La natura attraverso le vetrate

È alternativamente leggera e greve questa architettura complessa ma facile da amare e da abitare.

La prima cosa che si prova stando in questa villa costruita nella campagna iintorno a Perugia è il piacere di dominare una delle più belle nature d’Italia non troppo compromessa dalla sete di cemento dell’ultimo conquantennio.Posto al piano alto della villa, questo soggiorno è pensato per chi ama sentirsi al centro del paesaggio e, stando al riparo di un solido tetto, spaziare con lo sguardo sull’intera campagna. Con la possibilità di escluderla con le tende.

Tavolo da pranzo, Former; sedie bianche, Zanotta; sedie trasparenti “Louis Ghost”, di Philippe Starck, Kartell; parquet in Formosa prelevigato, Salis; infissi con taglio termico,
Schüko; porte, Rimadesio. Illuminazione con faretti incassati a soffitto: Delta Light e Viabizzuno.
MAURO ZUCCHETTI, architetto
Nato a Perugia nel ‘59, si laurea in Composizione Architettonica a Firenze nell’89, svolge l’attività come libero professionista dal 1985. Dal 1986 al 1990 è cofondatore dello studio Eidos Associati di Perugia dove progetta spazi pubblici e ristrutturazioni private.  Dal 1989 al 1990 collabora con lo studio Gemignani di Firenze. Dal 1990 fonda un proprio studio di Architettura a Perugia, orientato alla progettazione di spazi pubblici e  industriali, ma anche residenziali senza rinunciare all’interior design.Centralità del progetto: è stato dimezzato l’impatto visivo della villa a due piani nascondendo il piano basso seminterrato dietro un contrafforte con pietre a vista.
Il soggiorno è stato dotato di una parete vetrata continua ad angolo per godere visivamente il paesaggio collinare da ogni punto di vista. Attraverso un’altra vetrata continua, nella parete divisoria con la cucina, è possibile godere dello stesso paesaggio dal piano di lavoro.
Innovazione: l’architetto ha rotto la volumetria a capanna del soggiorno inserendo la vetrata solo fino a metà parete.
Uso dei materiali: per l’esterno della villa sono stati utilizzati gli stessi materiali che si incontrano nel paesaggio.QUESTA VILLA, ESSENDO STATA PROGETTATA E COSTRUITA ALLA FINE DEGLI ANNI ‘90, NON HA POTUTO USUFRUIRE DEGLI ATTUALI STANDARD DELLA BIOARCHITETTURA, MA UN INIZIO GIÀ C’ERA. COME IL RISCALDAMENTO A PAVIMENTO ALIMENTATO AD ACQUA RISCALDATA DA PANNELLI SOLARI, LE COPERTURE CON DOPPIO STRATO DI COIBENZA (ERA DI 8 CM, OGGI SIAMO A 15) PROGETTATE CON SISTEMI VENTILATI A MOVIMENTAZIONE NATURALE, GRANDE ATTENZIONE AI PONTI TERMICI, INFISSI A DOPPIA CAMERA CON GAS ARGON PER INTERROMPERE LA CONDUTTIVITÀ, UTILIZZO DI MATERIALI NATURALI COME IL LEGNO PER PAVIMENTI E FINITURE, L’ISOLAMENTO ALL’INTERNO  DELLE PARETI CON FIBRA DI LEGNO. ANCHE IL CONCETTO DI SEMINTERRATO È NELLA DIREZIONE GIUSTA. L’UOMO PRIMITIVO CE LO INSEGNA: LA CAVERNA È IL LUOGO MIGLIORE, CALDA D’INVERNO E FRESCA D’ESTATE. QUI SI TRATTA DI UN SEMINTERRATO, MA I GROSSI SPESSORI DELLE PARETI A BASSA CONDUTTIVITÀ AIUTANO L’EFFETTO CAVERNA. IN QUESTO MODO IL PREISTORICO E IL SUPERMODERNO COINCIDONO.La particolarità più notevole di questa architettura è l’equilibrio tra le parti costruite, l’articolazione tra pieni e vuoti, tra pareti vetrate e massicci muri di pietra, che permette alla villa di inserirsi nel paesaggio senza mimetismi e senza rinunciare alla propria identità. Che la zona notte a piano terra sia protetta da un muro in pietra degno di un mastio medioevale non è una trovata fine a sé stessa, ma la ripresa di una caratteristica del paesaggio antro-pizzato: ricorda il caratteristico muro di pietra di tante recinzioni. E non è solo una nota materica in sintonia con l’ambiente, è una forma simbolica che interfaccia il discorso astratto dell’architettura con la realtà psicologica della persona che la abita, legata ai modi e al momento della fruizione. Dormire è un po’ morire, suggerisce Shakespeare, ed è un momento che va protetto anche simbolicamente: qui lo si fa erigendo un solido contrafforte con pietre a vista solcato da piccole finestre, sopra cui poggia con leggerezza la parte alta della villa, quella “tutta vetri” dedicata alla vita  diurna dei proprietari. La terra contrapposta al cielo, le energie del riposo a quelle dell’azione.Nella parte alta, più leggera e trasparente, lo spazio interno è fortemente caratterizzato da una copertura a due falde su base rettangolare; sembrerebbe un capannone se non avesse una parete e mezza completamente vetrata e non fosse invaso da un elemento sghembo in parte trasparente, la cucina, che tenta di affacciarsi sullo stesso panorama. Anche la scala che conduce al piano di sotto ha una sua inclinazione. Nella storia dell’architettura moderna ciò che non è ortogonale diventa sinonimo di libertà e di ribellione, come voleva dimostrare il padiglione del russo Melnikov all’Esposizione delle Arti Decorative di Parigi del ‘25 all’inizio dell’Art Déco. Un altro elemento di forte impatto visivo è la parete di fondo del soggiorno per metà vetrata e per metà murata, come certe casacche medioevali divise in due: da una parte un colore e dall’altra una forte tinta a contrasto: è questo un modo di rendere astratta una forma molto concreta. Su tutto questo sembra poggiare il soffitto a capanna, staccato dai muri perimetrali grazie alle luci continue incassate negli spigoli.L’insieme risulta insolito, leggero e fortemente personale. Quanto all’arredo fa di tutto per non apparire: bianco e trasparente si confonde con le pareti e le vetrate, lasciando tutta la forza espressiva all’architettura (come si usava una volta). In camera da letto fanno la loro teatrale comparsa mobili neobarocchi e fine ‘700, piccole citazioni di un passato che nell’architettura viene negato, ma che forse è nel background di chi vi abita. Nel bagno padronale di notevole c’è solo un grande cristallo verticale che protegge il bagno, ma basta questo gesto a trasformare un ambiente normale in uno spazio non conformista e schiettamente funzionale. Una parola va detta per la piscina: semplice ed elegante come il resto della villa, mostra la vasca rettangolare entro una larga cornice di pietre dai toni caldi, disposte ad opus incertum, che s’inseriscono perfettamente nel paesaggio.

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