CROGIOLO DI SANTITA’ Chiesa del SS. Rosario di Gesualdo (AV)

CHIESAOGGI ISSN 1125-1360 vol. 106
DOI: 10.13140/RG.2.1.2054.2329

ABETI Maurizio (IT)

CENNI SULLA SUA STORIA
Gesualdo è una cittadina dell’irpinia centrale in provincia di Avellino, che sorge su altimetria che va tra 319 – 781 metri s.l.m..
Il suo abitato ha uno sviluppo concentrico intorno al castello medievale. Le sue origini sono antichissime, le prime tracce di insediamenti umani, rinvenuti a seguito di scavi archeologici, risalgono al neolitico finale – XXXI secolo a.C.-XXV secolo a.C.-.

La costruttiva della chiesa del SS. Rosario di Gesualdo è complessa ed a tratti oscura, ma, certamente, è frutto di una serie di edificazioni e ricostruzioni in epoche successive:
Costruita originariamente nella seconda meta del XVI secolo dai Padri Domenicani, insediati a Gesualdo, con la partecipazione economica non solo di questi ultimi, ma anche di tutto il popolo gesualdino, sotto il titolo di SS. Rosario e di Santa Maria di Costantinopoli, la duplice intestazione era motivata dal fatto che la nuova costruzione fu assimilata all’antica chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli.
Venne ampliata tra il 1637 – 1639 su progetto di Fra’ Nuvolo e successivamente trasformata in stile barocco tra il 1637 – 1639 per conto del principe Niccolò Ludovisi, principe di Piombino, inglobando la chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli.
La fabbrica della chiesa del SS. Rosario dopo vari terremoti ed in particolare quello disastroso del 1732, dove subì ingenti danni alla sua struttura portante e al suo linguaggio compositivo, la vide in gran parte ricostruita negli anni seguenti.
Nel 1750 – 1760 fu sottoposta ad una radicale ristrutturazione, rinunciando al rifacimento della sua veste barocca e assumendo l’attuale sistema tipologico a tre navate con altari laterali.
La chiesa SS. Rosario, documentata nei dossier dell’Archivio di Stato di Avellino, già agli inizi del 1800 si presentava in condizioni disastrose sia per l’età che per i vari terremoti susseguiti, ed in particolare quello del 1805, al quale non seguirono urgenti opere di manutenzione e di restauri.
Condizioni che si protrassero sino ai lavori di consolidamento e restauro degli inizi anni ’90, terminati nei primi anni 2000, a seguito del sisma del 23 novembre 1980, quando quest’ultima calamità, danneggiò gravemente l’edificio-chiesa al limite del crollo, ma prontamente evitato con interventi interni ed esterni di puntellamento.

2. LA SUA ARCHITETTURA
Uno degli aspetti più interessanti dell’architettura della chiesa del SS. Rosario di Gesualdo è quel suo chiaro, armonioso e unitario aspetto generale (piena plasticità volumetrica ed estrema semplificazione delle forme), di moderata eleganza barocca originalmente rivisitata dal gusto napoletano, che ne rappresenta, di quest’ultimo, una chiara e felice testimonianza del suo criterio estetico architettonico.
La chiesa sorge su un’area in pendio ed è circondata: a nord (prospetto posteriore) dal convento che fu dei Padri Domenicani in un rapporto di reciproca delimitazione; sul fianco laterale est da una strada carrabile (via Salvatore), mentre sul fianco ovest è costeggiata da una ripida rampa a gradoni larghi e profondi (via Mercato). Il prospetto principale si affaccia tramite un’imponente scalinata sull’ariosa piazza dei Caduti.

La semplice facciata del settecento
La facciata, risalente al 1758, di composizione molto semplice,
presenta un lineare profilo a capanna del tipo “a vento” (cioè più alto del tetto della navata centrale, nascondendo quasi completamente lo sviluppo del corpo architettonico della chiesa retrostante) asimmetrico. E’ impreziosita da un frontone non decorato di forma triangolare, che racchiude il timpano e la cornice con modanature aggettanti e che configura la navata principale interna.
La facciata è adornata da due sequenze di lesene sovrapposte ed è suddivisa in due settori tramite una cornice orizzontale
sporgente verso l’esterno. Nel settore centrale inferiore c’è un bel portale lapideo settecentesco con stipiti ed architrave (ingresso principale), sovrastato, al centro del settore superiore, da una finestra quadrilobata.
La rilevante disarmonia architettonica della facciata è dettata dalla presenza di due componenti volumetrici distinti: a sinistra dalla torre campanaria e a destra, in corrispondenza della retrostante navata minore laterale (o navatella), da una stanza detta della “cassaforte”.

Il Campanile
Della stessa semplicità costruttiva è anche la torre campanaria a pianta quadrata di altezza di circa 17,50 m..
Essa emerge sul contiguo edificio-chiesa ed è suddivisa in tre ordini da
cornici marcapiano, con altezza e pianta diversa.
Il terzo ordine contiene la cella campanaria che si apre con semplici monofore ad arco a tutto sesto e si conclude con una copertura a vele a quattro falde.
Dal punto di vista della struttura muraria la chiesa e la torre possono essere considerati un unico corpo, ma notevoli differenze invece presentano il rivestimento(tipologia muraria intonacata con cantonali in conci squadrati che si ripropongono nelle paraste) e il basamento del campanile. Inoltre, diversità si notano nella decorazione, di differente colore, e nello
sfalsamento in altezza della cornice marcapiano dei due “corpi edilizi”.
Elegante e raffinato invece è l’orologio tondo, a numeri romani, che orna la monumentale facciata del campanile, abbellendo e caratterizzando la chiesa del SS. Rosario di Gesualdo.

L’assetto planimetrico
Il carattere tipologico interno presenta una perfetta fusione del corpo longitudinale a tre navate divise da otto archi su pilastri a croce con il piccolo presbiterio a pianta quadrata sormontato da una cupola inglobata nella struttura interna dello spazio presbiterale. Tale spazio è innalzato rispetto al piano della navata principale grazie a cinque gradini in pietra calcarea locale. L’aula liturgica è adornato da nove altari (uno maggiore centrale e otto laterali) in marmi policromi impreziositi da decorazioni in stucco e dipinti su tela.
Lo sguardo di chi entra è naturalmente richiamato verso l’area presbiterale e in particolare verso la “cappella” del coro alle spalle della stessa, donando una generale impressione di spazio continuo e senza stacchi tra le navate e le alte parete. Su queste ultime si aprono le dieci finestre che inondano di una cangiante luminosità l’interno che, se da un lato trasforma e ridefinisce i rapporti spaziali, dall’altro assume un importante valore simbolico, come elemento in grado di evocare la presenza dell’altissimo nello spazio sacro.

Navata principale
La navata centrale, con la sua valenza architettonica, caratterizzata da stucchi in bassorilievi continui di colore bianco ed abbellita da geometrie colorate, è a pianta rettangolare (misure 7,50 X 17,65) a cinque campate, voltata a botte lunettata e fiancheggiata da due navate laterali minori.
Le parete che la dividono da quelle laterali hanno un’altezza maggiore e presentano un ininterrotto susseguirsi di archi a tutto sesto ritmati
dall’alternanza dei pilastri a croce.
Sopra la chiave di volta di questi si snoda una bordatura che percorre il perimetro della navata e che segna la quota d’imposta della volta a botte.
Collocate in asse con gli archi sottostanti, a quota superiore a quella d’imposta della volta a botte, si aprono le dieci finestre su indicate che illuminano la navata centrale e in simmetria di esse, l’elemento architettonico tipico di ambienti coperti da volte, le lunette. Sulla controfacciata principale troviamo l’ingresso-portone interno a due ante in legno e su di esso l’area di ubicazione dell’antico organo, il quale, protetto da una balaustra in legno, si accede mediante una scaletta anch’essa in legno. La copertura della navata, a due falde inclinate rivestite con un manto di tegole curve (comunemente dette coppi), è sostenuta da capriate lignee.

Navate laterali
Lo sviluppo delle navate laterali “navatelle” con altezza inferiore rispetto a quella centrale, è caratterizzato da quattro campate rettangolare di differenti misure. Le “navatelle” sono coperte con volte a crociera e scandite per tre lati da archi a tutto sesto e dal quarto lato dal muro perimetrale della chiesa. Ogni campata e abbellita da altari realizzati in marmi policromi che sorreggono virtualmente dipinti e statue lignee di pregevole fattura.

Spazio presbiterale
La zona presbiterale centrale si sviluppa su una base quadrata; sui quattro pilastri d’angolo si innestano quattro archi a tutto sesto (trionfale quello che si apre sulla navata principale e quattro pennacchi sferici, donde si diparte il tamburo sormontato dalla cupola incorporata internamente nella struttura dell’area medesima. Attraverso essa si accede, tramite due porte contrapposte e simmetriche, alla sagrestia sulla sinistra e negli ambienti di servizio sulla destra. Dietro l’altare maggiore o cerimoniale, assiale all’asse longitudinale della nave della chiesa e realizzato in marmi policromi in stile barocco, troviamo la “cappella” del coro ligneo.

Significato Simbolico
Organizzazione degli spazi, attenuato verticalismo, sottile leggerezza della plasticità, straordinario equilibrio delle proporzioni sono l’esito della concezione di questo edificio sacro. Che si presenta agli occhi dei fedeli con nobile semplicità e una calma grandezza, per la quale ogni elemento deve favorire l’elevazione spirituale del credente. Un ruolo determinante in questo senso è svolto dalla luce che, se da un lato trasforma e ridefinisce i rapporti spaziali, dall’altro assume un importante valore simbolico, come elemento in grado di evocare la presenza del divino nel suo spazio sacro. In altre parole, la luce che penetra dalle finestre è qualcosa di più di un semplice mezzo fisico che permette la visione delle cose; la luce naturale esterna diviene luce di carattere trascendente e mistico, immagine terrena e visibile della luce divina e come tale veicolo per giungere a Dio.

 
Abeti Maurizio
Graduate in architecture
Independent researcher
Via SottoTen. Gaetano Corrado  n. 29 - 83100 Avellino (Italy)
cell. Phone: +393393146816 
email: maurizioabeti@gmail.com
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