La Cattedrale di Termoli

Cattedrale di Termoli

Edificata al centro del borgo antico, il luogo meglio difeso, la cattedrale occupa dalle sue origini il fulcro dell’abitato.Da
lì e dalla piazza antistante si sono sviluppati gli assi viari. Carattere eminente della navata è che la sua zona presbiterale è elevata e separata da una scalinata. L’intervento curato da Eugenio Abruzzini ha mirato al recupero dell’unitarietà.

Tentare di stabilire l’epoca in cui fu costruita la chiesa è molto difficile. E’ certo che all’inizio del XI secolo c’è una chiesa dedicata a S. Maria: cattedrale preesistente a quella attuale. Nell’XI secolo su tale edificio venne costruito un tempio di dimensioni maggiori (a cui appartengono mosaici ed absidi) che probabilmente andò distrutto e trasformato nei secoli successivi (XII e XIII) dando luogo alla cattedrale attuale.
Monumento unico nel panorama romanico locale, la chiesa ha sviluppo longitudinale, con tre navate scandite da pilastri cruciformi; è priva di transetto e triabsidata. Lungo il lato meridionale si affianca la cappella del Santissimo e, in corrispondenza della terza navata, il campanile.

La facciata della cattedrale, verso la piazza che
costituisce il centro dell’abitato.
L’altare avanza verso l’assemblea. I nuovi elementi si distinguono per il colore dalle preesistenze.
Sopra: metà della navata è occupata
da scalinata e presbiterio.
 

Lo spazio del presbiterio è amplissimo e appare eccessivamente rialzato rispetto all’area assembleare. L’interno ha subito nei secoli numerosi rimaneggiamenti, il più cospicuo e devastante dei quali nel XVIII secolo, quando subì una trasformazione barocca, rimossa negli anni ’30 del XX secolo. In quell’occasione vennero alla luce i resti delle absidi e dei mosaici pavimentali dell’edificio preesistente. Questo intervento, che fu realizzato essendo vescovo Mons. Oddo Bernacchia (1924-62) implicò un restauro stilistico radicale, con ricostruzione delle capriate della navata centrale, le colonne e il pavimento. Il presbiterio fu ampliato e sopraelev ato di 170 cm rispetto al piano dell’aula assembleare (si ipotizza che furono aggiunti sei gradini rispetto alla quota originaria del presbiterio) mentre fu abbassato il livello della chiesa inferiore.

Gli stalli sono in faggio; le parti chiare degli elementi
liturgici in pietra Apricena.
La grande scalinata. La
base dell’ambone è in Rosso Tramonto.

Gli undici gradini che separano la navata principale dal complesso presbiterio-absidi costituiscono l’immagine emergente dello spazio architettonico. L’intervento di adeguamento ha cercato di superare l’immagine di separazione introdotto dall’alta scalinata per ricomporre un’idea di unitarietà e di consentire un’individuazione visiva che esaltasse il "segno" costituito dai diversi poli liturgici. «Con dovuta umiltà – scrive il progettista dell’intervento,
arch. Eugenio Abruzzini – si è cercato di comporre le esigenze della "Chiesa oggi" evitando interventi non corrispondenti a una filosofia di conservazione del patrimonio, ma senza rinunciare ad innovare la qualità dello spazio in relazione alle azioni liturgiche».

L’ambone è posto sulla
scalinata per mediare la separazione con l’assemblea.
La custodia eucaristica si affaccia sotto un arco gotico nella navata laterale.

Le due navate laterali terminano con piccole absidi nelle quali sono stati collocati a destra il fonte battesimale e a sinistra la custodia eucaristica. L’altare è stato arretrato di circa 1,5 metri. L’ambone è stato posto come mediazione dialogica nei pressi dell’assemblea. Una loggia, posata sui gradini esistenti, ha ridotto almeno visivamente la separazione tra aula e presbiterio.

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