DOMINIKUS BÖHM: la chiesa trova casa

CHIESAOGGI ISSN 1125-1360 vol. 107
DOI: 10.13140/RG.2.1.3529.2565

ABETI Maurizio (IT)

“Costruisco quello in cui credo”
Dominikus Böhm
,

Il presente articolo cerca di rispondere, attraverso la figura di Dominikus Böhm, ad un problema solo apparentemente “tecnico”, ma in realtà di profonda valenza religiosa e civile, quello cioè del complesso e difficile rapporto tra architettura civile e architettura sacra, tra arte e liturgia. Ѐ un problema in un certo senso eterno e permanente, poiché esso esprime la tensione dinamica tra sacro e profano, tra materia e spirito, tra chiesa-edificio e chiesa-segno.
Dominikus Böhm concorse con il suo operato a rinnovare e trasformare profondamente la progettazione dell’architettura degli edifici-chiesa, innovazione dettata poi dalle riforme del Concilio Vaticano II (Concilio Vaticano II: 4 sessioni: 1) dall’11 ottobre al 7 dicembre 1962; con Papa Giovanni XXIII).
Questo autore, – purtroppo uno dei pochi nella cultura internazionale – distaccato dai principi architettonici del Movimento Moderno, ha portò, con i sui studi e le sue progettazioni, a sperimentare nuove forme di rinnovamento liturgico-architettonico, basato su una opera costruttiva di imponente ricchezza spaziale e soprattutto di soluzione tipologica di ampia novità rispetto ai tempi. Conferì alla cultura architettonica sacra un sistema compositivo fondato su una nuova dimensione simbolica: un linguaggio composto da un insieme di elementi pre-esistenti e nella loro specificità storica; e l’ha portata alle sue più alte e significative espressioni, tanto da farla diventare modello valido di progettazione per l’architettura sacra del terzo millennio.

Dominikus Böhm.
Architetto tedesco, membro della corrente espressionista, è stato un grande costruttore di chiese
del XX secolo.








Nella prima parte del XIX secolo, la realizzazione degli edifici richiese che fosse condizionata da un diffuso storicismo. Simultaneamente si sviluppò nell’Europa centrale il cosiddetto “Movimento liturgico” promosso da religiosi ed intellettuali che ricercavano le origini del Cristianesimo, dove si creava la perfetta celebrazione fra sacerdote e fedeli, sino a giungere al rito “coram populum” istituito dal Concilio Vaticano II.
Un punto di riferimento è senz’altro il movimento liturgico tedesco (Liturgiche Bewegung) guidato dal grande teologo e liturgista Romano Guardini (Verona, Italia, 1885-1968).
La sua opera di ricerca teologica mirava a sviluppare un’azione rinnovatrice del luogo della celebrazione liturgica, fondata sull’unione tra analisi architettonica e riconsiderazione teologica del rito della messa. Iniziativa che ‹‹ha portato a sperimentare soluzioni innovative sullo spazio sacro e sui suoi principali poli architettonici: in netto anticipo – come innanzi detto – sulle formulazioni del decreto Conciliare››[1]. Nell’opera “Vom Geist der Liturgie”, pubblicata a Friburgo nel 1918 da R. Guardini, è citato un motto da lui coniato: “la chiesa risveglia l’anima”, che potrebbe essere considerato una sorta di manifesto di questa corrente.
Repentivamente, in questo stesso periodo la trasformazione architettonica dell’edificio di culto fu operata da Dominikus Böhm (Jettingen, 23 ottobre 1880 – Colonia, 6 agosto 1955), esponente della corrente espressionista, che non si limitò a proporre modifiche moderniste nella disposizione compositiva e tipologica, bloccando di fatto l’architettura sacra dallo storicismo diffuso e preminente del momento, ma associò ad esse l’uso dei più recenti materiali da costruzione dell’epoca.
Allievo di Theodor Fischer (1862-1938), svolse rapidamente – dal 1914 al 1955, anno della sua morte – una carriera di progettista di chiese di carattere decisamente d’attualità, diventando uno dei maggiori esperti europei nel campo dell’architettura sacra. Progettista indiscusso, fin dall’inizio lavorò sulla linea dell’eclettismo – pronto ad assorbire l’originalità di ogni movimento architettonico – che assecondò con elaborazioni e caratterizzazioni esteriori razionaliste non arcane.
Non legato al potere politico vide la sua creatività, considerata troppo “d’avanguardia” dai cultori neoclassici e neogotici nazisti, tramontare di fronte alla fortuna di questi ultimi, ma nel dopoguerra, con la caduta del regime nazista, cambiò radicalmente questa sua posizione: gli imperativi della ricostruzione esigevano interventi urgenti e con la sua professionalità egli diede prova di inesauribile capacità di proporre forme moderne, proporzionate e armoniche.
Un esempio dimostrativo è la chiesa per turisti a Norderney: studiata e realizzata con una composizione architettonica energicamente moderna rispetto all’epoca, anno 1931. Bruno Zevi (1918-2000) di questo edificio religioso scriveva: ‹‹Assoluta purezza di volumi e di linee, mancanza di ogni decorazione, composizione spaziale asimmetrica: sembrava che Böhmfosse il protagonista di una rivoluzione linguistica nei temi sacri così vincolati alla tradizione››[2].

Dominikus Böhm, chiesa di Stella Maris, isola di Norderney, Germania, 1931.
(tratte da: “architecture of doom tumblr”)

D. Böhm, formatosi nell’intervallo tra il conflitto culturale del primo ‘900 e l’altro del dopoguerra, è ostile totalmente agli atteggiamenti estremi di lavoro per introdurre, come innanzi scritto, gli elementi linguistici moderni in un più vasto eclettismo espressivo, ansioso soprattutto di non smarrire i rapporti con i procedimenti edificatori e col catalogo formale della tradizione. Perciò la sua ricerca compositiva mirava a conservare l’attenzione e l’esperienza dell’architettura dell’ultimo ottocento.
A tal proposito Bruno Zevi affermava: ‹‹Un Böhmnecessariamente era ostracizzato. Ignorato dai razionalisti, continua ad essere citato come esempio dai vari “Piacentini” del mondo intenti a denigrare, con la scusa delle immacolate eredità del passato, ogni sforzo originalmente creativo. Ma, a polemica sedata, va riconosciuto a Böhm, come a vari altri architetti tedeschi che ne seguirono le orme, il posto che gli compete nella storia edilizia della prima metà del secolo. Perché questi templi di Böhm, malgrado le inflessioni tradizionalistiche, non hanno niente in comune con la chiesa di Cristo Re di Marcello Piacentini (1881-1960) et simila?››[3].

Marcello Piacentini.
La Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re, è stata costruita nella prima metà degli anni
Trenta e ha rappresentato una delle prime adesioni al movimento razionalista nei principi sacri del quadro dell’architettura romana.
(Tratta da: www.appasseggio.it)
Dominikus Böhm e Gottfried Böhm.
La chiesa di San Paolo in Beuel-Ost (Bonn), 1955-1958, fu l’ultimo progetto di questo
grande architetto e fu realizzata da suo figlio Gottfried Böhm.
(tratta da: commons. Wikimedia.org)
Dominikus Böhm e Martin Weber.
Progetto di una chiesa ellittica del
tipo “circumstantes”, 1923
(tratta da: farm6.staticflickr.com)

Fu uno studioso di uno spazio architettonico sacro che avrebbe consentito di mantenere viva l’attenzione dei fedeli all’azione liturgica e contemporaneamente avrebbe ritrovato la massima intimità di questi ultimi con l’organismo realizzato. L’esempio palese è il progetto di una chiesa ellittica d’oltreoceano del tipo “circumstantes”, studiata insieme a Martin Weber (1890-1941) nel 1923, con il presbiterio divincolato dal fondo dell’asse maggiore e orientato verso il centro dell’aula. Un ambiente sacrale elaborato perché consentisse all’assemblea convocata di essere proiettata al centro di questo spazio cristocentrico.
La più bella delle sue chiese potrebbe essere quella di Sankt Engelbert a Colonia-Riehl del 1928 – 1932. Questa chiesa con la sua modernità, pianta circolare coperta con elementi paraboloidi in cemento ad arco a sesto acuto, ha incontrato nel campo dell’architettura delle chiese tedesche molta ostilità, durante e dopo la sua realizzazione. Inversamente, il suo successo d’innovazione architettonica fu tale da convincere, fino agli anni sessanta, l’architettura americana.
A suo tempo, nel tripudio di arrivismo, in cui si passava senza cesura di continuità dalle colonne fasciste ai neo-decorativismi delle dive e dei nuovi ricchi, un’architettura attuale e ultramoderna come la sua merita un elogio e, certamente, un nuovo capitolo nella storia dell’architettura sacra.

Dominikus Böhm
Chiesa di Santa Engelbert a Colonia-Riehl del 1928 – 1932, fu considerata la prima chiesa moderna a Colonia.
(Tratte da: bilderbuch – Koeln.de (1,2) e strasse-der-moderne.de (3,4)

Riflessioni
Con queste sue opere, per alcuni considerate minori -la bravura di Böhm, non può essere rinchiusa dalle precisazioni misere di quella critica che ha valutato l’architettura sacra secondo un vago convenzionalismo o, ancor meno adeguatamente, nei confini di un inutile formalismo-, ha elaborato delle chiese che sono forse, dall’ottica dell’invenzione formale, le più perfette del dopoguerra. Ecco la sostanza del messaggio che le sue realizzazioni ci lanciano. Non si tratta, come si vede, di nuove leggi stilistiche (nessuno come Böhm stesso disprezzava i “copiatori di effetti”),ma di “stili di vita”. Un messaggio semplice ed umano, che non è stato ancora sufficientemente meditato.

Dominikus Böhm
La Chiesa cattolica di St. Wolfgang è una chiesa espressionista, realizzata nel 1940, ed è ancora oggi un punto di riferimento della moderna architettura sacra tedesca (Tratte da: www.you-arehere.com/kirche/wolfgang.html)

Note bibliografiche
1. SANDRO BENEDETTI, Architettura sacra oggi, Gangemi Editore, Roma 1995, p. 120.
2. BRUNO ZEVI, Cronache di architettura, vol. II, sec.ediz., Editori Laterza, Roma-Bari 1978, p. 69.
3. Ibid. p. 69.

Bibliografia
– Holger Brülls, l’architettura, il potere e la superiorità. Le osservazioni e teorie sull’architettura Dominikus Böhm nel 1930.
  In: Il Münster Gdc. 58, 2005.
– Ralf van Bühren, Arte e Chiesa nel 20° secolo. a ricezione del Vaticano II, Paderborn 2008.
– Luigi Monzo, costruire chiese nel Terzo Reich, L’inversione delle dinamiche di ristrutturazione edilizia chiesa sull’esempio del progettato da Fritz Kempf San Canisio ad Augsburg.
  In: Il Münster, Journal of Christian Arti e delle Scienze. Vol. 68, n. 1, 2015 (aprile).
– Jürgen Vienna,  Dominikus Böhm e gli inizi della moderna architettura delle chiese a Renania
  In:  Rheinische casa di cura, Nr. 4, 2008.

Abeti Maurizio
Graduate in architecture
Independent researcher
Via SottoTen. Gaetano Corrado, n.29 83100 Avellino(Italy)
cell. Phone: +393393146816
maurizioabeti@gmail.com

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)