SOGGIORNI A TINTE FORTI

La scelta di un effetto colorato può risolvere il problema della caratterizzazione di un ambiente. Il colore è elemento fondamentale nell’arredo e definisce lo stile di una casa.

Modifica le proporzioni e la prospettiva, regola la sensazione di calore e influisce sullo stato d’animo. Immaginare il cerchio cromatico aiuta a capire la natura e le caratteristiche dei singoli colori: sono detti “caldi” quelli che vanno dal rosso-viola al giallo, mentre tutti gli altri, che danno l’impressione di una maggiore ampiezza spaziale, sono chiamati “freddi”. Attualmente il design predilige i colori sfumati, a base di grigi, beige e tinte scure spesso associati a pavimenti in cemento o resina.
Nella foto il soggiorno del pittore Romano Notari “esplode” di energia e luce. Il giallo e l’arancio sembrano accendere ogni elemento dello spazio arredato in stile anni ‘70, l’epoca dei mobili in materiale plastico. Riconoscibilissima la poltrona gonfiabile “Blow”, disegnata da De Pas, D’Urbino e Lomazzi per Zanotta, pezzi famosi di design anche le lampade di Artemide.

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I toni caldi dell’arancione avvolgono in doppia altezza il soggiorno del pittore Romano Notari suddiviso in zona studio in alto e zona conversazione in basso.

La felicità è nascosta in questo mazzo di rose gialle, arricchito con piccole margherite e altri fiori di stagione.

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Doveva essere una casa di tradizione popolare con i materiali che con coerenza rispettavano questa origine: non marmo ma legno, non tende di voile ma paglia, non tessuti fiorati ma grezzi come la juta o la tela da materassi. Questa era la volontà iniziale del padrone di casa quando ha ristrutturato questo appartamento di ringhiera sui Navigli.

Successivamente un oggetto d’arredo si è aggiunto all’altro per creare un insieme di stili volutamente diversi.

Il mobile di Sottsass si fa spazio con prepotenza fra gli arredi della casa. Richiami africani si uniscono a forme anni ‘50, come quella della specchiera sopra il divano viola, rifoderato con l’aggiunta di un materasso. L’intervento decorativo sulle pareti è stato affidato ad un restauratore che le ha trattate “a straccio” dipingendo a tempera un fregio sulla parte alta. (Roche Bobois).

Sulla parete di questo eclettico soggiorno troneggia il mobile di Ettore Sottsass prodotto da Memphis come il tavolino rotondo.Olivetti Valentine è una macchina per scrivere della Olivetti nata nel 1968 dal progetto di Ettore Sottsass che valse a Sottsass il Premio Compasso d’oro nel 1970. Si tratta di una delle icone più grandi del design industriale. L’importanza della Valentine è sottolineata: dalla sua presenza dagli inizi degli anni settanta nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York, dalle sue partecipazioni a mostre sul design italiano e internazionale in tutto il mondo, dal suo enorme successo commerciale, oltre che dai riconoscimenti ricevuti per le soluzioni innovative adottate dai progettisti nella fase di realizzazione. La Valentine fa parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano con un modello rosso è oggi protagonista della 13. Mostra Internazionale di Architettura Venezia 2012.

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Affacciata su uno splendido campiello veneziano la casa della designer Fiorella Mancini rispecchia il suo stravagante modo di “sentire“ la vita.

 

La casa di Venezia della designer Fiorella Mancini è quanto di più lontano ci possa essere da un appartamento di stucchi e seminati, da quella tradizionale alterigia che contraddistingue alcune case della città dei dogi.


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E’ un affollarsi di colori, di oggetti di design smisurati, di prototipi che superano il senso comune, è il regno del kitsch, del sacro e del profano, riprendendo le parole della padrona di casa. L’estro e l’originalità che aveva portato Fiorella Mancini a trasformare il mito veneziano settecentesco delle maschere carnevalesche di Colombine e Arlecchini in un altro popolato da draghi e grifoni, trova libero sfogo in questo piedàterre, luogo di riflessione e fucina di progetti nuovi nati metaforicamente tra le uova cuscino nel nido “La cova” di Gianni Ruffi. Una inquietante presenza incombe dal soffitto: è “Il colombo che divora il turista”, di Ludovico de Luigi. Una sorta di eliminazione e di vendetta rovesciata: i monumenti cittadini vanno difesi dalle orde del turismo volgare e indiscriminato e non dagli “innocenti” piccioni.

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