Un giardino di ispirazione orientale


Come creare un angolo di Giappone in Brianza

Due appassionati di filosofia e di cultura orientale sognavano di ricreare nello spazio antistante la
loro casa il caratteristico spirito di uno tsubo-niwa (letteralmente “piccolo giardino”). Sebbene questo
tipo di composizione sia caratterizzato da dimensioni standard (90×180 cm), in questo caso il
modello di riferimento è stato adattato al piccolo cortile di una tipica villetta brianzola.

Contrariamente a un’opinione piuttosto diffusa, il progetto di uno spazio esterno di dimensioni ridotte costituisce una sfida più impegnativa rispetto alla libertà concessa dalle aree di più ampio respiro, dove eventuali errori o imperfezioni sono meno evidenti.
Un’altra sfida, questa volta lanciata dagli stessi committenti, è stata quella di realizzare un giardino di ispirazione orientale del tutto fuori contesto: Desio è infatti una tipica cittadina della Brianza, che con i centri urbani nipponici
ha in comune solo la mancanza di spazio e l’elevata densità di popolazione.
Le altre esigenze espresse dai proprietari, che fortunatamente non sono ossessionati dalla privacy, comprendevano una manutenzione ridotta al minimo, decretata dai frequenti viaggi all’estero e dalla scarsità di tempo da dedicare al giardino, e la necessità di nascondere dettagli decisamente poco pertinenti ai princîpi della filosofia orientale, come il
muro del garage e la recinzione della casa confinante.

Con la sua insolita prospettiva dall’alto, difficilmente percepibile nella realtà, la simulazione fotografica (sotto) permette di cogliere a prima vista la peculiare geometria del progetto e la divisione funzionale dello spazio, dal percorso pedonale al portico, dall’ingresso già esistente del garage alla vasca dei pesci. Una delle maggiori difficoltà incontrate in fase
di realizzazione è stata la costruzione dello steccato in bambù, in parte autoportante e in parte addossato a un muro.

Molto amato e richiesto, l’ulivo è ormai una presenza costante in molti giardini della Lombardia.
Questo bel esemplare, che accoglie il visitatore all’ingresso (a destra), era l’unica pianta antecedente l’intervento ed è stato mantenuto per desiderio dei committenti, nonostante una certa incongruenza filologica.
Questo angolo del giardino è stato quindi arricchito con grandi bossi forgiati a palla che sembrano muoversi tra loro ai piedi dell’ulivo, di cui enfatizzano il portamento e la texture del tronco.

Sono state privilegiate piante facili da coltivare e da mantenere

Il risultato è un giardino contemplativo, dove pietra, legno e altri materiali apparentemente inerti giocano con elementi vivi come piante, acqua e pesci in una alternanza di chiaroscuri che stimola la meditazione in ogni stagione dell’anno.

DISEGNI GEOMETRICI

I disegni geometrici leggibili in questa successione di pietre di Luserna posate di costa vogliono essere un preciso riferimento all’uso che alcuni paesaggisti giapponesi fanno delle tradizionali tegole di terracotta dismesse; oltre a evitare di dover rastrellare periodicamente le superfici (una pratica comune nel classico giardino giapponese), la scelta di sostituire la ghiaia con ciottoli di varie dimensioni accentua i contrasti cromatici tra i diversi materiali, rendendo lo spazio più strutturato ed eterogeneo.
L’uso minimalista delle piante è volutamente limitato a poche essenze, tutte naturalmente di provenienza asiatica: aceri, bambù, azalee, viburni e un singolo bonsai esemplare.

IL BAMBÙ
Il classico steccato in bambù, realizzato artigianalmente e su misura, conferisce al piccolo giardino il suo carattere meditativo e lo racchiude in una sorta di intima reclusione, in assenza della quale la mente e l’occhio verrebbero distratti
dagli elementi circostanti. Oltre a fare da sfondo, l’ampio portico diventa anche un luogo conviviale, che rende questa piccola oasi non solo “visibile” ma anche “vivibile”.

La foto sottolinea l’accostamento dei vari materiali ognuno dei quali, pur mantenendo la propria identità, contribuisce al
tempo stesso a creare nello spettatore una sorta di incanto visivo. Il fondale di questo piccolo palcoscenico formato da doghe in legno e da ciottoli è costituito dallo steccato in bambù, che pone in risalto uno dei protagonisti dello “spettacolo”, il bonsai (Ilex crenata): quest’ultimo è stato volutamente posto in un contenitore di granito sbozzato allo
scopo di esaltarne le notevoli qualità estetiche e aggiungere drammaticità alla scena.
Ad arricchire ulteriormente il gioco di contrasti e chiaroscuri, che questa volta si svolge in verticale, dall’angolo formato
dallo steccato fa capolino un bambù vivo dal fusto nero (Phyllostachys nigra). In primo piano i comprimari dello spettacolo, tre pietre bianche, accompagnano un acero (Acer palmatum) nel viaggio contemplativo.
Questa scena è di particolare importanza: gli spettatori possono infatti godere del quadro anche dall’interno dell’abitazione, attraverso la portafinestra del soggiorno, come avviene comunemente nelle case giapponesi.
Perfino un elemento strutturale come il palo di sostegno del portico riesce a non sfigurare nel suo ruolo di comparsa di fianco agli attori principali.

Una scelta accuratacarica di fascino

LE ESSENZE

Per la selezione delle piante ci si è ovviamente ispirati alla natura stessa del giardino, privilegiando quindi essenze di origine orientale. Il viburno (Viburnum davidii – sotto, a sinistra) è un piccolo arbusto sempreverde proveniente dalla Cina; la sua forma arrotondata e armoniosa, la rugosità delle foglie e le splendide bacche blu, prodotte a fine estate, lo rendono particolarmente adatto a un giardino di piccole dimensioni.
Di portamento e dimensioni analoghe, ed egualmente sempreverde, la skimmia (Skimmia japonica – sopra, a destra) produce piccoli fiori bianchi e profumati e bacche, questa volta di colore rosso, che perdurano per tutto l’inverno.

Non potevano mancare, nella vasca d’acqua, ninfee, papiro e iris d’acqua (rispettivamente Nymphaea, Cyperus papyrus e Iris pseudacorus – in basso). Sopra le tre pietre bianche fa bella mostra di sé un esemplare del cosiddetto acero giapponese (Acer palmatum – pagina a fronte), un arbusto deciduo originario dell’Asia, estremamente ornamentale; nel periodo autunnale le sue foglie palmate-lobate assumono un’intensa colorazione rosso-arancio.

Two enthusiasts of philosophy and oriental culture dreamed of recreating, in the space in front of their house, the characteristic spirit of a tsubo-niwa (literally ‘small garden’).
Although this type of composition is characterised by standard dimensions (90x180cm), in this case the model of reference was adapted to the small courtyard of a typical cottage in Brianza. Contrary to popular belief, the design of a small outdoor space is more challenging when compared to the freedom given to larger areas, where small errors or imperfections are less obvious. Another challenge, set by the clients, was to make — completely out of context — a garden of oriental inspiration; after all, Desio is a typical town of Brianza, and the only thing it has in common with Japanese towns is lack of space and a high population. The other requirements expressed by the owners, who fortunately are not obsessed with privacy, included a garden of minimal maintenance because of frequent trips abroad and no time to dedicate to a garden, and the need to hide details that had nothing to do with oriental philosophy, such as the garage wall and the neighbour’s fence. The result is a contemplative garden in which apparently inert materials such as stone and wood mingle with living elements such as plants, water, and fish, creating an interplay of chiaroscuro effects that stimulates meditation in every season of the year.

Geometric motifs in this succession of Luserna stone placed side by side are a precise reference to the use some Japanese landscape designers make of discarded traditional terracotta tiles; other than getting around the problem
of having periodically to rake the surfaces (a common practice in the classical Japanese garden), the decision to replace gravel with cobbles of various size accentuates chromatic contrasts between materials, making the space more structured and heterogeneous. The minimalist use of plants has been deliberately limited to a few species, all naturally of Asiatic provenance: maple, bamboo, azalea, viburnum and just one bonsai. The classic handmade bamboo fence gives the small garden its meditative appeal and encloses it in a sort of intimate reclusion, without which the mind and eye would be distracted by surrounding elements. Other than acting as a backdrop, the spacious portico is also a convivial place, making this small oasis not only ‘visible’ but also ‘liveable’.

 

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