La capanna di vetro

Passione e tradizione

Era la residenza di campagna di famiglia. La cantina sottostante la villa è più antica e risale al Seicento: già a quei tempi custodiva preziose bottiglie di vino, frutto delle vigne assolate delle colline circostanti di proprietà. A fianco della villa, fu costruita più avanti nel tempo una casa rurale dei contadini, con stalla porticata e fienile al piano superiore, collegato tramite passaggi esterni alle cucine della villa stessa. Il giardino, che decorava e rinfrescava il lato sud della villa, comunicava con l’aia attraverso un orto ben coltivato

Progetto di Elisabetta Bertelli, architetto
Foto di Tiziano Canu

La villa, a cui è stata annessa la casa veranda, fu costruita nei primi anni del Settecento a San Carlo di Costigliole d’Asti. Era consuetudine familiare che fin da allora, chi della famiglia si avventurasse in viaggi per il mondo, ritornasse con qualche novità botanica da inserire con passione e curiosità tra le specie autoctone del giardino, allora all’italiana.
Il piacere di allora di godere la campagna è stato tramandato da generazione in generazione e si manifesta oggi in passione per una terra così ricca di tradizioni. Frutto di una ricerca appassionata dell’arte di vinificare, supportata
da una nuova scienza, è oggi il vino prodotto dalle stesse vigne d’allora.
I lavori di ristrutturazione negli anni Settanta riguardarono la casa rurale, con il fienile e la stalla che vennero trasformate rispettivamente in locali d’abitazione e degustazione vino.
Più tardi furono restaurate le volte in mattoni dell’antica cantina e fu creata una nuova zona parzialmente interrata, destinata, utilizzando nuovi macchinari computerizzati, ad una prima fase della vinificazione dell’uva.

Si verificò poi uno sconvolgimento paesaggistico nell’area a nord, la più privata, prediletta da bambini e nonni perché fresca d’estate. Il prato che ospitava alberi di ciliegie, d’albicocche e di fichi, tra casa e vigna, era il luogo di
tutti i giochi dei primi pomeriggi d’estate.
La nuova cantina fuoriusciva dal terreno di circa un metro e mezzo, ricoperta in piano da materiale laterizio. Non solo era esteticamente inadeguata nella sua parte visibile, ma si surriscaldava all’interno nelle ore calde, causando un drastico sbalzo di temperatura, disturbando il vino nel delicato processo di fermentazione. La soluzione
poteva nascere dalla ricerca di equilibrio tra paesaggio e costruzione nuova, tra micro e macroclimi, naturali e indotti, tra i faticosi ritmi di lavoro all’interno della cantina e la tranquillità rigeneratrice delle colline circostanti.

In queste pagine: il gazebo dalla forma circolare è protetto dalla luce del sole da tende avvolgibili con rullo a
vista in tessuto screen colore grigio-bianco.
Il telaio è applicato al serramento tramite calamite. Le luci sono su disegno della progettista, le sedie pieghevoli sono usate all’interno e all’esterno della casa. Il divano rivestito in stoffa color albicocca si trasforma in letto
supplementare, come il futon con struttura su disegno. La dispensa dal sapore esotico è indonesiana.
Le panche e il tavolo di recupero sono inglesi.

La decisione fu di interrare completamente la copertura della nuova cantina nascondendola con un prato, per riportare una più fresca temperatura nei locali sottostanti e per creare una barriera ai possibili rumori provocati dai macchinari all’interno della nuova cantina.
Vennero ripiantati alberi da frutta ma la antica sensazione di pace, riparo, ritrovo di gioco, sembrava comunque persa.
Per recuperarne il sapore si è pensato di crearvi ex novo una costruzione che ne richiamasse le caratteristiche: un gazebo.
Concepito come giardino d’inverno della villa, ha finito per vivere di vita propria quando ha preso la fisionomia di appartamento autonomo con camera da letto, spazioso bagno e angolo cottura. Il vivere tra il verde vibrante degli alberi, sotto il cielo mutevole delle colline del Monferrato, dietro cui si stagliano le Alpi e la vetta del Monviso.
Qui i colori del sole e del cielo, la luna e le stelle che brillano attraverso i vetri e che si aprono un varco attraverso la copertura in rame del gazebo, dipingono letteralmente le pareti interne, riflettendosi infinitamente nelle specchiature dei vetri delle finestre.
Si ha l’impressione di una grande simbiosi con la natura che da un lato ci fa sentire inseriti come protagonisti nelle proprie mutevoli scenografie e dall’altro sembra invadere con piacevole forza l’intimità della casa.

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