Improvvisamente un’estate ligure

Un rustico ristrutturato a Santa Margherita Ligure, nel golfo del Tigullio

Il sapore dell’estate in Liguria può essere gustato per la durata dell’intero anno, basta circondarsi dei colori, dei profumi e dell’essenza dell’estate stessa regalando così ad un luogo speciale, come è questa cucina rustica, una piccola parte della magia della stagione più ricca e bella dell’anno.

Progetto degli architetti Giancarlo Lassa e Graziana Scalese con la collaborazione dell’arch. Mario Friburgo
Servizio di Luisa Carrara
Foto di
Athos Lecce

Blu e bianco ed insieme il caldo colore del cotto. E poi ancora blu e tanto bianco, sparsi, qua e là a rincorrersi nel progetto cromatico che ha caratterizzato questa cucina di sapore rustico ricavata in un rustico settecentesco dell’entroterra ligure che ha saputo catturare un po’ della magia dell’estate. Tutto è un insieme di elementi, o meglio, trattandosi di cucina, di “ingredienti” perfettamente dosati per definire e realizzare un insieme armonico e gustoso: dai mobili settecenteschi
(contemporanei alla costruzione dell’edificio originario) in legno massiccio ai preziosi lavandini in marmo genovesi, per passare al cotto antico dei pavimenti alle piastrelle, settecentesche anch’esse, di provenienza napoletana con cui sono stati rivestiti tanto il muro dietro il piano di lavoro della cucina che il boccafuoco del camino ad angolo che ravviva e riscalda (e non solo dal punto di vista della temperatura) l’intero locale.E trattandosi di una “conserva” di estate, quell’ineffabile ma necessario “pizzico” di solare allegria e buon umore così tipico della bella stagione, viene dato dall’imprevisto utilizzo del colore blu ripreso nella tonalità dalle piastrelle antiche, con cui sono stati rifinite le tradizionali
sedie con nodo d’amore e le grandi ed antiche travi in legno del soffitto.

«Il fascino del camino acceso con il boccafuoco decorato con piastrelle del settecento napoletano…»

Nelle foto: Panorama del golfo di Santa Margherita; Nell’immagine grande e nel particolare, una suggestiva inquadratura del camino acceso, con il boccafuoco decorato con piastrelle del settecento napoletano.

V iew of the gulf of Santa Margherita. Big picture and detail, a nice view of the fireplace with opening decorated using 18th-century neapolitan tiles.

Summer in Liguria can be had all year round. Simply surround yourself with the colours and scents of the season to give a special area, that summer feel. Blue and white with the warm colour of terracotta; and then more blue and lots of white providing that touch of summer magic to this rustic kitchen in an old 18th century building of the Ligurian hinterland. The tasteful and well-balanced effect is created by carefully arranged elements or ‘ingredients’ (given that we are talking of
kitchens): 18th-century furniture (contemporary at the time of the building’s construction) in solid wood, elegant Genoese marble sinks, old terracotta floors, 18thcentury Neapolitan tiles used to decorate the wall behind the kitchen worktop and the opening of the corner fireplace that provides warmth and brightens up (not only in terms of temperature) the entire room. Given that this is a summer ‘preserve’, that indefinable touch of cheerfulness and high spirits so typical of the sunny season is provided by an unexpected use of blue seen in the old tiles used to finish the traditional chairs with truelove
knot and the large old wooden beams of the ceiling.

Vetri sul mare

Un Comune di antica tradizione ceramica L’artigianato ceramico è stato sempre uno degli elementi trainanti dell’economia vietrese. La documentazione scritta più antica risale al sec. XV, quando venivano prodotte langelle di nuda terracotta. In quegli anni Vietri è solo uno dei tanti centri di una più vasta realtà produttiva, che toccava Nocera, Cava, Salerno. Tra l’altro privo della materia prima, l’argilla, di cui, invece, erano particolarmente ricche Nocera e Salerno. Ma coi secc. XVI-XVII si assiste ad una evoluzione della struttura produttiva vietrese in chiave protoindustriale. La felice posizione di Vietri sul mare all’interno del commercio tirrenico, il diretto rapporto degli opifici con la spiaggia, centro gravitazionale della locale economia, il naturale apporto idrico che alimentava la forza motrice degli opifici, le retrostanti colline ricche
di legname, la formazione di una locale classe imprenditoriale molto attiva, particolarmente legata al commercio con la
Sicilia, la Sardegna, la Toscana, la Liguria, sono tutti elementi che favorirono lo sviluppo delle locali faenzere.

I motivi decorativi tradizionali si rifanno ad una realtà arcadica, al di fuori del tempo e dello spazio, schematizzati nel segno del particolare decorativo. Pastori e contadinelle, paesaggi agresti, chiesette di campagna, casolari, animali che popolano lontane foreste, estranee al reale paesaggio vietrese, fatto di sole e di macchia mediterranea, che si staglia sul fondale azzurro del cielo che si fonde col mare. Sono questi i colori ripresi dalla tavolozza vietrese, filo conduttore d’una tradizione che si rinnova, nel decoro e nella forma, ma che non tradisce mai la qualità della materia, legata alla corposità dello smalto ed alla velocità delle ampie campiture di colore, alla cui stesura si adattano il gesto veloce della spugnetta o del pennello e l’agile gioco del polso.

“…Le piastrelle settecentesche di provenienza napoletana con cui sono stati rivestiti tanto
il muro dietro il piano di lavoro della cucina che il boccafuoco del camino ad angolo…”

Protagonisti sono il blu e il bianco, ed insieme il caldo colore del cotto. Sono abilmente miscelati nel progetto cromatico
che ha caratterizzato questa cucina ricavata in un rustico settecentesco dell’entroterra ligure

Blue and white, with the warm colour of terracotta are the key players here. These have been skilfully used in the colour scheme for this kitchen in an old 18th-century house of the Ligurian hinterland.

Il golfo del Tigullio

Santa margherita è situata sulla riviera di levante nella parte meridionale del promontorio di portofino e nella parte più interna del golfo del tigullio. L’abitato è esposto ad est ed è circondato da colline ricoperte di vegetazione mediterranea sulle quali si trovano ville e lussuosi edifici della belle époque. Parte del territorio comunale è compreso nel parco naturale regionale di portofino. Il porto di santa margherita ligure, ancorché utilizzato per ormeggiare lussuosi yacht accanto ai più tradizionali pescherecci è soggetto ad una servitù militare che di fatto ne ha impedito il pieno sfruttamento ai fini turistici come invece è avvenuto in altre località del levante. Una parte del territorio comunale di santa margherita ligure è compresa nel parco naturale regionale di portofino.

Le ricette tipiche
La preparazione del pesto alla genovese

Per fare il vero pesto alla genovese occorrono un mortaio di marmo e un pestello in legno, tanta diligenza e pazienza. La prima ricetta scritta del pesto che ci è giunta risale alla metà dell’800 e da allora, salvo sbrigative profanazioni nella tecnica d’esecuzione, non è cambiata. Per prima cosa bisogna lavare in acqua fredda quattro mazzi di basilico, naturalmente genovese dop, e poi metterli ad asciugare su un canovaccio, nel frattempo nel mortaio si deve pestare uno spicchio d’aglio ogni trenta foglie , la ritualità sta anche nelle dosi. L’aglio deve essere dolce, non deve prevalere pur facendosi sentire nel sottofondo…insomma non può mancare! E non deve mancare neppure il sale grosso, aggiungetene qualche grano. A questo punto, ma non tutte insieme, vanno aggiunte le foglioline e si inizia con un dolce movimento rotatorio e prolungato a pestarle nel mortaio. Ricordatevi che gli oli essenziali del basilico sono conservati nelle venuzze delle sue foglie e che per ottenere il miglior gusto, bisogna non pestare gravemente ma ruotare leggermente il pestello in modo da stracciare, non tranciare, le profumate foglioline.

Il suono del pestello di legno contro i bordi del mortaio accompagnerà il nostro lavoro. Quando il basilico stilerà un liquido verde brillante sarà il momento di aggiungere i pinoli, una manciata. I pinoli che ammorbidiranno e amalgameranno la salsa, le regaleranno quel bouquet gentile che fa da contraltare all’aglio, sono un di più, il tocco d’artista. (quelli di qualità migliore sono nazionali) è giunto il momento dei formaggi: parmigiano reggiano e pecorino sardo, entrambi dop, adeguatamente stagionati. Ed infine l’olio extravergine d’oliva, versato a goccia, naturalmente italiano dal sapore non particolarmente aggressivo, non particolarmente intenso, ideale per sposare tutti gli ingredienti senza sopraffarli. Un’ultima raccomandazione: la lavorazione deve avvenire a temperatura ambiente e deve terminare nel minor tempo possibile per evitare problemi di ossidazione. A questo punto il pesto è pronto e può essere utilizzato per condire le trofie, le trofiette, le trenette avvantaggiate (cioè con patate e fagiolini), i mandilli de saea, veri must della nostra cucina, e perfezionare il minestrone. Oggi, nell’era della fretta, per fare il pesto si usa anche il frullatore, ma la migliore soluzione è sempre quella… "all’antica" !!!

tratto da CONSORZIO DEL PESTO GENOVESE

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