Servizio di: Alessandra Bettaglio, architetto Come far rivivere una presenza storica con un accurato intervento di ristrutturazione che ne ha mantenuto, facendole risaltare, le caratteristiche costruttive originali: è stata questa l’attività conservativa riguardante il primo piano di una ex cereria attualmente occupato da uno Studio di architettura (di cui l’architetto Enrico Cucchiaroni, che ha seguito il progetto, è titolare), da uno Studio legale e da uno commerciale. Questa affascinante “salvaguardia” del passato non è casuale: l’edificio (fotografato da Simona Gavani) è infatti ubicato nel centro storico di Ascoli Piceno, provincia marchigiana di origini romane che di storico mantiene ancora oggi, in maniera evidente, l’urbanistica, le architetture (teatri, chiese, fortificazioni), i materiali (il travertino in primis), nonché le tradizioni rituali delle antiche celebrazioni popolari (la scenografica “Quintana”). La costruzione della fabbrica originale, sulla sponda sinistra del fiume Castellano, risale al 1877; all’inizio del ‘900 incrementò notevolmente le proprie attrezzature, ma sfortunatamente la produzione si rivelò non competitiva e l’attività cessò dopo solo pochi anni. Nelle foto: Lo studio dell’architetto, adiacente alla hall principale, visto attraverso la porta d’ingresso. La predominanza di porte e pareti in vetro nei diversi uffici permettono di conferire allo stesso tempo privacy e Attualmente (e volontariamente) la struttura portante originaria è ancora ben visibile: puntoni, catena e monaco delle diverse capriate sono lasciati a vista e riconoscibili da qualsiasi punto dello spazio interno, caratterizzato da un’unica grandissima copertura a due falde e suddiviso da setti murari in mattoncini a vista alternati a pannelli vetrati che lasciano scorgere, in parte, l’attività che si svolge all’interno del vano. Il colore naturale delle pareti perimetrali in muratura si armonizza coi toni del parquet (che riveste il pavimento dell’intero piano) e della copertura. Un “timido” accenno di acciaio, nelle leggere balaustre dei soppalchi o nei telai delle porte si alterna alla dominante presenza dei materiali naturali. Nelle foto: Il particolare della scala (con telaio in ferro e pedate in vetro) da cui si accede ad un soppalco, sul quale si percepiscono intimità, riservatezza e silenzio. La struttura, libera da un lato e adiacente al setto murario dall’altro, ha un disegno semplice ma allo stesso tempo “forte” perché caratterizza visibilmente il percorso di ascesa. Nelle foto: È a vista la struttura del soppalco: iI piano di calpestio è in lastre di vetro di spessore 1,5 mm che poggiano su un telaio in profilati in acciaio. I tavoli dello studio sono tutti realizzati su progetto dell’architetto: hanno una struttura in ferro e lastre in vetro acidato. In primo piano le poltroncine impilabili in polipropilene. Driade
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