Ombra e colori sotto la pergola

Il fascino delle piante rampicanti

La loro aspirazione è quella di salire in alto, alla ricerca della luce. Ma per non perdere l’equilibrio
affondano le radici in profondità dove il suolo è più ricco e ombroso. Sono volubili, curiose,
invadenti, ma a volte ripiegano su loro stesse in languide volute. Per le loro ascensioni usano
tutti i trucchi: viticci, torciglioni, radici aeree, ventose e persino spine uncinate.

Their aspiration is to climb up higher, seeking the light. But to keep the balance they thrust their roots deep where the ground is richer and more shady. They are volatile, curious, meddling, but sometimes they fold up in faint convulsions. They use any possible tricks to climb: tendrils, pads, aerial roots, cups and even hooked thorns.

Grazie a loro le case più modeste, le recinzioni più stravaganti si travestono in forme nuove, ricoprendosi di verzure,
fiori e bacche. E la proiezione dei loro tralci dai piloni alle arcate, dalle ringhiere ai muri a secco, dai ruderi ai tronchi spogli di vecchi alberi, trasforma il passaggio in una esuberante architettura vegetale. Alcuni rampicanti, come l’edera, l’Hydrangea petiolaris o la vite del Canadà s’abbarbicano alle superfici che incontrano tramite radichette aderenti che permettono alla pianta di stare in piedi, da sola. Il caprifoglio e il glicine devono invece ricorrere a una complessa ginnastica rotatoria per attorcigliarsi intorno al loro sostegni, a volte in senso orario, a volte viceversa. Vi sono poi i rampicanti pigri, che si limitano a produrre lunghi sarmenti vagolanti verso l’alto, in attesa che una mano gentile li guidi sui tralicci di supporto: è il caso delle rose, di alcune clematidi, delle bouganvillee.

Il primo pergolato
Vi siete mai chiesti quando e dove sarà stato costruito il primo pergolato?
Se lasciamo correre la fantasia, possiamo immaginarlo addossato a un grande masso erratico, con rozzi pali di legno rivestiti di grappoli d’uva che maturano al sole fra pesci rinsecchiti e pelli d’animali. Le ricerche archeologiche datano l’apparizione del vino come bevanda di consumo corrente intorno al 2000 a. C. In Grecia il primo a documentarne la presenza è, al solito, Omero. Nel XVIII canto dell’Iliade Achille riceve in dono da Vulcano uno scudo decorato da un rilievo che raffigura una pergola d’uva: "Il tralcio è d’oro, nero il racemo, ed un filar prolisso d’argentei pali sostenea le viti… ".

L’ombra dei chiostri
Nel Medioevo invece pergole di vite e di rose ombreggiavano i chiostri dei conventi. Negli orti protetti dalle mura i monaci coltivavano le piante utili per la vita della comunità, le erbe medicinali e le rose botaniche, le piccole rose profumate che
servivano per decorare l’altare ma anche per estrarre dai petali acqua, liquori e sciroppi di rosa, miele rosato e polveri cosmetiche. In Spagna, all’inizio del Seicento arrivarono dal Perù i semi di un rampicante straordinario la Passiflora o Fiore della Passione. Il merito di aver portato in Occidente questa pianta generosa per la velocità l’abbondanza dei fiori e dei frutti è di un fraticello domenicano approdato nella foresta peruviana al seguito dei conquistadores spagnoli
dell’America Latina. Si sa che il monaco naturalista, in piena Controriforma, fu colpito dall’analogia dei fiori del rampicante con i simboli della Passione di Gesù: egli ravvisò la corona di spine nella raggiera dei petali filiformi, i chiodi della croce nelle capocchiette degli stili, le piaghe di Cristo nei cinque stami "di color sanguigno". Oggi in Provenza una varietà di Passiflora viene coltivata oltre che a scopo ornamentale, per ottenere dai suoi frutti una gustosa marmellata che i francesi, coniugando mistica e gastronomia, chiamano Confiture aux fruits de la Passion.

Nelle foto: in un giardino nascosto da alti muri, l’intimità viene protetta da un classico pergolato dove si arrampica la vite. Qui sotto, nel lungo balcone di una casa dell’800, è il glicine a dare una delicata trina fiorita, una civetteria che continua nel tempo.

In the picture: in a garden covered by high walls, privacy is sheltered by a classic pergola climbed by vine. Here below, in the long balcony of a XIX century house, the wisteria shows a delicate blossomed lace, everlasting coquetry.

Le proposte dell’800
Ma è solo nell’Ottocento che i parchi e i giardini si riempiono di tunnel, dì bersò, di chioschi e gazebo ornati dai morbidi steli della Rosa banksiae, dai racemi violetto del glicine, dai gelsomini che profanano con i loro effluvi i dintorni. Se nei secoli precedenti la pergola rimane difatti legata alla casa colonica, con una funzione prevalentemente produttiva, nell’Ottocento la cultura romantica rivaluta la natura nei suoi aspetti selvaggi, misteriosi e pittoreschi. E il gusto paesaggistico per l’imitazione di ambienti naturali, di pari passo con la nuova tecnologia del ferro che trova applicazione
anche nelle abitazioni private, arricchisce le ville di campagna e, i palazzi cittadini di arcate ombrose, di piccoli padiglioni per la lettura, di gloriette per la bella vista, di pergolati dove si ricama o si fa conversazione. Magica e puntuale
illustrazione del nuovo modo di vivere borghese è "Il pergolato" di Silvestro Lega: con i suoi colori estivi, i tralci d’uva che riparano dalla calura le signore sotto la pergola, la teoria dei vasi di cotto con i fiori di stagione sul muricciolo. Ma, a godere di questa nuova dimestichezza con la natura accanto alle pareti di casa, non sono solo le compunte signore della piccola borghesia di provincia. Nei giorni di festa i primi treni a vapore, gli omnibus a cavalli, i vaporetti conducono
fuori porta nuovi gruppi sociali. Sono artisti e operai, impiegati e giovani donne che affollano i pergolati, i caffè e i ristoranti con giardino delle trattorie di campagna: come il giovane e la fanciulla di Manet seduti "Da Père Lathuille" o l’allegra brigata del "Pranzo dei canottieri" di Renoir, ritratti all’aria aperta in un’atmosfera gaia e spensierata. Siamo alle soglie del XX secolo.

Il glicine di Radetzky
Oltre che nei quadri di pittori famosi, abbiamo cercato alcuni esempi dal vero, alcune immagini di rampicanti che evochino la suggestione di quei pergolati ottocenteschi.Uno, in particolare, ha una storia curiosa. E’ il glicine di Radetzky. Si trova nel giardino segreto di Casa Cagnola, in via Cusani 5 a Milano. Nel palazzo dalla facciata neoclassica, progettato
nel 1824 dall’architetto Pietro Pestagalli per la famiglia Cagnola, trovò successivamente sede la cancelleria del comando austriaco. Come si legge nella biografia di Franz Herre su Radetzky, fu da lì che la mattina del 18 marzo 1848 il feldmaresciallo fu costretto a "fuggire a piedi fino al Castello". L’anziano comandante austriaco fra una campagna
militare e l’altra si dedicava al giardinaggio. Si può dunque immaginare lo sguardo malinconico che egli rivolse al suo "glicine", prima di infilarsi nel cunicolo sotterraneo che collegava la grotta del giardino con la rocca sforzesca. Così il vecchio soldato di Maria Teresa si sottrasse all’assalto dei milanesi insorti. Il glicine gli sopravvisse, finché la nevicata del
marzo del 1985 non stroncò le fragili arcate della bellissima pergola. Ma una sapiente potatura salvò la pianta .E il pergolato di ferro battuto, ricostruito pezzo per pezzo, la scorsa primavera è tornato ad agghindarsi dei ricchi racemi della Wistaria sinensis. Un altro splendido glicine, di origine giapponese, è la Wistaria floribunda macrobotrys dai fiori rosati che in piena fioritura raggiungono il metro di lunghezza. Un piccolo ponte su un canale può essere il sostegno più adatto per le cascate odorose dei suoi racemi, che, fra maggio e luglio, si specchieranno nell’acqua sottostante.
Il glicine bianco invece, delicato come un pizzo, va collocato in posizioni ben visibili, su inferriate basse o su piccoli bersò per poter quasi toccare la sua bellissima effimera fioritura.

Una pergola completa con coerenza un giardino “selvaggio” che sembra entrare nella casa.

Thanks to them, more modest houses and extravagant fencings turn into new shapes, covering with vegetations, flowers and berries. The projection of their sprays from the masts to the arches, from the banister to the dry walls, from the ruins to empty trunks of old trees, transforms the landscape into an luxuriant vegetal architecture. Some climbers, like ivy, the Hydrangea petiolaris or the Canadian vine, cling to the surfaces through adherent little roots allowing the plant to stand, alone. The honeysuckle and the wisteria need to recur to a complex rotatory exercise to twirl around their sustains, sometimes clockwise, others the other way around. There are also lazy climbers that simply produce long delirious sarments upwards, waiting for a gentle hand that guides them onto the bearing mast: it is the case of roses, some clematis, the Bougainville.

The first pergola
Have you ever asked yourself when and where the first pergola was built? If we let our fancy run, we can imagine it against a big erratic block, with raw wooden posts covered with grapes maturing under the sun between dry fishes and animal hides. Archeological researches date the appearance of wine as a consumption drink around 2000b.C. In Greece, the first ever documenting the presence is, as usual, Homer. In the XVIII canto of the Iliad Achilles receives as a gift from Vulcan a shield decorated with a relief representing a grape pergola: “The shoot is gilded, black the raceme, and a long-winded spin of silvery posts sustained the vines…”.

Sopra una pergola completa con coerenza un giardino “selvaggio” che sembra entrare nella casa.
Una pergola costruita “a secco” conferisce al giardino una patina di antico. Sotto, un complesso rustico col suo
verde quasi spontaneo.
A complete pergola consistent with the wild garden, almost entering the house.
A dry-built pergola gives the garden a sheen of antique. Below, a rustic complex with its almost spontaneous green.

Cloister-Garth shade
In the Middle Age, vine and roses pergolas shaded the cloisters of the convents. In the gardens, protected by walls, the monks cultivated plants useful for the life of the community, medicinal herbs and botanic roses, small sweet-smelling roses used to decorate the altar and to extract from their petals water, liquors and rose syrups, rose-honey and cosmetic powders. In Spain, at the beginning of the seventeenth century, from Peru arrived seeds of an extraordinary climber, the passion-flower. The merit of bringing West this generous plant, in the abundance of flowers and fruits, is of a Dominican friar arrived to the Peruvian forest after the Spanish conquistadores of Latin America. It is known that the naturalist monk, under the Counter-Reformation, was struck by the analogy between the flowers of the climber and the symbols of the Passion of Christ: he saw the crown of thorns in the radial pattern of the uniform petals, the nails of the cross in the heads of the stems, Christ’s sores in the five sanguine stamens. Today, in Provence, a variety of passion-flowers are cultivated, not only for ornamental scopes, but also to obtain savory preserve from its fruits, which the French, marrying mysticism and gastronomy, call Comfiture aux fruits de la Passion.

Il prato all’inglese
Un buon prato all’inglese si ottiene con tecniche di "coltivazione" ormai sperimentate ed impostate su principi agronomici, in epoche in cui le moderne esigenze di coerenza naturalistica non si erano presentate all’orizzonte. Si inizia con una buona lavorazione, anche profonda, del terreno e con l’interramento di fertilizzanti organici e chimici; quindi, per garantire una buona uniformità al prato, spesso e volentieri si fa ricorso a diserbanti chimici, con lo scopo i eliminare tutte le erbe indesiderate, i cui semi e rizomi sono presenti sul terreno. Purtroppo occorre rilevare che il gusto estetico generale è impostato in modo tale per cui, come in agricoltura, si attribuisce estrema importanza e valore all’ "uniformità": un prato è tanto più bello e raffinato, quanto è più uniforme, simile ad un tappeto o ad una moquette; dimenticando però che la natura tende invece alla molteplicità e ella variabilità. Il risultato è che spesso la manutenzione del prato si trasforma in una lotta fra noi che vogliamo uniformare e la natura che insiste nel voler variare. La lotta per l’uniformità assume talvolta degli aspetti maniacali e parossistici. Si giunge a considerare come pericolosissime
erbe infestanti le varie specie di Veronica spp., che in primavera riempiono i prati coi loro graziosi fiorellini azzurri detti "occhi della Madonna"; oppure ad usare dei veleni per sterminare i lombrichi, che con il loro infaticabile lavoro di rimozione e fertilizzazione del suolo, lasciano dei fastidiosi – ma preziosissimi – mucchietti di terra in superficie. I prati più ammirati sono costituiti da un’unica erba, spesso una varietà ultraselezionata di Agrostis stolonifera. Può capitare che taluna di queste varietà sia derivata per clonazione da un unico ciuffo con caratteristiche straordinarie, individuato per caso in qualche campo di golf della Pennsylvania. Il prato all’inglese solitamente viene seminato in autunno o primavera, utilizzando un miscuglio, formato da semi di varietà più o meno selezionate, appartenenti a tre o quattro delle seguenti specie di graminacee: Lolium italicum, Lolium perenne, Poa pratensis, Poa annua, Festuca rubra, Festuca ovina, Festuca arundinacea, Agrostis tenuis, Agrostis stolonifera. In genere, se il miscuglio viene distribuito con cura, il seme interrato con un rastrello, e quindi il terreno pressato col rullo, si ottiene in uno o due mesi un bellissimo prato verde ed uniforme.

Le operazioni di semina, eseguite da una ditta specializzata, a seconda del tipo di prato e di lavorazioni, possono costare dalle 1.000 lire alle 4.000 lire a metro quadrato, ossia dalle 500.000 lire ai 2.000.000 per un giardino di 500 mq. Una volta spuntato il prato, sta a noi decidere quale sarà il tipo di manutenzione. Occorrerà una buona fertilizzazione con concimi a base di azoto, fosforo, potassio, microelementi e possibilmente sostanza organica. L’altezza e la frequenza della rasatura determineranno il grado di raffinatezza del nostro prato; io consiglio di rasarlo una volta alla settimana nel periodo da maggio a ottobre, con una altezza che varia da 3 a 4 a seconda della quantità d’acqua che riusciamo a garantire al nostro prato ed alle condizioni atmosferiche del periodo. Ricordate che se non avete un buon impianto di irrigazione, magari computerizzato, l’unico modo per proteggere le radici dalla siccità è quello di non rasare troppo corto il prato.
Ma se vogliamo presentare l’uniformità del tappeto erboso, dovremo intervenire fin da subito, asportando le erbe indesiderate, manualmente o mediante l’uso di diserbanti chimici selettivi per graminacee. Inoltre per un perfetto giardino all’inglese occorre riprodurre un clima più "inglese", il quale si ottiene installando, prima della semina, un impianto di irrigazione automatico e sotterraneo (purtroppo spesso costoso), da utilizzare nei mesi di luglio e agosto. Col passare del tempo il vento, gli uccelli, la propagazione spontanea, porteranno nel nostro giardino sempre nuovi semi di erbe estranee e quando noi ci saremo stancati di opporci con ogni mezzo alla variabilità naturale, si giungerà finalmente ad un risultato, stabile sì, ma ben diverso dal prato impiantato in origine. Avremo ottenuto infatti il prato polifita naturale, intrinsecamente differente da ciò che noi volevamo, ma in sintonia con gli obbiettivi della natura.
Alcuni consigli spiccioli per mantenere un buon prato:
1. Concimare ogni anno, ma senza superare le dosi consigliate;
2. Rasare spesso, ma non troppo basso;
3. Areare il terreno con l’apposito attrezzo a punteruoli o a lame (è una operazione faticosa, ma molto utile);
4. Combattere il muschio con un prodotto specifico che farà anche da concime chimico;
5. Usare erba resistente anche se un po’ grossolana e non la superfine da green che però non sopporta il minimo stress;
6. Non abbandonate il prato a se stesso per un mese d’estate … chiedete ad un vicino di darvi una mano.

XIX Century proposals
Only in the nineteenth century parks and gardens fill with tunnels, arbors, kiosks and gazebos adorned with the morbid stems of the banksiae Rose, the violet racemes of the wisteria, the jasmines violating the surrounding with their wafts of perfume. If in the previous months the pergola remains linked to the colonial house, mainly for productive purposes, in the ‘800 the Romantic culture revalues nature in its wild aspects, mysterious and picturesque. And the landscapist taste for the imitation of natural environment, together with the new iron technology, which found large application also in private houses, enriches country houses and the city palaces with their shady arches, the small reading pavilions, splendors to the eye, pergolas where to embroider or make conversation. The “Il Pergolato” by Silvestro Lega is a magic and punctual illustration of the new bourgeois way of living: with its summer colors, the vine shoots sheltering ladies from the heat, the theory of terracotta pots with seasonal flowers on the curb. But, enjoying this new acquaintance with nature within the house, are not only the contrite bourgeois ladies from out of the city. During holidays, the first steam trains, the omnibus with the horses, the steamboats take new social groups out of town. They are artists and workmen, employees and young ladies crowding the pergolas, the cafes and country restaurants with their gardens: like Monet’s young boy and the lady sitting in the “Da Père Lathuille" or the merry band of the “Pranzo dei canottieri" by Renoir, portrayed outdoor in a gay and mindless atmosphere. We are upon the XX century.

Costruire uno stagno
La vista di un ruscello che, scorrendo tra i sassi, si riversa in uno stagno è tra le più suggestive immagini in cui può
incorrere il nostro subconscio. Allora perchè non tentare d’ impossessarcene, almeno simbolicamente, ricreando nel
nostro giardino un angolo di natura così suggestivo e ricco di intrinseca bellezza. La tendenza odierna vuole che il
giardino abbia un aspetto naturale e in questo contesto anche il giardino d’acqua deve rappresentare un angolo di
natura "selvaggia". Una zona del giardino esposta in pieno sole (soltanto così sarà garantita la fioritura delle ninfee) è l’ideale per costruire un piccolo giardino roccioso al margine del quale collocare lo specchio d’acqua. Un boschetto
di bamboo a foglia piccola incornicerà l’insieme e piantato a ventaglio su un rialzo del terreno accoglierà alle sue
pendici, il giardino roccioso costruito con massi di tufo; gli stessi massi formeranno le sponde dello stagno che, qualunque dimensione abbia, deve possedere un perimetro mosso e asimmetrico (la forma a fagiolo è la più diffusa).
Nella parte a valle del giardino roccioso si preparer&agrav
e; la buca che accoglierà lo stagno. La buca deve essere scavata su più livelli per poter offrire diverse profondità d’acqua. La parte centrale sarà profonda circa cm. 60-70, la zona limitrofa raggiungerà una profondità di circa cm. 30, la zona periferica sarà circa cm. 10 sotto il livello del terreno e alloggerà i massi che, trattenendo il telo di plastica, formeranno le sponde. Effettuato lo scavo si sistemerà sul fondo uno strato di almeno 5 cm. di sabbia fine sulla quale stendere il telo di plastica nera. Si procederà quindi al riempimento della vasca e mam mano che l’acqua riempirà la buca il suo peso permetterà al telo di plastica di sistemarsi e di aderire alle pareti dello scavo. Terminata l’operazione di riempimento il telo sarà tagliato a filo del bordo esterno dello scavo e una serie di massi di tufo sarà sistemata a tenerlo fermo; un po’ di terra tra i sassi e qualche zolla di muschio rifiniranno il lavoro.In un punto poco in vista tra i sassi si sistemerà un tubo di troppo pieno che facendo defluire l’eventuale acqua in eccesso eviterà la tracimazione e permetterà di mantenere costante il livello dell’acqua. Nel fondo dello stagno si potrà collocare una piccola pompa ad immersione che, grazie ad un tubo mimetizzato tra i sassi, porterà l’acqua della pozza in un punto alto del giardino roccioso, realizzando una sorta di piccola cascata Ultimata l’opera e trascorsi alcuni giorni si noterà un progressivo intorbidimento dell’acqua ma non c’è da preoccuparsi, è giunto il momento di immettere nello stagno le piante ossigenanti.
Queste piante acquatiche, svolgono una importante funzione di equilibrio biologico, infatti nutrendosi di sali
minerali e anidride carbonica ed emettendo ossigeno, purificano e rendono limpida l’acqua impedendo il proliferare
delle alghe infestanti.

Radetzky wisteria
Besides the pictures of famous painters, we have searched some real examples, some images of climbers evoking the charm of those XIX-century pergolas. One, in particular, has a curious history. It is the Radetzky wisteria. It lies in the secret garden of Casa Cagnola, in via Cusani, 5, in Milan. The palace with its neoclassical façade, designed in 1824 by architect Pietro Pestagalli for the Cagnola family, later became site of the chancellery of the Austrian headquarter. As you can read in the biography of Radetzky by Franz Herre, that is where the field marshal was forced to “run away to the Castle” from, on the morning of 18 th March, 1848. The old Austrian commander, between a campaign and the other, dedicated himself to the garden. We can imagine, thus, the melancholy look he gave to his wisteria, before slipping into the underground gallery joining the cave in the garden with the Sforza stronghold. Thus, the old soldier, dodged the assault of the rebellious Milanese. The wisteria survived until the snowfall of March 1985 stroke down the frail arches of the beautiful pergola. A skilful pruning saved the plant. And the pergola in wrought iron, rebuilt piece by piece, in the last spring returned to doll itself with the rich racemes of the Wistaria sinensis . Another splendid wisteria, of Japanese origins, is the Wistaria floribunda macrobotrys, with rosy flowers that, in full bloom, reach the meter of length. A small bridge over a canal can be the fittest stand for the smelling cascades of its racemes, which, between May and July, mirror into the water underneath. The white wisteria instead, delicate like lace, must be placed well visibly, on low railings or small arbors, in order to almost touch its beautiful ephemeral bloom.

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