Uno sguardo critico sugli adeguamenti liturgici

A proposito di presbitèri
Fra’ Giacomo Grasso,O.P.

L’adeguamento alle norme liturgiche scaturite dal Concilio Vaticano II è in certi casi ancora carente e risulta imperfetto pure in diverse chiese storiche e cattedrali. Risulta importante dibattere l’argomento allo scopo di affinare le capacità di intervento.


Prof. Giacomo Grasso, O.P.
Scrivo della sorte di centomila, un po’ meno, un po’ di più, aule chiesastiche bisognose di adeguamento, e in particolare sulla situazione dei presbitèri. Ho preso in considerazione, per ora, chiese che conosco bene per lunga frequentazione. I risultati di questa piccola indagine sono preoccupanti. Salvo tre casi, si tratta di edifici importanti che dovrebbero essere trattati ben altrimenti. Qui ci si trova in un ambito che il documento CEI del 1996 dice espressivo di fedeltà o meno al Concilio. Se è vero, ed è vero, che la liturgia è fonte e culmine della vita cristiana, i luoghi nei quali essa si svolge non dovrebbero essere trattati senza l’attenzione dovuta. Non è così, a quarant’anni, quasi, dalla pubblicazione della Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium e a sette anni dal documento CEI sull’adeguamento delle chiese alla riforma liturgica . La Nota è del 31 maggio 1996. La si può trovare, con molto altro materiale in G.GRASSO (ed.), Chiesa e arte, San Paolo, Cinisello B. 2001. Nel prossimo agosto saranno vent’anni dalla pubblicazione dell’Ordo Missae che la CEI volle, essendone Presidente il card. Anastasio A. Ballestrero. E l’Ordo Missae contiene indicazioni preziose sui presbitèri.

Nelle foto: Duomo di Torino, veduta della ben riuscita sistemazione del presbiterio, con il tromp l’oeil che dopo l’incendio della Cappella della Sindone fa da fondale alla chiesa.
Duomo di Torino, pianta dell’aula.

Consideriamo alcuni casi importanti e noti. Cominciamo col presbitèrio del Duomo di Milano. E’ stato realizzato dalla Fabbrica del Duomo. E’ perlomeno curioso che per un caso così importante, e che ha richiesto un grosso impegno economico, non si sia ricorsi ad un concorso, aperto o per inviti. Sul risultato che ha ormai un buon numero di anni, non si è mai aperta, che io sappia, una discussione scientifica con interventi dei grandi studiosi che in Italia abbiamo a disposizione. E’ vero che si tratta del Duomo di Milano, ma la risposta può venire anche da fuori Milano. Sant’Ambrogio non disdegnava di quasi – copiare san Basilio il Grande, nelle sue opere. Qui nel Duomo molto è stato dato per scontato e rischia di diventare così punto di riferimento per interventi in tante chiese, perché il Duomo di Milano è luogo di eccezionale importanza, superato forse solo da San Pietro in Roma. Mi limito ad annotare che la sede, ad esempio, è certo interessante, ma chiede un Arcivescovo dell’altezza, fisica, del card. Carlo M. Martini. E’ così corretto, o non si mostra come copie d’ancienne, l’aver ripreso a fine secolo XX i moduli formali degli antichi pavimenti? L’impressione che si ha leggendo quel nuovo che non è nuovo, né piacevole. Migliori i risultati nel nuovo presbitèrio della Cattedrale di San Lorenzo a Genova, anche se per ora la sede è provvisoria e l’ambone forse un po’ ridotto. Non si è bandito un concorso che forse sarebbe stato anche qui utile, ma l’intervento è risultato meno pesante che a Milano. Resta l’ interrogativo: perché non si è usato materiale del tutto diverso da quello che domina nella Cattedrale, e cioè il marmo? Non sarebbe stato meglio usare cemento armato, o ferro? Perché l’unica realtà nuova di San Lorenzo ha da essere il Museo del Tesoro, opera insigne di Albini? O il monumento al card. Pietro Boetto, s.j., defensor civitatis opera del Galletti, o la grande tela del Previati? Nella chiesa conventuale di San Domenico di Torino il presbiterio è un insieme ancora provvisorio. Si chiederebbe, a quarant’anni da Sacrosanctum Concilium, una soluzione definitiva, non molto difficile data la sistemazione di fine ‘800 del presbitèrio e dell’intera chiesa che è, almeno in parte, una reinvenzione eclettica dell’antica chiesa, opera del Brayda. Il tabernacolo dovrebbe essere collocato altrove, forse nella Cappella del Rosario che ha il vantaggio di essere abbastanza vicina, ma non troppo, alla porta laterale della chiesa e abbastanza spaziosa per favorire l’adorazione in ambiente riservato. Che dire di tante chiese in Regioni del Sud? E’ da notare che molte di esse hanno speso di più in portali di bronzo, raramente di alto livello, che per la sistemazione del presbitèrio. Così a Zagarise, arcidiocesi di Catanzaro, la chiesa di San Domenico, una delle chiese della Parrocchia, ha il portone di bronzo, ma non ha ancora una sistemazione interna adeguata. Si è in attesa del restauro definitivo della Chiesa Matrice, dalla storia antica e dalla bella facciata. I lavori dovrebbero iniziare tra poco. Come verrà sistemato il presbitèrio? Non ha, fortunatamente, portoni bronzei la Cattedrale di Gerace, diocesi di Locri – Gerace, ma non ha neppure la sistemazione del presbitèrio ove, in anni recenti, è stato sistemato un altare che stravolge sia l’antico altare barocco (che potrebbe trovare altrove una sistemazione), sia l’insieme dell’ampio presbitèrio ove non c’è ancora né ambone né sede episcopale né sede per il parroco. C’è un altro disastro nella chiesa, la nuova tomba del santo Vescovo Chiappe di cui si auspica la beatificazione. Si aggiunge a quelli prodotti da intrusioni che non sono di vanto per uno degli edifici più significativi certo della Calabria. La Cattedrale normanna, infatti, esprime nella parte più prossima al presbitèrio quella tipologia bizantina che piace ritrovare latinizzata. Attualmente ha sede, nella zona della cripta, il Museo della Cattedrale dove si trova materiale di alta qualità in sistemazione museale modesta.

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