Le scale in città spesso sono più tecnologiche La scala in città, dovendo rispondere alle sempre più pressanti esigenze di riduzione degli spazi al minimo indispensabile, tendono ad essere ridotte quasi all’osso per quanto riguarda l’ingombro, l’economia dei materiali e il punto di vista visivo. Questa ricerca esasperata del “meno” può spiegare perché le scale in città quasi sempre risultano avere una forte pendenza e sono costruite in acciaio solo nella parte strutturale, mentre per il resto si fa ricorso al cristallo, al legno e alla lamiera. È una tendenza di tipo “economico” per contenere costo e ingombri. Poi ci sono le tendenze più legate alla moda, come quella dei loft nelle periferie dismesse, che ha fatto riscoprire le paleo-scale (come quelle a chiocciola in ghisa con trafori decorativi) e le scale più tecniche legate alle realtà industriali, come quelle a scomparsa. Le scale sono sempre il prodotto di una società e dei suoi modi di vivere, dei meccanismi mentali prevalenti e delle scelte di costume. La scala non è un elemento che passa inosservato: è il più grande degli oggetti presenti in un Nelle foto: Una scala a due rampe con piccolo ballatoio e passaggio laterale per il piano intermedio. Si tratta di una scala molto “metallica” adatta a un ambiente tipo loft di città con manufatti usati nell’industria. Si armonizza perfettamente con la vetrata in ferro verniciato. …in campagna Nelle seconde case al mare ci si ispira quasi sempre a un mito dei nostri tempi: l’architettura spontanea mediterranea. Nei piccoli paesi di pescatori, in Italia come in Grecia o in Marocco, le case da loro costruite nei secoli hanno caratteristiche comuni molto arcaiche: muri bianchi che sembrano plasmati con le mani e scalini con pedata in cotto sostenuti dalla muratura. È un insieme funzionale ed economico, semplice e bello come un anfiteatro greco. In tale contesto le scale in muratura ben si accordano con i profondi archi di passaggio anche dentro la casa: un altro elemento della “mediterraneità” che risale agli Etruschi prima ancora che agli antichi romani. In un interno di lusso, come quello qui fotografato, tali elementi in sé poveri acquistano un sapore molto raffinato, diventano un labirinto fantastico dove le persone sembrano muoversi con la leggerezza dei personaggi di un teatro antico. …in montagna Le persone di città, quando passano i loro periodi di vacanza in montagna, amano farlo in architetture tradizionali dove il legno la fa da protagonista. L’abitudine mentale è talmente radicata che se, aprendo la porta d’ingresso di un villino tra i pini si trovassero di fronte a un interno mediterraneo, potrebbero riceverne uno choc traumatico difficile da superare. Quindi, se vogliamo sentirci al nostro posto senza crolli d’identità, legno ha da essere per la struttura come per i gradini, per il corrimano come per l’eventuale balaustra. L’unico elemento in vista non in legno sono, eventualmente, le pareti in intonaco rigorosamente bianco secondo la tradizione. Questo vale per la seconda casa in montagna degli italiani; per i francesi vale la stessa cosa, nella variante del legno decapato grigiastro ritenuto più raffinato. Una volta, in una montagna da poco scoperta come luogo di villeggiatura, le prime ville avevano pareti e soffitti intonacati e dipinti con motivi decorativi spesso liberty, e le scale erano in ferro battuto con pedate in pietra come quelle di città. Oggi quella libertà non c’è più, come purtroppo non ci sono più quelle case.
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