Le case del BiviereIl giardino che non c’era


Progetti

"Dio fu il primo a piantare un giardino; ed è, veramente, il più puro dei piaceri dell’uomo".

Testo di Maria Carla Borghese

Inizia così, citando un saggio di Francesco Bacone, la prefazione della scrittrice Giulia Borgese al mio piccolo libro "Le case del Biviere, il giardino che non c’era", edito dalla Silvana Editoriale. Vengo a presentare il mio giardino, immaginando una visita della fantasia, attraverso un giardino giovane, nato dal nulla, creato dall’amore di Scipione e mio per questa terra, la Sicilia, divenuta per scelta la nostra definitiva dimora. Cesare Brandi, il grande scrittore e critico d’arte, lo definì con queste parole: "è un giardino nato come per incanto".
Nel 1996 arrivò per la prima volta a visitarlo lo scrittore inglese Robin Lane Fox, professore di letteratura all’Università di Oxford; rimase incantato e scrisse un lungo articolo sul Financial Times dell’Ottobre 1996 nel quale si compiaceva per l’arduo lavoro di tanti anni e per aver creato un’oasi in un contesto tanto degradato. Mi piace immaginare che il lettore sia davanti al grande cancello verde scuro che chiude il bel portale in pietra bionda e pietra lavica, che si apre lentamente….. si trova improvvisamente davanti a tre fabbricati immersi nel verde, di un caldo color tra l’arancio e l’albicocca, tutti in posizione irregolare l’uno rispetto all’altro, quasi fossero delle quinte di una scena teatrale: la casa principale dove abitano i padroni di casa, la Locanda, così chiamata perché anticamente vi dormivano i cacciatori per essere suoi luoghi di caccia all’alba e la Cappella di Sant’Andrea, protettore dei pescatori. Li accolgo con entusiasmo e li faccio accomodare nella fresca Cappella per accennare loro la storia di questi luoghi. Il mito di Ercole e di Cerere, gli arabi ed un sistema di pesca unico al mondo,la malaria ed il prosciugamento: la fine di un mondo e l’inizio di un’epoca totalmente diversa. Il nostro arrivo nel 1968, le difficoltà, le fatiche, la speranza di ripartire. E poi la consapevolezza di dover restare e quindi il desiderio di creare un giardino.

Come fare e da dove cominciare?
Gli antichi moli del porto vennero utilizzati per accogliere una collezione di piccole piante grasse; i tanti viaggi negli orti botanici, i mille tentativi, le grandi difficoltà: mancanza d’acqua, il gelo invernale, il torrido ponente estivo. I mesi passavano e con i primi successi cresceva l’entusiasmo e la volontà di riuscire a vederlo questo nostro giardino nato solo dalla fantasia e dall’amore: le prime straordinarie succulente, vere statue di verzura circondate da gelsomini, da rose, da alberi in fiore, da palme, da rampicanti e da ricadenti ed in lontananza le dolci colline circostanti, la luce dorata dei tramonti ed a nord l’imponente mole dell’Etna. Nel 1988 la visita della Regina Madre d’Inghilterra fu un vero successo; poi il Principe Carlo e i Reali del Belgio. Grandi Giardini Italiani inseriscono il giardino come il primo in Sicilia, e poi l’arrivo di tanti visitatori da tutte le parti del mondo, pubblicazioni, riviste e guide italiane e straniere che lo citano.
Molti i volti noti di attori, scrittori, paesaggisti, botanici e di tanti appassionati di giardini.
Ogni volta che giunge un gruppo il ghiaccio è sciolto dopo pochi minuti, dopo poche parole; ogni volta è come ritrovare degli amici con i quali si ha in comune l’amore per la natura, per le piante, per i colori, per i profumi. Alla fine del giro li porto in una piccola stanza dove tengo le vecchie foto del lago, la casa nell’acqua, il porto con le barche, i primi interventi. Restano esterrefatti e si rendono conto del grande lavoro che sta dietro a questo giovane giardino.

Ritornando dalla fine del giro ci si ritrova sul grande terrazzo prospiciente l’ingresso dove s’innalzano dei cactus giganteschi, quasi dei guardiani armati della facciata. Le 4 solari piante di Pompelmi con i loro frutti gialli che restano per
mesi sulle piante, sono il simbolo della terra degli agrumi. Il cancello si riapre lentamente e tutti piano piano escono, scattando le ultime fotografie e salutando con la mano. Il cancello dopo poco si richiude ed io resto sola in questo mio giardino dolce e mai silente perché dal grande Bagolaro vicino alla Cappella si ode il cinguettio di decine di uccellini,
un coro gioioso e squillante, ulteriore saluto alla mia fatica.

 

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