Giuseppe Lupo, Presidente di AssoAscensori

Giuseppe Lupo, Presidente di AssoAscensori, Associazione Nazionale
Industrie Ascensori e Scale Mobili – aderente a Federazione ANIE

Da questo numero la pagina di apertura sarà dedicata all’approfondimento delle tematiche fondamentali per il progetto, la tecnologia, l’aggiornamento di ascensori, scale e corsie mobili, a cura delle Associazioni di Categoria. Il primo Ospite è l’Ing. Giuseppe Lupo, Presidente di AssoAscensori. In questo modo offriamo al Lettore un dibattito aperto, informato e competente a cura dei protagonisti del settore.

Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini, direttore

Il parco ascensori nel nostro Paese è particolarmente antiquato, quali rischi comporta questa situazione?
Il parco ascensori italiano è molto vasto: 800 mila unità delle quali 700 mila sono state prodotte e installate prima del DPR 162/99, la legge che, recependo la direttiva europea 95/16 sulla sicurezza, regolamenta l’utilizzo degli ascensori. Va in particolare notato che gli impianti di più di 20 anni sono 450 mila e quelli che superano i 30 anni sono circa 250 mila. La nostra Associazione ha individuato 8 punti di rischio per gli impianti installati prima dell’entrata in vigore della direttiva, dei quali 3 sono particolarmente rilevanti.
Giuseppe Lupo

E quali sono?
Il primo punto critico è quello derivante dalla mancanza di precisione nell’arresto della cabina. Se questa si arresta a più di 10 mm sopra o sotto il piano di arrivo, il gradino che si crea può dar adito a difficoltà per i diversamente abili e a rischi di inciampare per chiunque altro. Gli ascensori nuovi per la maggior parte sono dotati di doppia velocità, così che,
nell’avvicinarsi al piano, la cabina rallenta e questo facilita l’allineamento. Ma vi sono 250 mila ascensori elettrici a una
sola velocità: viaggiano a 1 m/s, l’arresto avviene bruscamente e di conseguenza l’allineamento può essere molto
impreciso. Si calcola che il 30% degli incidenti nell’uso dell’ascensore sia conseguenza della mancanza di precisione nell’allineamento della cabina al piano. Perché un ascensore sia sicuro, chi lo usa deve avere la garanzia di non essere esposto a incidenti di questo genere.

Qual è il secondo punto?
L’assenza di adeguati dispositivi di protezione contro gli urti per le porte di tipo automatico. In caso di porte di cabina o di piano automatiche, molto spesso si verifica la situazione in cui, in fase di chiusura porte, l’utente si trovi ancora a transitare e venga urtato dalle antine in movimento. In questo caso entra in funzione un dispositivo che provoca la riapertura delle porte. Tuttavia nella maggior parte degli ascensori installati, i dispositivi di riapertura entrano in funzione solo dopo l’urto oppure hanno un campo di protezione estremamente ridotto (fotocellula a singolo raggio posta ad un’altezza di 20-30 cm dal pavimento). In questi casi, può accadere che chi non entra a tempo, subisca dei colpi, tali anche da provocare caduta (stiamo parlando di circa il 20% degli incidenti che interessano gli utenti). Le soluzioni oggi adottate, invece, prevedono l’installazione di un dispositivo elettronico a barriera ottica a tutta altezza,
così che ovunque si trovi un corpo intermedio, la sua presenza provochi la riapertura delle porte prima che le antine arrivino a urtare il passeggero.

Il terzo punto qual è?
La mancanza di illuminazione di emergenza e l’impossibilità di collegarsi all’esterno in caso di arresto nella corsa dell’ascensore, possono avere anche conseguenze mortali.
È successo di recente in un ospedale ad un paziente che, rimasto bloccato in ascensore, è deceduto perché non è stato
possibile raggiungere la sala operatoria in tempo.
Inoltre l’ascensore bloccato, l’oscurità e l’impossibilità di comunicare con l’esterno creano un ambiente ostile, generando
una situazione di rischio soprattutto ai cardiopatici e a chi soffre di claustrofobia. L’unico dispositivo di cui disponevano gli ascensori prima dell’entrata in vigore della nuova normativa era un campanello più o meno rumoroso ubicato nell’atrio dell’edificio.
Ma questo è ben poco. Basti pensare che nel 2002 il Tribunale di Torino ha condannato a 5 mesi di reclusione un manutentore perché la suoneria d’allarme non era stata udita.

C’è poi il rischio di restare intrappolati quando nell’edificio non c’è nessuno…
Per questo la normativa europea recepita nel DPR 162/99 prevede che gli impianti installati a partire da luglio 1999
dispongano di un sistema di illuminazione di emergenza che si attiva in assenza di elettricità e di un collegamento telefonico con una centrale di supporto esterna, attiva 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Per gli ascensori installati prima
del luglio 1999, si deve invece far riferimento al Decreto Ministeriale 26 ottobre 2005 che prevede anche per gli ascensori preesistenti il graduale adeguamento alle regole di sicurezza stabilite dalla norma tecnica UNI EN 81-80 e già obbligatorie in Italia per quelli di nuova installazione. Per l’applicazione di tale Decreto, si attende la pubblicazione del decreto attuativo, in fase di preparazione. Va segnalato che la Norma UNI EN 81-80 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Dove sono più urgenti gli interventi di aggiornamento degli impianti?
Verrebbe da rispondere: sugli impianti più vecchi. In realtà, negli incontri col Ministero dell’Industria è emerso che non necessariamente a maggiore vetustà corrisponde un maggiore rischio. La normativa di riferimento prevede che sia effettuata una analisi da parte degli organismi notificati per stabilire lo stato di rischio dell’impianto e, qualora rischio vi sia, prescrivere gli interventi di adeguamento dell’impianto.

Quando si necessita la sostituzione completa dell’impianto?
L’adeguamento dell’impianto può costare mediamente da 2000 a 8/10 mila euro. La decisione di cambiare l’impianto è soggettiva: di solito viene presa quando l’adeguamento risulta oneroso e vi siano esigenze di tipo estetico. Certamente vi sono casi in cui l’aspetto di particolare pregio (penso a molte cabine lignee degli anni ’30) suggerisce di preferire l’adeguamento alla sostituzione a prescindere dal vantaggio economico.

Come mai non si parla di cavi, nel campo della sicurezza?
Lo stato dei cavi è regolarmente controllato dai manutentori che ne devono garantire l’integrità: questo aspetto è tenuto sotto controllo con efficacia anche durante le visite periodiche ispettive degli enti notificati.

Quali altri rischi può citare?
La mancanza di un dispositivo di emergenza frenante in salita. Gli impianti installati prima del ‘99 dispongono solamente
di un dispositivo di emergenza frenante in discesa.

Qual è l’aspettativa di vita di un ascensore?
Anche questa è soggettiva per gli impianti in servizio privato. Viceversa, un decreto del 1985 prevede che gli ascensori adibiti a servizio pubblico debbano essere sostituiti dopo 20 anni di servizio. E’ chiaro comunque che dopo 20 anni la
verifica dell’impianto dovrà essere particolarmente accurata.

Con questo si esaurisce il tema sicurezza ascensore…
Ma non quello relativo alla sicurezza delle scale mobili: a differenza degli ascensori, per queste e per i marciapiedi
mobili mancano dispositivi di legge che ne regolamentino l’utilizzo. Per esempio gli ascensori sono dotati per l’esercizio di un libretto che ne registra tutte le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e le prescrizioni degli enti ispettivi. Questo non è invece previsto per le scale e i marciapiedi mobili.

Come mai questa mancanza?
Probabilmente perché ve ne sono installate molte meno, non più di 14-15 mila. E forse perché si pensa che siano più sicure, visto che il dislivello medio di una scala mobile è molto inferiore a quello di un ascensore. In realtà la scala mobile può essere molto pericolosa: per esempio basta pensare alle conseguenze che può determinare la rottura dei gradini o un aumento incontrollato di velocità. Per questo la nostra Associazione sta adoperandosi perché si disponga di una normativa anche per la sicurezza delle scale e dei marciapiedi mobili.

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