Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno (Perugia)


ARCHITETTURA – CHIESA DI SAN PAOLO APOSTOLO A FOLIGNO (PERUGIA)

La nuova chiesa e il complesso parrocchiale di San Paolo Apostolo a Foligno, degli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas

1. Come è nato il nuovo complesso parrocchiale di Foligno.
Dopo Perugia e Assisi Foligno, con i suoi 57.000 abitanti, è la terza città umbra. E’ sede di una diocesi antica con 38 parrocchie. La fama di Foligno è legata a figure come la grande mistica medievale Angela e all’architetto neo classico Giuseppe Piermarini. A quest’ultimo si devono, tra le altre opere, il Teatro alla Scala di Milano e la configurazione dello spazio interno della cattedrale di Foligno.
La necessità di costruire un nuovo complesso parrocchiale per la popolazione residente nella periferia, al di là del fiume Topino, immediatamente a ridosso del centro storico, si precisò nella mente del vescovo di Foligno, mons. Arduino Bertoldo subito dopo il terremoto che nel 1997 colpì l’Umbria e danneggiò anche la città. In verità il proposito di dare una nuova sede alla parrocchia di San Giacomo, sita nel centro storico, stava maturando da tempo. I danni subito dalla chiesa di San Giacomo a causa del terremoto convinsero il Vescovo a prendere due decisioni: l’antica chiesa di San Giacomo sarebbe stata restaurata per diventare sede della Caritas diocesana; la parrocchia avrebbe avuto una nuova chiesa, con l’abitazione per il sacerdote e i locali per la catechesi. L’area su cui costruire il complesso venne presto identificata. Un terreno pianeggiante di forma regolare servito dalla strada destinata a collegare la circonvallazione con il palazzetto dello sport. Il terreno scelto era in posizione tale da consentire alla nuova chiesa di essere vista facilmente da chi entra o esce dalla città, non lontano dal centro storico, sullo sfondo delle montagne. Nelle intenzioni ambiziose del vescovo il nuovo complesso avrebbe dovuto essere un segno di rinascita per la città e per la diocesi duramente provate dal terremoto, un invito a guardare al futuro, non il semplice progetto di un nuovo complesso parrocchiale.
Maturato il proposito di costruire il nuovo complesso parrocchiale dedicato all’Apostolo San Giacomo, al Vescovo di Foligno rimanevano da sciogliere due nodi difficili: trovare le risorse finanziarie e individuare il progettista adatto.
Per trovare una risposta ai problemi finanziari il Vescovo si rivolse alla Conferenza Episcopale Italiana che da alcuni anni destina alle diocesi italiane consistenti contributi per la costruzione di nuovi complessi parrocchiali, purchè progettati sulla base delle linee guida pastorali e liturgiche e rispettosi dei parametri dimensionali e finanziari stabiliti dalla CEI stessa.
Per risolvere il problema della scelta del progettista il Vescovo chiese di partecipare ai concorsi nazionali, i così detti “progetti pilota”, un’iniziativa avviata nel 1998 dalla CEI per promuovere la qualità architettonica e liturgica delle nuove chiese italiane. Nel 2000 la diocesi di Foligno venne selezionata, insieme a quelle di Modena-Nonantola e di Catanzaro-Squillace, e il nuovo complesso parrocchiale divenne oggetto di uno specifico concorso. Gli architetti invitati dalla CEI per progettare il complesso di San Giacomo erano: Nicola Di Battista, Gianni Fabbri, Massimiliano Fuksas, Pietro Carlo Pellegrini, Mosè Ricci, Filippo Spaini, Cino Zucchi e Rosario Giuffrè, indicato dalla diocesi. Risultò vincitore il progetto di Massimiliano Fuksas. Come previsto dal bando della CEI, il gruppo di progettazione era composto dall’architetto, da un artista, Fabrizio Nannucci, e da un liturgista, suor M. Cristina Cruciali.

Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno

Progetto: Massimiliano e Doriana Fuksas, architetti
Committente: CEI/Diocesi di Foligno
Calcoli strutture: Ing. Gilberto Sarti
Area del lotto: 20.690 mq
Superficie della chiesa: 610 mq
Complesso parrocchiale: 1.300 mq
Dati dimensionali: base della chiesa 30×22,5 m e altezza 25,8 m; il piano di calpestio della chiesa è a quota 1,5 m
sopra il piano della campagna Fondazioni: di tipo profondo con pali trivellati lunghi 13 m
Date: 2001-2009
Artisti: Maestro Enzo Cucchi per la scultura
Stele-Croce (alta 13,50 metri, cemento e marmo bianco di Carrara)
Maestro Mimmo Paladino (14 stazioni della Via Crucis)
Fuksas Design (luoghi liturgici, banchi e corpi illuminanti)
Corpi illuminanti: realizzazione di iGuzzini illuminazione, Recanati
Foto: Moreno Maggi, courtesy Studio Fuksas; Giulio Proli (foto a pag. 29).

2. Il progetto.
Massimiliano Fuksas descrive così il suo progetto.
“Il complesso parrocchiale è formato da due elementi architettonici principali.
Il primo, costituito da due volumi di forma parallelepipeda inseriti l’uno nell’altro che contengono l’aula liturgica. Il secondo, anch’esso a forma di parallelepipedo, ma allungato e basso, che ospita le altre funzioni del complesso: la sacrestia, il centro di accoglienza, i locali del ministero pastorale e la canonica. L’edificio sacro è sollevato da terra di un metro rispetto al terreno… Il sagrato è realizzato su un piano leggermente inclinato.
Le dimensioni del parallelepipedo maggiore, 30×22,5 metri, coincidono con quelle dell’aula.
Tra il volume esterno, in cemento armato, e quello interno, in cemento alleggerito – come il primo lasciato a vista e trattato a cera – si crea, grazie alla presenza di lucernari in copertura, una “camera di luce”.
Aperture irregolari nelle pareti lasciano filtrare fasci di luce indirizzati verso gli elementi principali dell’aula – l’altare, l’ambone, la sede e il fonte battesimale -…
Il secondo volume, connesso a quello della chiesa, ospita al piano terra la sacrestia, gli uffici, il centro di accoglienza, il salone per le attività di ministero pastorale; al piano superiore la canonica, una piccola cappella, e le aule.
Un corpo di connessione, in vetro satinato, collocato tra il primo e il
secondo volume, contiene la cappella feriale con la custodia eucaristica.”
I progetti che avevano preso parte al concorso per la diocesi di Foligno oltre a quelli per le diocesi di Modena – Nonantola e di Catanzaro – Squillace, sono stati pubblicati sul fascicolo allegato a “casabella”, n.694/2001 ed esposti in mostra alla Sala 1, a Roma e al Museo del Duomo, a Milano. Nel 2003 il progetto è stato presentato pubblicamente a Foligno, nella sede di Palazzo Trinci, presenti Massimiliano Fuksas, il Vescovo Arduino Bertoldo e Mons. Giuseppe Betori, folignate, allora segretario generale della CEI.
La progettazione del nuovo complesso ha richiesto un po’ di tempo. E’ durata fino al 2006. Si trattava, infatti, da una parte di definire i dettagli tecnico esecutivi del progetto e dall’altra di precisare quelli finanziari, dal momento che vi era il vincolo di realizzare l’opera nel rispetto dei parametri CEI. Nel caso concreto non si potevano superare per l’intero complesso i tre milioni di euro. La costruzione, iniziata nel 2006, venne conclusa nel 2009. Dopo la presentazione la chiesa è stata dedicata dal nuovo vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi domenica 26 aprile 2009.
Rispetto al progetto iniziale il complesso ha avuto qualche variazione. In primo luogo è mutato il titolo di dedicazione: non più San Giacomo Apostolo ma San Paolo Apostolo, a ricordo dell’anno paolino. In secondo luogo gli artisti: al posto di Fabrizio Nannucci sono intervenuti Enzo Cucchi, autore della stele croce posta all’esterno della chiesa, e Mimmo Palladino, autore della via crucis.
Allo studio Fuksas si devono i progetti dell’altare, dell’ambone, del fonte battesimale, della sede e delle lampade a sospensione.
Altre modifiche rispetto al progetto iniziale: il materiale usato per la chiesa, non più calcestruzzo a vista trattato a cera con colorazione bluastra in pasta ma semplice cemento armato con fughe ben curate. Anche la materia e il colore dunque sono mutate. Da calcestruzzo a grana grossa a cemento armato da blu a grigio cemento.

3. Il giudizio critico
La valutazione di un’architettura non è compito di una sola persona, di un unico punto di vista né è possibile nel breve periodo. Come ricordava a suo tempo il cardinale Carlo Maria Martini agli architetti milanesi, infatti, “il giudizio tocca alla storia, solo la storia dirà”. Tuttavia vale la pena di tentare almeno una valutazione dopo averne ascoltate alcune.
Una prima valutazione, chiara e sintetica del progetto è quella espressa dalla giuria del concorso. “Il progetto si propone come segno deciso e innovativo, che risponde alle ricerche internazionali più avanzate, divenendo simbolo della rinascita della città e del territorio dopo il sisma. La suggestione luministica esalta lo studio degli spazi interni”.
Una seconda valutazione, più ampia, di natura ecclesiale è quella espressa da mons. Giuseppe Betori nel 2003. “.. la forma di chiesa che Massimiliano Fuksas propone è nuova, fortemente innovativa, pur nella sua assoluta semplicità, forse proprio in virtù di essa. E’ una forma che non si rifà a modelli. Si aggiunge a tante forme di chiese che popolano i nostri anni. Questa molteplicità ci infastidisce, ma è l’esito del pluralismo culturale e anche teologico che segna questo tempo. Non c’è spazio per le nostalgie, né per improbabili riesumazioni. Occorre l’umiltà di raccogliere i segni di un mondo nuovo, in cui dialogano forme esemplari, capaci di creare tradizione, senza essere trasgressioni. Il progetto di questa nuova chiesa a Foligno punta in alto, non difetta di ambizione. E’ anche il segno di una comunità cristiana e di una città che non si lascia abbattere dal terremoto, ma dalla prova trovano le energie per guardare oltre, non solo per ricostruire ma anche per costruire, con il coraggio di questo tempio. Tocca a noi accettare la sfida a pensare in grande, ad avere il coraggio della contemporaneità che ci viene da questa architettura”.
E’significativa anche la valutazione dell’attuale vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi che nel corso della presentazione pubblica dell’opera è partito dalla premessa che arte e liturgia sono sorelle, ha precisato che la nuova chiesa è un progetto integrato di architettura, arte e liturgia e ha sviluppato poi in chiave spirituale la metafora della “chiesa antisismica”.
La quarta valutazione, di natura esistenziale, è quella dei parrocchiani che partecipano alla liturgia nella nuova chiesa e hanno come riferimento per la loro vita comunitaria il nuovo complesso parrocchiale. Si formerà nel corso del tempo.
La quinta, quella dei critici, non si farà attendere.
La chiesa di Fuksas, come le altre opere dell’architetto romano, è senza dubbio un’opera che si presta alla discussione. Le sue scelte formali giocano con le forme elementari ma non rinunciano a effetti a sorpresa e a relazioni paradossali.

Per parte mia, alle osservazioni di mons. Betori e di mons. Sigismondi sull’originalità inevitabile dell’architettura e sul contributo delle arti, osservazioni che mi sembrano del tutto condivisibili, aggiungerei qualche altra nota. Mi soffermo in primo luogo sull’interno della chiesa. Trovo, infatti, che il progetto architettonico è molto sensibile alla dimensione comunitaria della celebrazione; l’assemblea celebrante, infatti, viene interamente accolta sotto il grande baldacchino di cemento sospeso nell’aria. L’assemblea è all’ombra del baldacchino. Un tema barocco, quello del baldacchino, un tempo riservato all’altare e, durante le processioni al Santissimo Sacramento, ora e
steso a tutta l’assemblea celebrante. Rimanendo all’interno della chiesa si può notare che l’assetto liturgico è fedele ai modelli oggi più diffusi: altare, ambone e sede sono disposti frontalmente rispetto all’assemblea. Si può notare inoltre l’impegno riservato al tema dell’illuminazione artificiale, oltre a quella naturale; Massimiliano Fuksas, caso raro nei progetti di chiese italiane, ha progettato anche gli apparecchi illuminanti. Quanto all’esterno della chiesa mi sembra importante sottolineare il rapporto tra chiesa e paesaggio, tema che sta a cuore sia all’architetto sia alla Chiesa di Foligno. La chiesa si pone come segno identificabile nella periferia urbana e, con la sua forma elementare e forte diventa un punto di riferimento per la città fuori le mura. “La buona architettura rigenera il paesaggio”, scrive Massimiliano Fuksas.
Desidero aggiungere la mia testimonianza personale a proposito dell’intenso coinvolgimento personale, l’attenzione, il rigore e la cura rivolte al piccolo progetto di Foligno, da parte di un architetto di fama internazionale, un artista molto vivace, cordiale, sensibile ed estroverso, impegnato a realizzare grandi opere in varie parti del mondo.
Ho seguito il progettista e il progetto per alcuni anni. Devo dire che il risultato non era scontato dal momento che l’incontro tra personalità forti come l’architetto Fuksas, artisti di grande fama come Enzo Cucchi e Mimmo Palladino e la piccola diocesi committente dell’opera non è sempre stato agevole. Ma alla fine la chiesa con le sue opere d’arte ha visto la luce nel rispetto dei limiti dimensionali e finanziari. La diocesi di Foligno con il suo vescovo e anche la città apprezzano senza riserve la nuova chiesa. Il dialogo paziente e fiducioso tra Chiesa, architetto e artisti, dunque è stato possibile e ha dato il suo frutto. Per realizzare l’opera sono bastate le stesse risorse finanziarie e lo stesso tempo che si impiegano per costruire qualunque altra chiesa. Finalmente, è il caso di dire, una chiesa di cui si può discutere che, con la sua forte/semplice personalità, non lascia indifferenti come capita, purtroppo, ancora per molte nuove chiese e architetture italiane.

Mons. Giancarlo Santi
già direttore Beni Culturali CEI
per il mensile “I luoghi dell’infinito”

 

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