Intervista:

Approfondimenti Tecnici
Intervista all’architetto Claudio Salocchi

Abbiamo intervistato un noto architetto e docente per farci raccontare come interpreta il progetto mansarda.

Awell-known architect, who teaches architecture at Milan Polytechnic, explains his idea of attic apartments in our interview.

Intervista a cura di: Fabio Bergallo

Quali sono gli aspetti più salienti dell’attuale normativa tecnica sugli spazi mansardati?
Negli ultimi anni diverse regioni italiane hanno dato luogo ad apposite leggi che regolamentano interventi di recupero a fini abitativi dei sottotetti. La riutilizzazione di questi volumi ha consentito il contenimento dell’uso del territorio, ottimizzando e rivitalizzando il patrimonio esistente del costruito, sia già abitato che, a maggior ragione, potenzialmente abitabile. La riqualificazione di questi spazi è indispensabile soprattutto nei centri storici di cui sono ricche le città e i paesi a tutte le latitudini della nostra penisola. Tale necessità è ormai riconosciuta a tutti i livelli istituzionali e da tutte le categorie coinvolte, ed è probabilmente per questo motivo che, ad esempio in Lombardia, si è tornato a fare chiarezza sulle norme che regolamentano gli interventi. È da poco infatti entrata in vigore la nuova legge regionale 20/2005 che dovrebbe mettere fine alle controversie createsi sull’argomento nel corso dell’anno passato, dopo la parziale limitazione della famosa legge 15/1996 che tanti recuperi aveva permesso, insieme, nessuno lo nega, a moltissimi abusi. Non vorrei, però addentrarmi nello specifico della normativa, ma meditare, invece ancora una volta su un problema generale quanto fondamentale e che riguarda, proprio nello specifico italiano un po’ tutti gli interventi
nel paesaggio architettonico e naturalistico. In Italia tutto è paesaggio e molto è stato danneggiato o è rimasto sotto qualificato nel corso della seconda metà del ‘900.

What are the salient aspects of the current technical regulations regarding attics?
Over the last few years, a number of Italian regions have established regulations regarding the restoration of attics destined for living purposes. The use of such spaces has meant there has been a reduced need for new constructions, given that the existing heritage has been used to the full, whether this be already inhabitable or not. Promoting the use of these spaces is essential in Italian city centres, where attics are commonly found. This is now a recognised need amongst all institutional levels and amongst all the sectors involved, and it is probably for this reason that regulations are being made easier to understand, in Lombardy for instance. Indeed, the new regional law 20/2005 has recently come into effect, which ought to put an end to controversies that surfaced last year: the partial limitation of the 15/1996 law had allowed for many restoration projects on the one hand but also many unauthorised building projects on the other. I do not wish to go into the details of the norm, but would rather look at a general, albeit fundamental, problem that has to do with almost all projects regarding the architectural and naturalistic Italian landscape.
Everything in Italy is landscape, and much of this has been damaged or poorly managed during the second half of the twentieth century.

Eccesso o mancanza di regolamentazione?
Io penso che come sempre alla base di tutto ci sia una questione culturale, e che al di là della generale sordità e aridità delle norme, la buona o cattiva progettazione non dipenda dai regolamenti edilizi. È chiaro invece che, come
sempre avviene, la qualità del progetto e il risultato finale, dipendano dalla qualità dei progettisti. In linea generale ancora potremmo dire che la questione del recupero dei sottotetti è o dovrebbe essere del tutto assimilabile a quella
del restauro e del recupero del patrimonio storico-architettonico. Varrebbero dunque per me tutti i buoni principi di una giusta ristrutturazione e di un valido restauro così come ha insegnato a tutto il mondo la “scuola italiana”, da Albini, da Scarpa, dai BBPR, e da Liliana Grassi in poi: tutti grandi progettisti che hanno potuto fare “grandi” interventi di riqualificazione e adeguamento sul patrimonio architettonico italiano anche grazie all’assenso e al contribuito di Sovraintendenze illuminate. Ecco dunque il fatto importante di come anche i progettisti non possano e non
debbano essere ed agire da soli. Maggiore attenzione forse allora dovrebbe rivolgersi proprio al tipo di interlocutori pubblici che i vari operatori privati dovrebbero incontrare sulla loro strada. Si potrebbero probabilmente studiare
percorsi che facilitino il dialogo, rendendolo più diretto, più snello, oltre che meno fraintendibile e aggirabile: rendere possibile, insomma, il dibattito diretto tra progettisti e commissioni di controllo; avere commissioni qualificate e
autorizzate a giudicare e, financo a stimolare la qualità architettonica degli interventi e dei progetti presentati. Forse è ancora un’utopia, ma in alcuni paesi all’estero questa possibilità e questo metodo esistono già e magari anche in Italia (basti pensare ancora una volta alla consapevolezza acquisita in generale negli ultimi trent’anni sul tema del restauro e della conservazione) si può sperare che si arrivi presto a nuove “regole”, a nuovi soggetti! O che ci si torni in qualche modo (attuale), dato che le “Commissioni d’ornato”, benemerite antenate delle nostre commissioni edilizie, fino al primo novecento, erano state capaci di giudicare l’integrità dei nostri centri storici.

Is this because of an excess or lack of regulations?
I believe that the bottom line is cultural, and that good or bad planning does not depend on building regulations. What is clear is that the quality of a project and the end result depend on the quality of the designers. Generally speaking, we could say that attic renovation should be entirely assimilable with that of the restoration and renovation of our historical/architectural heritage. This means that all the fine principles of proper renovation and worthwhile restoration that the ‘Italian school’ has taught to the world stand, from Albini, to Scarpa, BBPR, Liliana Grassi and so on, all of whom are renowned designers who have carried out major upgrading and adjustment projects on Italy’s architectural heritage, thanks also to the approval and contribution of enlightened bureaus. This illustrates why designers can not and should not act alone. Better communication is required between public and private operators. It needs to be more direct, more streamlined, and less ambiguous. In short, what we need is direct discussion between designers and control committees. These qualified committees need to promote and stimulate architectural quality. Perhaps this is still a Utopia, yet in some countries this way of thinking is already a reality. Or do we need to return to the past and the
‘Commissioni d’onorato’, the predecessors of our building committees, which up until the early 1900s were able to maintain the integrity of our historical city centres?

Nella foto a destra: In questa ampia mansarda open space, ristrutturata dall’architetto Claudia Ponti, tutto ruota intorno all’angolo pranzo. Le travi in legno sono quelle originali e sono sate trattate prima con una sabbiatura e, successivamente, con un’impregnatura a base di cera, per proteggerle inalterate nel tempo.

Nell’ambito più prettamente progettuale, come è possibile evitare errori grossolani nell’affrontare un progetto di riqualificazione di uno spazio mansardato?
Ritornando finalmente allo specifico dello “spazio mansarda”, più che fare una difficile casistica degli errori che si commettono nel recupero dei sottotetti, vorrei riuscire a inquadrare la questione fondamentale nel progetto di
riqualificazione di questo spazio peculiare. C’è, in buona sostanza una vocazione intrinseca che va prima di tutto riconosciuta e condivisa fin dalle scelte iniziali, in primo luogo da chi sceglie di vivere o acquistare una mansarda.
Sbagliato sarebbe confondere le prestazioni di un appartamento in mansarda da quelle di uno “tradizionale”. Scherzando si potrebbe dire che da sempre in mansarda bisogna stare attenti a non picchiare la testa; parlando sul serio, si deve aggiungere che, prima di un Genius Loci storico-regionale, lo spazio mansarda ha un suo Genius Loci tipologico, una sua personalità materiale e immateriale che non va tradita ma interpretata nella sua eccezionalità. Tutto questo è possibile attraverso l’uso di un linguaggio progettuale capace di tradurre le nuove destinazioni, conservando e modificando nello stesso momento e in sinergia, mettendo in dialogo, in modo stimolante come in
tutte le situazioni “difficili”, forma e funzione, spazi e modi di vivere. Il riconoscimento a tutti i livelli anche di questa peculiarità rende forse anche più facile il dialogo tra le parti, con tutto il vantaggio di buoni risultati rispettosi
dell’ambiente.

With regards design, how can one avoid blunders when designing and upgrading an attic?
Coming back to the attic, rather than listing mistakes made when renovating attics, I would like to try to focus on the key question regarding the upgrading of this peculiar space. Basically there is an intrinsic vocation that needs to be recognised and shared with those who decide to live in or buy an attic. It would be wrong to confuse the attributes of an attic apartment with those of a traditional apartment. The genius loci of attics are both historical and typological; they have a material and immaterial personality that needs to be addressed. All this is possible if we use a design language that is able to provide a balance between the form and function of the new rooms.

“Scherzando si potrebbe dire che da sempre in mansarda
bisogna stare attenti a non picchiare la testa”

Carlo Scarpa

Architetto e Designer italiano (Venezia 1906 – Tokyo 1978). Pur richiamandosi nello stile ai grandi maestri come Wright e Mondrian, si colloca in una situazione isolata rispetto alle operazioni culturali del Movimento Moderno, per la ricerca assidua della perfezione qualitativa e formale, attuata attraverso una notevole sensibilità metrica e un attento studio dello spazio e dei particolari tecnici. Professore presso l ‘Istituto Superiore di Architettura di Venezia, si dedicò quasi esclusivamente agli allestimenti di mostre ed esposizioni , al restauro di antichi complessi e alla costruzione di edifici d’abitazione di piccole dimensioni.

Tra le numerose opere si ricordano: a Venezia , la mostra di Klee (Biennale 1948), la villa Guarneri al Lido (1948), la sistemazione e il restauro della gipsoteca canoviana di Possagno (1957), di c a ‘ f oscari , del palazzo q uerini s tampalia e del Museo Correr (1959), il negozio della o livetti in piazza S. Marco (1959) e la sala italiana alla Biennale del 1968; a Conegliano, la villa Zoppas (1948); a u dine , la casa Veritti (1955-60); a Verona, la sistemazione del Museo di Castelvecchio (1964) e la sede della Banca Popolare di Verona (1972-80), completata dopo la sua morte da Arrigo Rudi; ad Altivola, Treviso, la tomba monumentale b rien (1970-75); a Bardolino, Verona, la casa Ottolenghi ( in collaborazione 1974-79).

E nell’ambito più specifico della spazialità cosa consiglierebbe?
Proprio sul filone di questo ragionamento, potremmo fare un passo successivo in chiave progettuale sottolineando l’importanza di interventi che privilegino la fluidità e la continuità tra gli ambienti, interventi capaci di aprire e mettere in collegamento gli spazi. È possibile e, per molte ragioni più giusto dare forma allo spazio, ad esempio, attraverso elementi di arredo polifunzionali. Ho avuto modo di sperimentare quanto sia valido questo discorso, non solo per i sottotetti riutilizzati come appartamenti a sè stanti, ma anche nell’altra casistica fondamentale che è quella dell’ampliamento di uno spazio sottostante. Allora, ad esempio un collegamento verticale che diventa punto nevralgico del progetto, pur senza intaccare le strutture preesistenti, può svilupparsi come discorso bene accolto anche dalle Sovraintendenze.

What is your advice with regards spatiality then?< /strong>
I believe continuity between rooms is of the essence. Space should be shaped using multifunctional furniture,
and I have been able to try this out not only in attics used as apartments but also in the case of projects that seek to enlarge the space underneath them.

Potrebbe elencare alcune linee guida per il progettista, a suo avviso fondamentali?
Per concludere davvero, pur in questa prospettiva di libertà e dibattito, potremmo puntualizzare alcuni parametri fondamentali, da cui, soprattutto in funzione stimolante e incentivante, certamente non si dovrebbe prescindere: -rispetto delle volumetrie, delle altezze proprie e del contesto;
-uso di materiali nuovi , da quelli bio-compatibili per la salubrità dell’ambiente a quelli più prestazionali per un maggiore isolamento termo-acustico e un più forte risparmio energetico (non dimenticando le occasioni che finalmente
si stanno aprendo anche nell’uso delle energie rinnovavibili, con soluzioni finalmente estetico-compatibili!).
-uso di materiali e prodotti ignifughi per la sicurezza, che limitino pericoli di combustibilità per tetti che sono per la maggiorparte in legno;
-attenzione e rispetto della statica dell’edificio, soprattutto in presenza di sismicità del territorio;
-uso privilegiato di strutture leggere, intendendo non solo sezioni ridotte all’essenziale, ma anche la scelta di ancoraggi a secco attraverso l’utilizzo di materiali come ferro e legno, capaci poi di entrare anche in un migliore rapporto dialogico con le strutture preesistenti, consistenti di solito in strutture di mattoni, sasso o cemento;
-limitare al minimo, se non escludere l’uso dei divisori in mattoni o laterizio -spingere al massimo la fantasia nel disegno di elementi di arredo che articolino e sfruttino tutto lo spazio.

Claudio Salocchi

Claudio Salocchi è nato a Milano. Laureato in architettura al Politecnico di Milano. È stato Vice-Presidente dell’Adi – Associazione per il Disegno Industriale. Ha svolto attività didattica all’Istituto Professionale di Stato del Mobile e dell’arredamento di Lissone e presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Commissario in numerose Sezioni di Laurea in Architettura e Design. Membro di diverse giurie di Industrial Design, in Italia e all’estero. Interessato a problemi della creatività
e della progettazione globale, opera in campo internazionale nei settori dell’architettutra, dell’interior design e dell’industrial design. Vincitore del premio Compasso d’Oro e più volte segnalato
e premiato in varie manifestazioni di design.

Claudio Salocchi

Curriculum Cronologico
Cliccare qui sopra per leggere il Curriculum di Claudio Salocchi

Could you list what you believe to be the key points a designer should follow?
Yes, they are as follows: – respect for volumes, heights, and setting;
– the use of new materials, from eco-friendly ones for a healthy setting to those with good performance for better thermal and acoustic insulation coupled with high energy savings (not forgetting the various possibilities with regards renewable energy that are being made available, and which are also ‘looks’- friendly);
– the use of fireproof materials that limit the risk of fire given that roofs are mostly made of wood;
– care and respect for the building’s static quality, especially in seismic regions;
– a privileged use of light structures, which also refers to the use of materials such as iron and wood;
– limiting as far as is possible, if not excluding, the use of brick partitions and making the most of elements that define and exploit the space.

 

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