Claudio Roseti


Nell’ottobre 2004 il Senato Accademico ha affidato all’allora Preside (oggi Rettore) prof. Massimo Giovannini l’incarico di affiancare al Servizio Autonomo Tecnico dell’Ateneo un Comitato tecnico-scientifico per la predisposizione del progetto di ristrutturazione dell’edificio del Genio Civile ai fini dell’insediamento della Facoltà di Giurisprudenza.
Entro tale commissione sono stato inserito quale rappresentante per l’area compositiva, mentre altri docenti sono stati chiamati per curare gli aspetti strutturali, tecnologici, storici, di restauro …
L’edificio prescelto, tra i più significativi del centro storico, è stato realizzato negli anni ’20 dall’ing. Gino Zani, originario di San Marino, ma operante per oltre ventisette anni a Reggio dove fu Ingegnere Capo del Genio Civile, svolgendo al tempo stesso un’intensa e proficua attività di progettista. Protagonista, con Camillo Autore e pochi altri, della ricostruzione post-terremoto del 1908, tra le numerosissime opere l’ing. Zani ha firmato ben due degli edifici che compongono il principale nucleo monumentale del centro urbano e formano il centro del centro storicoche culmina nella piazza Italia, già sede del foro dell’antica città romana; uno di questi è il Palazzo del Governo, che margina il lato ovest della piazza stessa e conclude una serie di cinque edifici pubblici in stile eclettico e neoclassico che prospettano a valle sulla via Marina (celebre per il famoso enunciato dannunziano) che, con il corso Garibaldi, forma il cuore lineare bi-assiale della città.

Reggio Calabria, Palazzo del Genio Civile, fronte sulla via marina, ing. Gino Zani (1919 – 1924)
Progetto

Dopo una prima ipotesi di risistemazione interna, perfezionata poi da altri componenti della Commissione, ho curato l’inserimento dell’Aula Magna, inevitabilmente aggiuntivo in quanto impossibile da ricavare entro il palazzo, che ho disegnato in più versioni combinate con ulteriori macro-aule. Dopo una prima proposta (limitata a 250 posti), ipotizzata internamente ad una delle due corti rettangolari che compongono l’insieme, ho sperimentato tre ipotesi di sopraelevazione del corpo centrale per le quali, diversamente da una sopraelevazione già eseguita tempo addietro sul corpo di fabbrica a valle, è stata prevista una struttura metallica totalmente autonoma.
La seconda e la terza ipotesi comprendono rispettivamente un’aula magna da 528 + 133 = 661 posti ed un’altra da 390 con macro-aule annesse da 130 e 100 posti; la soluzione definitiva qui riportata assomma a 450 posti, separabili nei 300 di platea e nei 150 della galleria con arredi a scomparsa, ed insiste sull’esatto perimetro del corpo esistente da cui aggettano solo i percorsi in profilato metallico.
A parte la prima soluzione a carattere tellurico che sembra emergere dal suolo, in tutte le successive, all’ attacco a terra, prevale l’ attacco al cielo verso cui tende la sopraelevazione. La forma generale e l’indirizzo linguistico si collocano nell’ambito delle ricerche che da tempo svolgo2 sul decostruzionismo/decostruttivismo con riferimento, nel caso specifico, al foldingdeleuziano analizzato e messo in atto da Peter Eisenman.

Simulazione virtuale del corpo aggiunto in copertura

La caratterizzazione spaziale del volume si conforma in ordine all’assetto diversificato della cavea e dell’ingresso da cui deriva un fronte laterale ad andamento trapezio, mentre i fronti anteriore e posteriore conseguentemente si inclinano destabilizzando decostruzionisticamente la storica verticalità; al fronte posteriore è stato impresso un andamento obliquo in ordine ad un rapporto geometrico con la morfologia del palazzo che piega nel lato sud per adattarsi al tracciato della via Marina; tale obliquità è stata ripresa e accentuata nel margine superiore del fronte che diverge rispetto all’andamento interno della pianta, da cui consegue la flessione diagonale di raccordo sul fronte sud e un ulteriore prolungato raccordo sul fronte ovest; questa ampia piega triangolare termina in corrispondenza del flesso della copertura ad andamento convesso che sigla il passaggio dalla platea agli spazi di distribuzione con la conseguenza di un assetto inclinato particolarmente dinamico del volume.
Sulla copertura un ampio lucernario, orientato a raccogliere la luce da est-nord-est, attraversa diagonalmente le due parti del tetto. La copertura è resa concava dalle contrapposizioni dei volumi interni, il maggiore dei quali porta il corpo anteriore a proiettarsi verso il cielo; non meramente sovrastrutturale è inoltre l’inserimento della pensilina acuminata di vago sapore zahadidiano che, incastrata a cavallo di due pareti, indirizza verso il percorso sollevato di 80 cm. dal solaio preesistente che porta all’uscita nel sottostante percorso a trincea, dando luogo ad una promenade di grande valore panoramico e siglando la postazione visuale che invita ad una sosta contemplativa verso lo stupendo panorama dello Stretto di Messina.

1. Commissione Tecnica per Palazzo Zani. Progetto per l’Aula Magna di Claudio Roseti
2. Cfr. C. Roseti, La decostruzione e il decostruttivismo. Pensiero e forma dell’architettura, Roma, Gangemi, 1997.

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