbiamo l’esempio: uno studiolo pieno di libri e di mobili antichi e un biliardo dell’800 con la sua illuminazione originaria. In questo complesso rustico, realizzato unendo più edifici contigui, i percorsi sono abbastanza labirintici e pieni di sorprese, come si addice a un’antica costruzione un po’ misteriosa. Diceva il Gattopardo che una casa di cui si ricorda il numero delle stanze non è una casa. Una stupenda sala per il gioco del biliardo e un leggio dove leggere i classici a voce alta. In alto invece uno dei locali preferiti dagli uomini di ogni epoca in villa, la sala del biliardo, dove tradizionalmente si parlava di signore e signorine facendo rivelazioni indiscrete. Per illuminare al meglio il ripiano verde si faceva ricorso, come in questo caso, a grandi abàt-jour sostenuti da un’asta metallica, che con le loro frange dal sapore ottocentesco erano in grado di concentrare l’attenzione sul gioco lasciando i giocatori in una suggestiva penombra. Nello stile rustico il letto in ferro battuto è una tappa obbligata. Ma c’è ferro battuto e ferro battuto, molto dipende dall’eleganza del suo disegno e dalla perfezione dell’esecutore. Letti leggeri in pesante ferro
Accanto al letto padronale, un piccolo bagno con grande specchio Se poi viene coperto da una nuvola di tulle (molto utile contro le zanzare che pullulano in campagna) il letto di ferro diventa elegante quanto un nobile letto a baldacchino. In questo caso l’enfasi si è voluta mettere sul candore della biancheria, per cui le pareti sono state colorate in un sobrio giallino e quel che spicca è il velo delle trine e la corposità di federe e lenzuola. Sono letti molto soffici e invitanti, adattissimi al riposo di chi in campagna sa oziare. |
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