360 gradi

La discrezione della casa verso l’esterno, i grandi muri di pietra, le finestre al riparo dal sole costituiscono un’area immaginifica e al tempo stesso un concreto progetto di evasione dalla quotidianità.

Chi ama la campagna ha nei suoi sogni, o nei suoi progetti, una seconda casa immersa nel verde con portici e finestre aperti su dolci pendii collinari. Quando una di queste dimore è pienamente riuscita, sia l’architettura che l’arredamento sembrano ottenuti senza sforzo, in modo facile e naturale. In realtà si tratta ogni volta di un piccolo miracolo, dovuto alla felice fusione fra tradizioni locali e creatività personale.
Laura Perna

Sandro Monteforte e Donatella Sartoris,entrambi architetti, hanno dato nuova vita a questa cascina nel Monferrato. Il criterio base di questa ristrutturazione è stato quello di preservare il "genius loci" recuperando i materiali preesistenti quali tufo e mattoni, mettendoli in luce e valorizzandoli. All’interno, quasi tutti gli oggetti che compongono
o valorizzano l’arredamento provengono da rapporti personali, da amicizie, da momenti vissuti. Rappresentano quindi il "fil rouge" di un modo di vivere, di emozioni personali. Una matrice comune che ne assicura la felice convivenza.

Nelle foto: Entrando in soggiorno, sul fondo, il divano nero di Deganello per Driade sovrastato da "I Gabbiani" di Piero Gilardi, e il divano colorato di Urano Palma che fronteggia il disegno su tela di Berckeny e uno stupendo pianoforte de 1890. In primo piano l’angolo pranzo è composto dal tavolo "La rosa dei venti"disegnato da Mario Ceroli per Poltronova e dalle sedie prodotte da Simon. E poi tanti quadri tutte opere di amici artisti.

Il coinvolgimento di amici artisti nella realizzazione della casa è una componente molto interessante di questa cascina. Aldo Mondino, amico della coppia da oltre trent’anni, ha collaborato alla creazione della piscina, è stato lui che ha seguito il bellissimo mosaico – tappeto, velato dalla trasparenza verdina dell’acqua. E’ un’opera nata in loco, innaffiata da numerose bottiglie di vino, gesto d’amore e d’amicizia. La stessa magia si è verificata con Urano Palma, che ha vissuto qui per parecchio tempo e che ha realizzato un’opera all’esterno della casa, sul vecchio muro in tufo e mattoni che, alla luce del tramonto, sembra aumentare i rilievi ed emanare calore. Il vivere insieme la creazione di un’opera e il viverla in un ambiente bello, completamente immersi nella natura è emozionante e sicuramente coinvolgente.

Nella foto a sinistra: Innamorato del Monferrato come i proprietari di questa casa, l’artista Aldo Mondino ne ha interpretato i colori e i profumi. Ne è nata quest’opera musiva le cui tessere beige, attraverso i riflessi verdi dell’acqua, acquistano un tono dorato verso il tramonto. I colori della natura si fondono così con quelli dell’arte.

Daniel Spoerri, artista di fama internazionale, abita un casale del settecento all’interno di un’ampia tenuta di Seggiano, dove ha ambientato alcune sue opere con effetto surreale.

Nell’immagine a destra vomeri trasformati in spiriti volanti aleggiano sopra il camino del soggiorno.

Nelle foto: Le sculture che si osservano nel giardino appartengono alla fase che negli anni ’80, prese il nome di etnosincretismo, ovvero assemblaggi di idoli, statue tibetane, scheletri.

La casa, abitata da sculture sue o di amici, sembra ospitare il mercato delle pulci. E’ a Parigi infatti che Spoerri si rifornisce di teschi africani, oggetti di culto, passamanerie, bottoni, fotografie, vecchi quadri, assemblati in modi che, in queste stanze antiche che si difendono dalla luce, assumono toni sinistri, magici. Quando durante il soggiorno in Grecia, pose fine ai "quadri trappola" perché "tra i popoli primitivi non ci sono scarti", disse: faccio della finta magia dove la magia è la ragione sottomessa al sentimento. Cos’è dunque l’arte per Spoerri? E’ ciò che permette alla vita di essere più interessante dell’arte.

Costruita negli anni ’50, rivisitata nel ’70, questa villa bifamiliare è immersa nel verde. "Si trattava di una casa di concezione razionalista pensata per la massima economia. Spiega l’architetto Tresoldi – proprietario della villa e progettista insieme ad Alberto Salvati – tutto poi è derivato da questa scelta. E’ una casa natura dove è utilizzata al massimo la zona del portico protetta dalla sporgenza del tetto.

Negli anni ’70 è stato cambiato l’arredo e la villa è stata sviluppata in lunghezza per trasformarla da complesso unifamiliare a bifamiliare. La parte strutturale originaria è stata rispettata, il tetto è rimasto a un’unica falda, è stato solo allungato e sorretto da unatrave reticolare in legno, costruita artigianalmente sul posto, che ha una reale funzione di sostegno.

In Edicola

Per i materiali impiegati sono state seguite le indicazioni del regolamento edilizio del comune (uso di pietra, legno e intonaco rustico) senza cadere nell’architettura vernacolare imperante, ma utilizzando questi materiali in modo più coerente alla cultura architettonica contemporanea.

Nelle foto: Il pavimento era in una pietra locale, il serizzo, a spacco di cava, posato ad opus incertum; anche le due pareti terminali e il camino sono stati costruiti con la stessa pietra lasciata a vista, mentre il soffitto è stato realizzato
in doghe di abete. L’interno era costituito da un grande soggiorno e da piccole stanze, il tutto incentrato su uno spazio libero, formato da molteplici ambienti dalle funzioni ben precise che confluiscono insieme in modo molto
naturale. Con la ristrutturazione l’impostazione open space è rimasta, anzi è stata esasperata. Si è ricorsi a una serie di pannelli scorrevoli, alti da terra fino al soffitto, vere e proprie pareti mobili commissionati al pittore Giuliano Barbanti che li ha concepiti "cineticamente", cioè in grado di formare composizioni sempre diverse in tutte le loro posizioni di aperto o chiuso.

E’ un trionfo di materiali tradizionali: cotto, legno, pietra naturale. Ma qui sono i colori e la natura che "aggredisce" gli
interni la vera chiave di lettura di questa villa a Cannobio che l’architetto Mauro Bissatini ha deciso di apprestare per sé rivalutando la tradizione abitativa del suo luogo d’origine.

Nelle foto: Di abitazioni realizzate con materiali tradizionali se ne vedono molte, ma non con questi colori. "Io inizio a progettare una casa pensando al colore sia interno che esterno – ci spiega Bissatini – e quando scelgo un colore quasi sempre l’ho già visto in natura: un tramonto, il calice di un fiore, delle foglie secche, questi sono gli imput che tengo presenti nella memoria. Ritengo che la cosa migliore, per una facciata come per un interno, sia ripartire dalla tecnica dei pittori dell’Ottocento per ottenere risultati ben diversi da quelli industriali preconfezionati. Occorre ritornare all’immagine dell’architetto – artigiano se non ci si vuole consegnare alla spersonalizzazione."

A Naturno, Peter Erlacher, esperto di bio – edilizia, ha messo in pratica i principi del "vivere naturale". Non si tratta
solo di una casa, ma di un centro specializzato nel reperimento di prodotti selezionati per il vivere sano, dai barattoli di pittura a base di calce ai golf di lana tinta con colori naturali.

Nella foto: La facciata è volta a sud oltre che per motivi estetici, per lo sfruttamento passivo dell’energia solare; inoltre la pendenza della vetrata esterna permette di convogliare i raggi del sole nella zona soggiorno, protetta nei mesi freddi, da una seconda vetrata. Questa crea una piccola divertente serra che in realtà funziona da corpo isolante
e riscaldante. Per quanto riguarda la disposizione degli spazi interni al pian terreno, verso nord sono state posizionate le cantine e a sud un magazzino – laboratorio di falegnameria si apre verso il giardino. Una scala in legno porta al primo piano dedicato alla zona giorno, il cui cuore è costituito da una sofisticata stufa in legno che funge anche da caldaia.

Ubicata nella bassa Lombardia, in Lomellina, si trova la Mangiagruppa, un antico cascinale dove vive e lavora lo
scultore Arnaldo Pomodoro. La casa era una vecchia cascina abbandonata, adiacente a una roggia. La ristrutturazione l’ha trasformata in una splendida villa che si apre su un paesaggio particolare e struggente che ricorda, in alcuni momenti, le suggestive inquadrature dei film di Michelangelo Antonioni.

Nelle foto: Un giardino, curatissimo circonda la villa. Il progetto è stato eseguito da Ermanno Casasco che ha iniziato con degli interventi minori, studiando il microclima di questa zona, fino alla realizzazione completa di cui è possibile godere oggi.
La villa è stata ristrutturata mantenendo quello spirito di civiltà rurale e di architettura spontanea a cui lo scultore si sente fortemente legato.

Nelle foto: L’ampia sala da pranzo, si apre all’esterno regalando alla casa atmosfere verdi e luminose.

La rispettosa trasformazione di un insediamento religioso ha permesso di ottenere un’abitazione originale e confortevole dove i lecci e i cipressi difendono la privacy di quest’antica ed accogliente villa medievale.

Questa abitazione deve l’unicità della sua bellezza alla sua origine: si tratta infatti dell’antica chiesa di San Giovanni sorta nel ‘200 sulla famosa via Guglielmita tracciata dall’omonimo ordine che aveva tra i suoi compiti principali quello di offrire alloggio ai pellegrini medioevali. Agli attuali proprietari va riconosciuta una grande capacità visionaria: intravedere, in quella che era ormai una fattoria abbandonata, la casa che oggi possiamo ammirare (nella foto la
cucina, vero ingresso della casa).

Ciò che dà largo respiro a questa casa è l’altissimo spazio che ingloba l’originario presbiterio con il piano superiore segnato dal ballatoio che diventa raccordo e passeggiata panoramica con insoliti punti di vista.

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