La scala e l’ascensore. La dinamica interna del negozio di moda


La dinamica interna del negozio di moda

Testo Flavio Ferrari

Il “casual” elevato all’ennesima potenza, tradotto nell’impeto scatenato dell’energia pura. Ma in modo compatto, contenuto, durevole e non frutto di una vampata che in un attimo brucia tutto. Chissà che il creatore del marchio di moda “Diesel” avesse in mente proprio questo nello scegliere il nome.
Che peraltro è quello dell’ingegner Rudolf Diesel, inventore del sistema di combustione a iniezione e compressione che
non necessita di candela: motori resistenti e duraturi, relativamente “risparmiosi”.
Lo stile che è associato al nome è quindi quello che mira alla sostanza più che all’apparenza, alla resistenza nel tempo più che all’impatto momentaneo.
In questo negozio, tale “stile” si riflette anche nel vano ascensore. Le forme a cilindro dalle solide pareti esterne, d’un
rosso denso e concreto, misto di richiami alla terra e al metallo, esprimono forza e solidità mentre le due parti trasparenti contrapposte permettono di ammirare l’organizzazione espositiva frammista a elementi fotografici e scenografici del negozio. L’ascensore consente di godere la visione degli abiti non solo aggirandosi sui diversi piani, ma anche facendo scorrere la cabina verso l’alto o verso il basso. Le luci interne poste a corona, come i faretti esterni accentuano la centralità dell’ascensore nello spazio.
Questo diventa una specie di pistone esso stesso: lento e silenzioso nel movimento, imponente nel suo meccanico
movimento cui il colore rosso della capsula esterna dà un senso di dinamicità contenuta nella misura della sicurezza. E
la spirale della scala che si avvolge attorno ne sottolinea lo slancio verticale.

La nota marca di moda è commercializzata attraverso negozi che rappresentano uno stile: l’ascensore, nella sua imponenza verticale, fa parte di questo discorso estetico. La scala che si avvolge attorno al cilindro ne sottolinea la meccanicità.

Uno sguardo dall’alto sull’ingresso evidenzia la luminosità dell’insieme: le piante diventano mediatrici tra dentro e fuori. In alto: gli sbarchi dell’ascensore sono collegati ai disimpegni da passerelle, così l’installazione risulta esaltata
nella propria singolarità, e appare come un corpo aggiunto entro un edificio granitico. A destra: la breve scala che conduce dallo sbarco dell’ascensore alla quota della strada; le balaustre sono tutte in acciaio lucido e vetro fumé.
Pagina a lato, in senso orario: la vista frontale della porta evidenzia nell’ascensore il disegno tecnologico che si contrappone alle vicine superfici in pietra. I giochi di riflessi sulle superfici lucide. L’ingresso è caratterizzato dal corpo ascensore.

Questi finiscono per offrire un gioco di evanescenza in cui l’impianto ascensore accentua la propria leggerezza rispetto
alla petrosità delle pareti. E i corridoiponte agli sbarchi fanno sì che l’installazione risulti quasi estranea all’edificio, come
se vi si fosse inserito dopo la costruzione: ne guadagna in autonomia sul piano architettonico, come un gioiello tecnologico incastonato nei varchi di accesso, tra le solette. Un ascensore che proietta la propria luminosità sulle vicine superfici delle balaustre vitree e delle pavimentazioni, quasi scomparendo in esse.

 

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