Il primato del tessuto italiano

CONVEGNO DEL C.I.S.S.T.

Sopra: tunicella in taffetas laminato ricamato, datata 1830 (Udine, Basilica della Beata Vergine delle Grazie). A destra: pianeta Archinto, in raso ricamato su fondo oro, seconda metà del XV secolo, parte anteriore; ricamo raffigurante un diacono (Novara, Cattedrale di Santa Maria Assunta).
(Da “Il ricamo in Italia dal XVI al XVII secolo”, Novara, 2001).

Già nel secolo XIV i tessuti italiani sembrano godere di grande stima in tutta Europa. Come negli altri ambiti dell’espressione artistica, anche nella tessitura e nel ricamo il patrimonio accumulato nei secoli è immenso. Un convegno a Novara ha concluso un ventennio di attività del C.I.S.S.T., l’organismo che ha rilanciato la cultura del tessuto in Italia. «La presenza in Romania, come in Polonia, di numerosi tessuti prodotti in Italia nella prima metà del XVI secolo conferma il primato dei prodotti tessili italiani in Europa»: lo ha detto Flavia Fiori nell’ambito del VII convegno del Centro Italiano per lo Studio della Storia del Tessuto (C.I.S.S.T.) sul “Ricamo in Italia dal XVI al XVII secolo” svoltosi a Novara nel 1999. La d.ssa Fiori, studiosa e ricercatrice, curatrice con Margherita Accornero degli Atti del convegno (pubblicati alla fine del 2001), dirige il museo parrocchiale di Oleggio (NO), piccolo ma prezioso testimone della storia di una comunità che in epoche passate contendeva a Novara il primato economico della zona. Il C.I.S.S.T. nacque nel 1978 “per volontà di un gruppo di storici italiani nel tentativo di migliorare e successivamente potenziare l’allora grave situazione del patrimonio tessile italiano”, come recita il dépliant che promosse l’iniziativa al suo sorgere. Cristina Aschengreen Piacenti, che ha diretto il C.I.S.S.T. negli ultimi anni, ha tirato le somme dell’attività svolta: «Siamo riusciti a organizzare sette convegni, una serie di corsi su argomenti tessili, un censimento del patrimonio librario sui tessili in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Sicilia, sei numeri di un notiziario, seguito da cinque della rivista “Arte Tessile”, oltre a seminari, lezioni e visite guidate organizzate dalle singole sezioni». Con sede in Firenze, il C.I.S.S.T., ha raccolto circa 200 tra storici, museografi e museologi e ha svolto in Italia un’attività simile a quella del Centre International des Etudes Textiles che ha sede in Lione presso il Museo del Tessuto. «Il C.I.S.S.T. – spiega Flavia Fiori – ha colmato il vuoto culturale su questa materia. Ora possiamo dire che quanto a conoscenza consolidata e capacità di indagine ci troviamo sullo stesso livello degli altri paesi europei».

E l’attività di ricerca sino ad ora coordinata dal C.I.S.S.T. in tutta Italia, verrà continuata a livello locale. Il volume degli Atti raccoglie contributi di alto valore scientifico che vanno da un’attenta analisi della pianeta Archinto, in raso ricamato su fondo oro, un oggetto del sec. XV che occupa una posizione preminente nel Tesoro del Duomo di Novara (studiato da Mario Perotti e Flavia Fiori), alla pianeta di Gravedona proposta da M. Teresa Binaghi, alla descrizione di alcune tovagliette rinascimentali firmate, della seconda metà del XVI secolo, proprietà della Galleria Regionale di Sicilia (presentata da Elvita d’Amico); da uno studio sullo stendardo della Compagnia del Santissimo Sacramento di Campertogno (Anna Maria Colombo) a un excursus su ricamatori e ricami a Genova e in Liguria, di Maria Cataldi Gallo; da un’esposizione sul repertorio dei tessili ricamati dal laboratorio di Restauro Tessili dell’Abbazia “Mater Ecclesiae” del Lago d’Orta a una presentazione di alcuni ricami liturgici delle chiese cracoviane dei Camaldolesi e dei Domenicani (esposta da Joanna Lukaszewka e da Anna Propkowicz) e diversi altri studi esposti da Paolo Peri, Elvira D’Amico, Marialuisa Rizzini, Anna M. Colombo, Emiliana Mongiat, Marzia Cataldi Gallo, Alessandra Geromel Pauletti, Daniela Degl’Innocenti, Laura Borello, Paolo Venturoli, Francesca Piovan, M. Beatrice Bertone, Marco Canali e Gian Vittorio Moro. Il volume risulta quindi assai ricco di informazioni: da quasi un secolo non uscivano studi così approfonditi sull’argomento tessuti e ricami. Come mai la maggioranza dei tessuti di cui si parla sono quelli di vesti e paramenti liturgici? «Sono questi i più documentati e i più facilmente accessibili» spiega Flavia Fiori. Non c’è museo ecclesiastico che non abbia una certa dotazione di tessuti. In particolare la Diocesi di Novara nel corso degli ultimi dieci anni ha studiato con attenzione il suo patrimonio tessile. Nel suo intervento don Carlo Scaciga, Delegato Vescovile per i Beni Culturali Ecclesiastici di Novara, ha rievocato le tappe di questo ventennale cammino di riscoperta e valorizzazione del tessile a Novara. Da una serie di mostre tenute negli anni Ottanta al ponderoso studio realizzato nel periodo 1993-94 sul quarto centenario dell’ingresso del vescovo riformatore Carlo Bescapè nella diocesi. Bescapè promosse una vera e propria rivoluzione nella paramenteria ecclesiastica, ampiamente documentata nel volume “I tessili nell’età di Carlo Bescapè vescovo di Novara (1593-1615)”. Nella sua prolusione Don Scaciga ha affermato: «Si registra una nuova attenzione al ricamo inteso non solo come attività artigianale, sia pure di altissimo livello, ma come elemento integrante della cultura del tempo e delle sue espressioni artistiche (decorazione, pittura, scultura)…. Oltre all’interesse scientifico, si può affermare che sta sorgendo in diocesi una nuova sensibilità nei confronti delle suppellettili tessili, ora guardate con maggiore attenzione anche da parte delle comunità cristiane, che sono condotte a scorgervi il segno di un passato ricco di memorie. Il che rappresenta un esito davvero interessante anche per il lavoro di ricerca che, senza rinunciare alle proprie caratteristiche di scientificità e di rigore, ha una ricaduta nella realtà e offre concreti stimoli di conoscenza e di tutela».

 

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