Lo stile rustico delle STUFE IN GHISA

Piccole bombe caloriche di poche pretese e di grande efficienza, le stufe radianti (cioè che emanano il calore direttamente ) sono lo strumento migliore per riscaldare in tempi brevi una baita o una piccola casa contadina d’alta quota, quando d’inverno si raggiungono facilmente i quindici gradi sotto zero. In questo servizio fotografico è illustrata una bella abitazione rustica dell’Alta Val di Susa con volte e colonne in pietra di Luserna che risale al 1600. L’abitazione, ristrutturata dall’arch. Pierpaolo Court con molta attenzione alle preesistenze, è su tre piani; due sono riscaldati da tradizionali stufe in ghisa decisamente “radianti”: il modello “94 Top” della Saey, un’azienda delle Fiandre che le costruisce sempre uguale dal lontano1907. La padrona di casa, che usa questa antica casa rustica in quasi tutti i week end, dice di essere talmente soddisfatta da questi due piccoli oggetti indistruttibili ed efficienti che trova inutile la loro convivenza con l’impianto tradizionale a caloriferi che per sicurezza aveva comunque fatto installare.

Il pavimento in pietra di Luserna è quello originale del 1600 mentre la colonna centrale, anch’essa antica come il capitello, è di granito grigio. La stufa in ghisa, in un modello che risale agli inizi del ‘900, è della multinazionale belga Saey e ha una potenza di 10.000 Watt. La cucina in acciaio spazzolato è di Arclinea. La dispensa in legno è di Davide Arlaud. L’intonaco color nocciola che affiora è quello originale, in calce colorata.LA GHISA È UNA LEGA METALLICA DI FERRO E CARBONIO PIÙ DURA DELL’ACCIAIO E CON
COEFFICIENTE DI DILATAZIONE TERMICA PIÙ BASSO, QUINDI PIÙ ADATTA A ESSERE USATA DOVE CI SONO FORTI VARIAZIONI DI TEMPERATURA. ALL’INIZIO FU UTILIZZATA PER USO BELLICO, IN PARTICOLARE PER CANNONI E PALLE DA CANNONE; POI, VISTA LA SUA GRANDE CONDUCIBILITÀ TERMICA, ANCHE PER LE STUFE PIÙ SEMPLICI, QUELLE “RADIANTI”, CHE RISULTANO LE PIÙ ECONOMICHE DA COSTRUIRE, E ANCHE LE PIÙ DUREVOLI.Ma perché oggi nelle case di montagna più prestigiose questi modelli così efficienti non vengono presi in considerazione? La ragione è presto detta: gli altri due tipi di stufe, quello a convezione che ha un’intercapedine con giri di fumi caldi, e quelle a irraggiamento che conservano per tutto il giorno il calore prodotto la mattina, hanno un modo di riscaldare più morbido e meno aggressivo. Certo, ci mettono più tempo ad andare a regime, ma convivono meglio con i mobili antichi e le stoffe preziose.
Invece, nel caso di queste stufe radianti bisogna stare attenti nel metterle a distanza di sicurezza da tende, mobili e divani, perché vi è un reale pericolo di surriscaldamento con eventuale malaugurata combustione.PIERPAOLO COURT, architetto
Vive e lavora a Cesana Torinese nell’Alta Val di Susa. Ha conseguito la laurea in Architettura nel 1982 presso il Politecnico di Torino e l’abilitazione presso quello di Milano.
Libero professionista da subito, ha progettato principalmente nel campo restauri e ristrutturazioni di fabbricati tipici dell’ambiente montano. Ha avuto incarichi da enti, associazioni e privati per edifici a destinazione commerciale, ricettiva, sportiva, agricola, artigianale e sacra. Ha eseguito progettazioni urbanistiche particolareggiate approvate da pubbliche amministrazioni. Caporedattore della rivista “Montagne”, ha collaborato con riviste di architettura, costume, cultura e società. È stato consigliere della Comunità Montana Alta Val di Susa. Nominato dalla Regione, è nel consiglio di amministrazione del Parco Naturale Val Troncea dal 1995 e membro della giunta esecutiva dal 2001 a tutt’oggi.Centralità del progetto: la ristrutturazione è stata soprattutto un restauro conservativo
che ha fatto riemergere le parti più antiche dell’edificio. Il riarredo si è attenuto allo stesso spirito di fedeltà con elementi dello stile di vita del mondo contadino di quella zona (la Val di Susa).
Innovazione: il rigore monastico con cui è stato ricostruito lo spirito rustico attraverso forme semplici e materiali poveri ma belli.
Uso dei materiali: rigorosamente quelli locali, dalla pietra di Luserna alle essenze di conifere per le parti in legno.
Nuove tecnologie: l’unica nuova tecnologia, di cui però la proprietaria appare pentita, è quella dei radiatori. Essendo a 1500 metri d’altezza, qui d’inverno si arriva a meno quindici gradi; ma pare che le due stufe in ghisa dal calore aggressivo, anche da sole, facciano miracoli.
Qui, queste due semplici stufe in ghisa risultano perfettamente ambientate perché la padrona di casa ha cercato di ridare all’interno il sapore originale della vita contadina di 400 anni fa. Non è stato facile, in primo luogo perché di quel periodo sono pervenuti sino a noi solo esempi di ville, palazzi e castelli e non case rustiche arredate, in secondo luogo perché oggi siamo molto diversi ed è difficile mettersi nei loro panni per imitarli. Eppure il “rustico” è una categoria dello spirito che ci appartiene e che, se cerchiamo di immedesimarci con modestia e al di fuori dell’esibizionismo modaiolo, riusciamo a rivivere nella sua semplicità un po’ ascetica. Molto opportunamente la seconda stufa in ghisa è stata inserita nel piano mansardato, accanto a un contenitore rustico, in una stanza dove sui divani letto (comodi come letti ma spartani come divani) fanno bella mostra di sé solo tessuti etnici tipo kilim, cioè con disegni creati da un’altra civiltà contadina.

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)