Alla ricerca di uno stile ligure

Nel golfo del Tigullio, tra Portofino e Rapallo, si affaccia la baia di Santa Margherita con una insenatura naturale per le barche da diporto. Affacciata su questo prezioso angolo di mare c’è una piccola casa di pescatori, lunga e stretta, servita da ripide scalette; è qui che l’architetto Marina Montolivo Poletti di Genova ha ristrutturato e arredato i pochi ambienti come seconda casa per una signora genovese.

Come viveva una famiglia di pescatori in Liguria fino agli anni ‘40? Di poco: di pregiudizi, di feste paesane, di allegri matrimoni, di molte nascite e di pochi funerali. La messa della domenica e lo struscio che ne seguiva erano le occasioni periodiche di socializzazione. Chi viveva del mare aveva i suoi pericoli, i suoi alti e bassi stagionali, ma limitando le spese poteva vivere dignitosamente anche se la famiglia era numerosa. A patto di non farsi più di un abito ogni due anni e di non cambiare l’arredamento secondo le mode. Per questo i mobili di famiglia erano religiosamente conservati e molti sono riusciti a giungere fino a noi.

La tradizione della seconda casa al mare, da quando le vacanze sono diventate un fenomeno diffuso, è diventata per molte località uno stile di arredamento in cui si cerca di ricreare lo spirito del luogo scegliendo mobili, oggetti e colori in sintonia con la vita che immaginiamo ci fosse quando era un borgo di pescatori. Finita l’epoca delle grandi ville e degli appartamenti “cittadini” degli anni della cementificazione, ora sono i rustici che vanno di moda, piccoli e facili da tenere e con quel sapore “casual” che mette tutti a proprio agio. Come arredarli? Oggi è ovvio: con quei pochi oggetti della tradizione contadina che sono sopravvissuti alla febbre di rinnovamento che ha invaso l’Italia al momento del bum economico.

Uno stile ligure c’era nel ‘500 ed era quello creato dall’architetto Galeazzo Alessi in via Garibaldi nella seconda metà del ‘500: grandi palazzi che sfruttavano la ripidità della collina per fare grandi scaloni di accesso a cortili sopraelevati. Le ville coeve invece erano quasi un cubo di grandiose dimensioni con un tetto a piramide e dentro affreschi a non finire e mobili preziosissimi. A loro modo erano qualcosa di faraonico. Oggi non è più il caso. Attualmente si cerca il rustico con spazi angusti e mobili rabberciati, sola nota di raffinatezza: l’operazione intellettuale del recupero di un mondo ormai scomparso. Ma rimane il gusto dei colori, delle finiture finto-povere, del particolare che richiama la vita precedente della casa con l’evidenza di un fantasma. Come questo divano letto in ferro battuto: oggi ci vuole molta fantasia per ritenerlo un divano e ancor di più per pensarlo come un letto. Sulla scia del ricordo hanno disegnato sul muro una rosa come l’avrebbe fatta un bambino di altri tempi e accanto la citazione di un poeta, Eugenio Montale, scritta come un graffito metropolitano. Tutto l’intervento è stato fantasioso: i muri sono tinteggiati a tampone con decorazioni eseguite a mano, uno sportello è stato dipinto come un quadro e i colori riprendono i riflessi che l’effetto combinato del sole e del mare fanno nelle piccole stanze. Una porta rustica del ‘700 divide il soggiorno dalla camera da letto. Alcuni dei mobili provengono dall’Irlanda ma sembrano assolutamente liguri: sono le affinità elettive della gente di mare. E’ risultata una casa di spirito giovane, dove tutto sembra trovarsi casualmente insieme, ma in realtà è il frutto di una sapiente regia. Bello il divano letto dell’800 con volute serpentiformi che sorreggono un ovale dipinto, e curioso il modellino del gozzo da pescatori appeso sopra di esso come emblema della casa. Le sedie sono talmente semplici da commuovere; solo il letto esibisce un pretenzioso falpalà, ma gli manca la bambolina di prammatica.

Casa per vacanze a Santa Margherita Ligure.
Testo di Walter Pagliero.
Servizio di Luisa Carrara.
Foto di Athos Lecce.

 

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