Look

Chi rinuncerebbe ad esprimersi secondo la propria vena creativa? Tanto più se si esercita una professione lontana da questa sfera. Allora, come sarebbero gli angoli delle passioni sopite, dove abbandonarsi a letture mordaci, cimentarsi nella pittura o suonare uno strumento? Dove il disordine fa arredo e parla di noi! Un esempio è questo laboratorio/studio ricavato nel seminterrato di una ex tipografia, recuperata a fini residenziali. All’interno di una casa
dei primi del ‘900 a Milano è stato ricavato un loft a 3 livelli; vi abita un giovane scenografo con la moglie architetto.

Uno “spazio di mescolanza” dove pezzi di modernariato si affiancano con disinvoltura
ad altri più economici e di largo consumo in un equilibrio inedito e accattivante.

Molte soluzioni d’arredamento richiamano la pop art pur conservando una fondamentale essenzialità. Quest’area è un alternarsi giocoso di pezzi importanti ed elementi di largo consumo: la poltrona “Bubble Club” di Philippe Stark, prodotta da Kartell (dietro la scrivania dal piano laccato sostenuto da cavalletti in legno), o il frigorifero Phileo accanto ad una semplice scaffalatura. Nelle immagini: in alto la poltroncina “MT1” di Ron Arad per Driade; in basso “FAB28”, Smeg.

Ma quanto spazio occorre per uno studio che permetta la massima agevolezza di lavoro? Scegliamo di celarlo insieme all’immancabile disordine che lo caratterizza? Oppure lo rendiamo protagonista e connotativo dell’ambiente nel quale è compreso? Nel caso di questo grande open space milanese paradossalmente sono stati fatti, nello stesso tempo,
entrambi i tentativi e – a dire la verità – giungendo ad un ottimo risultato. Nel grande soggiorno dall’atmosfera solare
e frizzante, la divisione tra la zona conversazione e la zona lavoro è stata risolta con insolità creatività: cinque alti cilindri dipinti (che ricordano i murales dello stile urban), creano una barriera colorata.

La privacy per chi è impegnato nel lavoro è garantita e ugualmente tutto l’ambiente resta connotato da una vivace e inaspettata nota grunge. Nelle immagini: in alto lampade “Canna” in cartapesta, realizzate artigianalmente dal laboratorio di design leccese Artefare; qui in basso il tappeto “Zebra” dalla collezione Terre di StileBK.

“Sofisticato grunge” così potremmo definire quest’ambiente insolito e giocoso.
Complice l’invenzione dei cilindri metallici dipinti e le creazioni in stile etnico.

Una giovane laureata in architettura è subentrata nelle aule di un vecchio liceo del quartiere gotico di Barcellona per costruirvi la sua casa senza cambiare nulla dello spirito del luogo. Sia l’opera di ristrutturazione che l’arredamento conservano l’elementarità di questo spazio dai soffitti alti, le grandi finestre e i muri bianchi. Nessun mobile è vicino alle pareti. Come fosse una scenografia, qui ogni elemento è provvisorio e. . . mobile, dunque capace di creare di
volta in volta aree autonome ma con una fisionomia volutamente casuale.

Dà l’idea di un ambiente di passaggio, in continua mutazione. Pochi, semplici
complementi d’arredo sembrano lì per caso. . . provvisoriamente.

In questa zona homework, la libreria a rotelle, oltre ad essere funzionale per riporre libri, può essere collocata in diverse posizioni a seconda di dove si voglia creare uno schermo. Lo stile minimalista, che caratterizza tutta l’abitazione, in questa zona è ben stemperato dagli “scarabocchi” del pannello orizzontale posto sulla parete di fronte al tavolo da lavoro. Nelle immagini: in alto uno scorcio dell’installazione dedicata alla sedia “la Smorfia” di Gaetano Pesce prodotto da Meritalia; in basso i contenitori attrezzati con ripiani e luci interne della linea Cityline di Doimo.

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