Sotto la CAPPA

Se il fuoco ha valenze simboliche ancestrali, il camino rappresenta più modestamente, ma forse dolcemente, l’immagine di profondi legami affettivi, dei sentimenti più cari all’animo umano. Al di là di considerazioni di carattere emotivo comunque, ciò che interessa in questo contesto è l’aspetto ludido-estetico del camino, la cui attrattiva deriva non solo dalla struttura architettonica in sé, ma anche dagli utensili necessari per la sua  utilizzazione. Tra questi è degli alari e dei parafuochi e del loro sviluppo nel tempo che viene qui tracciata una breve e “curiosa” storia.

Gli accessori da camino sono elementi indispensabili per il buon funzionamento del focolare e per il controllo del fuoco. Proprio per la loro posizione ben in vista, in primo piano, per essere sempre a portata di mano a seconda delle necessità hanno assunto una notevole valenza estetica. Argento, ottone, ferro, bronzo e persino metalli preziosi hanno avuto una parte importante nell’abbellire grate e ferri da camino che variavano nella ricchezza della forma e nel materiale, secondo le possibilità del padrone di casa. Dal XVII secolo il camino e i suoi accessori, proprio per la loro caratteristica naturale di attirare l’attenzione, divennero sempre più soggetti ai mutamenti della moda e il loro aspetto fu curato in ogni minimo dettaglio in modo da inserirli in modo armonioso nell’ambiente, valorizzandolo con la loro presenza.
Gli attrezzi da camino d’epoca e in stile rappesentano una soluzione affascinante e prestigiosa perchè insieme alla funzionalità regalano alla zona del camino quell’atmosfera che sa creare un oggetto classico ma anche gli oggetti moderni di design con nuovi materiali e forme essenziali arredano con grande eleganza lo spazio contemporaneo. Gli accessori da camino esteticamente sono paragonabili ai gioielli, quel tocco di personale ricercatezza in più, che caratterizza lo stile di ogni persona.L’alare è forse il primo ferro da camino che si conosca ed ha una lunga e interessante storia.
Un buon vocabolario ci spiega che è: “un arnese solitamente doppio che si usa nel  camino per sostenere la legna da ardere”, ma su un volume francese dell’800 abbiamo trovato un’interessante distinzione tra alare alto e alare basso. Il primo, e sembra anche il più antico, si chiamava landier, il secondo, quello basso, chenet, termine tutt’ora in uso e passato nel tempo a designare qualsiasi tipo di alare.In italiano al termine landier si potrebbe far corrispondere il termine antico di “capofuoco” parola bellissima e andata in disuso che varrebbe la pena di rivalutare. E non solo per amore delle parole nuove. Ma la distinzione non è solo formale. L’alare basso serviva solamente a tener sollevata la legna dal piano del focolare, mentre il landier, cioè quello alto, aveva appigli o cestelli alla sua sommità per appendervi scaldini o tenervi recipienti che si voleva stessero al caldo della fiamma. Sembra quindi logico pensare che il landier, e probanti sono molte citazioni che si trovano in antichi inventari, sia nato per tutti i camini delle varie stanze, cioè con evidenti scopi di riscaldamento, mentre lo chenet (alare basso) nasce più precisamente con il camino da cucina.
Ma è solo un’ipotesi perché altri documenti ci informano anche di antichi landiers nelle cucine degli enormi camini dei castelli del XIV secolo. Curiosa anche l’etimologia: chenet deriva certamente da “chien de feu» perché la sua forma – una barra lunga con quattro zampe e due elementi verticali (testa e coda) – ricorda quella di un animale accovacciato, un cane appunto.
Nel dialetto lionese poi la forma «chien de feu» si conserva fino ai nostri giorni. Tipico poi che anche in inglese si dica ‘firedog’ e la cui traduzione… sembra superflua.Mont-export
La massima espressione del caloreGli antichi alari erano sempre in ferro battuto, poi verso il 1500 il bronzo e il rame cominciano a sostituire presso le ricche famiglie borghesi l’antico ferro. In un inventario francese del 1599 troviamo: ‘due paia di chenet in rame dorat’. In quest’epoca il rame appare negli alari più che altro sotto forma di palle e globi (pomoli), posti al termine dell’asta verticale. In un inventano, sempre francese del 1562, troviamo due ‘alari in ferro guarniti alle loro sommità da palle di rame…’.
Ma metalli più nobili vennero pure usati per l’alare, come ci raccontano altri inventari dell’epoca, quando la potenza dei nobili si avvale dell’argento. Il primo alare forgiato in tale prezioso metallo fu quello eseguito per il cardinale Mazzanino. Nel 1664 troviamo nell’inventario del Maresciallo de la Meilleraye: un paio di alari in argento decorato con le armi (stemma) della casata, pesante complessivamente la bellezza di 104 mares e due once. Essendo il mare un peso di 8 once e traducendo il tutto in kg. abbiamo un peso di circa 23 kg. Cioè, 11.5 kg per alare. E tutto in argento! Follie da nobili. Simili pezzi erano naturalmente molto elaborati anche nella decorazione,ma proprio perché ‘follie’ vennero alla fine proibite dallo stesso re.Infatti, il 10 febbraio 1687 un proclama di Luigi XIV proibiva ai signori della sua corte di far fabbricare chenets d’argento e nel 1709 non solo faceva fondere i suoi personali, ma obbligava chiunque ne possedesse a inviarli per l’ultimo viaggio alla fonderia reale. Forse le casse dello Stato erano in condizioni precarie! Ma torniamo al landier, cioè l’alare alto. Slanciato e maggiormente aggraziato di quello basso, logico pensare che questo tipo di alare sia nato ai tempi dei castelli medievali. E’ un alare di grandi dimensioni rapportate alle dimensioni dei grandi camini e inoltre, come si è detto, ha ganci o appigli per appendervi scaldini.
Ma vi è anche un altro particolare: mentre lo chenet solitamente ha quattro zampe il landier ne ha solo tre, due anteriori e una posteriore (collegata da una lunga traversa orizzontale). E’anche probabile che la notevole altezza sia dovuta alla necessità di tener bene accostati i ciocchi di legna e le fascine quando in tempi antichi si passò dal focolare centrale a quello addossato al muro.
Negli antichi inventari si continua a parlare di landiers, chiamati anche lander in Bretagna e landey in Guascogna e nel Bordolese fino verso la fine del 1500, cioè per almeno duecento anni, poi pian piano compare sempre più di frequente il termine chenet che nel XVII secolo prenderà completamente il posto dell’antica dizione con il quale si indicherà da allora in poi qualsiasi tipo di alare.
Lunaway
Hearth
Accessori per camini e barbecue
Il parafuoco fu reso necessario dalle alte fiamme che ardevano nei monumentali camini medioevali e rinascimentali e che letteralmente  “arrostivano” chi vi si avvicinava senza un riparo.
Nel XV secolo, in Francia, diventa proverbiale l’aneddoto che vede come protagonista un certo barone Foenest, il quale, reggendo vicino al focolare una torcia per illuminare la lettura del suo sovrano, sente farsi roventi gambe e fondoschiena, mentre il re, protetto dal parafuoco, sembra non accorgersi, né del calore eccessivo né delle spasmodiche smorfie di dolore, per altro mal celate, del suo fedele barone…
Le varie testimonianze riguardo l’esistenza di questo utile mobile ci informano che generalmente i parafuoco erano realizzati in legno e soprattutto in vimine: ciò li rendeva più maneggevoli, nonostante le loro spesso notevoli dimensioni. Potevano poggiare sia su una base di metallo che su una di legno.
Nel primo caso, la struttura comprendeva uno stelo verticale che terminava generalmente su tre artigli. Su questo stelo veniva infilato un telaio in vimine che si poteva girare e muovere su di un perno centralee che si rivestiva secondo i gusti del padrone di casa.
Nel parafuoco con base in legno, invece, si tendeva un tessuto a scelta su di
un telaio fissato in una cornice in legno, terminante alle due estremità, su due piedi doppi: si otteneva in questo modo un parafuoco ad incastro, dove il telaio saliva e scendeva a volontà nella sua cornice. Le decorazioni dei parafuoco variavano secondo le mode dell’epoca. Si rivestivano con tessuti ricamati e stoffe preziose oppure venivano dipinti o dorati.Nell’Inventario della regina Louise di Vaudemont si apprende che nel suo castello di Chenonceaux possedeva: “…Un parafuoco rivestito con taffetà cremisi con piccole frange d’oro e d’argento…”. Questo brano risale al XVII secolo, epoca per eccellenza dei parafuoco più fastosi. Uno fra i pezzi più preziosi di questo periodo è forse il parafuoco che il cardinale d’Estrées nel 1680 offrì a Madame de Savoie e dove parte delle decorazioni era tempestata di diamanti.
Nel XVIII secolo l’ingegnosità degli ebanisti sostituisce lo sfarzo che caratterizzò i parafuoco del secolo precedente. Questi, infatti, vengono complicati nella loro struttura con mensole e piccoli ripiani d’appoggio a ribalta che permettevano di impiegarli in modi diversi.
Con l’avvento del XIX secolo, la bocca del camino si è già notevolmente modificata, riducendo in modo significativo le proprie dimensioni.
I parafuoco perciò, non sono più indispensabili, ma vengono tuttavia adoperati ancora per qualche tempo come oggetti di lusso.

Parascintille con chenets, stile Napoleone III (1850/1870), Francia.
L’ottone è una lega ottenuta dall’unione di rame e zinco che ha una grande tradizione per quanto riguarda la lavorazione e delle caratteristiche di prim’ordine per quanto riguarda resistenza qualità e durata. Per la forte somiglianza con l’oro da al camino un tocco di preziosità. Nella foto la linea Boccia in ottone lucido. (Rustic Art di Graniero Franco)
Dettaglio della lastra in ghisa per camino. Oltre ad essere un prezioso ornamento garantiscono maggior vita al focolare proteggendo il muro ed evitando sgretolamenti dell’interno del camino.
Grazie alle prestigio se qualità della ghisa il calore è immagazzinato e diffuso a lungo anche dopo aver spento il fuoco. (Fonderie Viterbesi)Quella “portatile” è forse la versione più divertente e interessante del parafuoco che, ridotto al punto di essere tenuto in mano, veniva usato per riparare il viso dal calore della fiamma. Il suo impiego era già noto nel Medioevo alle belle castellane che dietro ad esso si rifugiavano per confidarsi piccoli segreti e pettegolezzi. E infatti, si può dire che questo particolare oggetto si diffuse e prosperò nei secoli più come patrono della “ciarla” e come massimo divulgatore di scandali, che per la sua utilità. Prodotto di lusso, quale grazioso e indispensabile ‘accessoire’ di ogni dama raffinata, il parafuoco a mano veniva generalmente offerto in dono alla stessa stregua di uno specchio, un paio di guanti profumati, un ventaglio e raggiunse il suo periodo più fulgido tra il XVII e gli inizi del XVIII secolo.

Parascintille Napoleone III. Bellissimo il particolare della farfalla sul fiore. Dimensioni(lxh):
67 x 80 cm (Fumisteria Vigorelli)

Chenette francese in ottone con decorazioni floreali.
Dimensioni (lxpxh): 100 x 8 x 49 cm

Takk: l’attizzatoio moderno altamente tecnologico, dalla forma primitiva. Nello sviluppare i propri prodotti, Harrie Leenders si lascia sempre ispirare dal fuoco. Ed è così che il nuovo attizzatoio Takk è nato accendendo un fuoco. Nella natura, si prende un ramo, il più diritto possibile, si spezzettano le diramazioni ed il risultato viene utilizzato per attizzare il fuoco. Takk è in alluminio presso fuso; l’impugnatura in solido cuoio. L’aspetto robusto di Takk è accentuato dalla superficie color nero ottenuto attraverso un processo ionizzante. L’estremità del manico è levigata in modo da scorgere l’alluminio presso fuso di cui è costituito. (Mont-Export)Era realizzato, di solito, con stoffe leggere o in pergamena. Il ‘Mercure’ di Parigi nel 1680 descrive in un articolo il dono ricevuto da una giovane e nobile vedova: “…Esso consisteva in 12 parafuoco, ciascuno raffigurante un mese dell’anno, con impugnature in argento dorato finemente lavorato, i tessuti erano di satin bianco con ricami verde e oro…”. Vi erano anche parafuoco meno pregiati realizzati in carta impressa. Molto più fragili, e perciò di breve durata, li si confezionava secondo il gusto del giorno e li si ornava con divertenti raffigurazioni che di solito rappresentavano i fatti politici del momento, proverbi messi in azione, pezzi di teatro o, semplicemente, facezie.
Quelli che però avevano più successo erano i parafuoco che riportavano gli avvenimenti mondani, facendo allusione, con versi e disegni, allo scandalo del momento. ‘Essere essi
sul parafuoco’ era cosa abbastanza corrente a quei tempi.
Uno fra i più divertenti ‘pamphlet’ diffusosi alla corte di Luigi XIV è quello che narra l’imbarazzo di Madame de Lyonne al momento in cui viene a constatare che il duca di Savet, suo compagno, è ridotto a flagrante impotenza…
Scrive l’autore: “Essa si gettò su una pila di cuscini e, per riaversi dalla stizza prese a sventagliarsi con un parafuoco che, guarda caso, recava come decorazione la storia del marchese di Longey, abbandonato, causa impotenza, dalla propria consorte…”. Come si può vedere, la derisione delle disgrazie altrui era diventata per la forse più smaliziata nobiltà europea, il ‘sale’ delle lunghe e oziose giornate a corte. Verso i primi del ‘700, allo scopo di riportare le notiziescandalo nel modo più breve possibile vengono inventati dei parafuoco con campo libero al centro dove vi si poteva scrivere ciò che si voleva.

Alla fine del XVIII secolo, l’abitudine di ricoprire i parafuoco a mano con gli aneddoti del giorno tende a diminuire, fino a scomparire completamente nel XIX secolo, insieme all’oggetto stesso, non solo a causa della riduzione, come si è detto per i parafuoco più grandi, delle bocche dei camini, ma anche per una maggiore diffusione di giornali e di gazzette certo più pratiche e meno dispendiose.

1. Gli ambienti carichi di storia e di testimonianze d’arte vanno arredati con discrezione, lasciando che le parti antiche giochino il naturale ruolo di protagoniste. Davanti e intorno ai camini è stata una scelta corretta quella di collocare pregevoli elementi d’arredo e accessori in ferro battuto, senza tempo.
2. L’armonico camino rinascimentale di grandi dimensioni in Pietra di Vicenza è di per sè un grande personaggio che affascina con la sua grande bocca piena di fuoco. Il trave in rovere a massello è scorniciato a mano. Qui vive in simbiosi il camino con divani e poltrone frontali che lo circondano dove lo spettacolo del fuoco è sempre nuovo e mutevole. (Föc Design)

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