Collezione di mobili vintage in un palazzo d’inizio secolo.
Servizio di Rocco Bruno Testo di Walter Pagliero Foto Athos Lecce
A Milano, un giovane regista di teatro, Francesco De Molfetta, ha voluto ricreare un ambiente anni ‘60 nell’appartamento dei primi del ‘900, che ha lasciato volutamente inalterato nella sua struttura, nei pavimenti e negli infissi tipici di un’epoca molto differente dagli anni del boom. Il padrone di casa, che è anche un artista concettuale nonché accanito collezionista di opere d’arte e di design italiano, ha realizzato così per la sua abitazione degli ambienti veramente unici. La sala da pranzo è caratterizzata dal bianco totale: pareti e mobili bianchi, e bianco è anche il tappeto a pelo lungo che la completa, il frigorifero, il tavolo di Saarinen e le sedie di Joe Colombo, così come gli altri riconoscibili pezzi di design italiano. Quadri d’autore danno un tocco di magia in più a questo ambiente già leggermente surreale. Le uniche due stanze “contemporanee” sono quelle di servizio, dove l’arch. Nespoli ha studiato, oltre al bagno, una piccola ma funzionale cucina in alluminio e legno verniciato. Nello studio, realizzato con un gradevole equilibrio tra la struttura d’inizio secolo e alcuni pezzi anni ‘70 come la poltrona o la sedia di Magistretti, vi è una scrivania inglese fine ‘800, che duella con lo specchio in stile “Memphis” di Sottsass, rendendo l’ambiente ancora più particolare. La grande pelle di zebra, nel suo bianco e nero un po’ optical, contrasta piacevolmente col pavimento colorato, riprendendo il discorso iniziato dal quadro “Canto del bianco” e portato avanti dall’installazione “Indifference” dello stesso padrone di casa. È stato bandito il colore anche nella camera da letto, dove l’unica eccezione sono il quadro modulare di De Molfetta e il cactus di plastica verde anni ‘60, poggiato su una pelle di vitello bianca e nera usata come tappeto. Per il resto, sia la poltrona Sacco, che le lampade anni ‘70 e i comodini in plastica non tradiscono la regola del bianco i tutto l’arredamento.
Un giovane regista ha arredato il suo appartamento con una collezione di mobili bianchi degli anni ‘60.
Nelle foto: Frigorifero, Smeg; tavolo di Saarinen, Knoll International; sedie di Joe Colombo degli anni ‘60; tappeto a pelo lungo, Parentesi Quadra; quadro black and white di Vandoni. Appendiabiti a corna di cervo, Tanzi. Sulla tavola, piatti di un servizio in vetro Pirex. La lampada è un raro pezzo degli anni ‘60.
I materiali variano dal caldo “giallo impero” degli intonaci al blu compassato delle piastrelline in mosaico, passando per un neutro pavimento in rovere fiammato. Il risultato è rutilante e fastoso, ma anche caldo e avvolgente; trendy in modo non superficiale perché legato alla personalità della committente.Ma anche se il padrone di casa ha scelto il bianco come bandiera della propria abitazione, il black – and – white viene subito dopo nella progettazione visiva delle stanze, e le due scelte acromatiche si alleano per togliere spazio al colore. Che invece esplode in corridoio, dove spicca un manifesto cinematografico ormai storico, una cornice in plastica rossa degli anni ‘60 e il singolare sgabello con sellino pensato per telefoni pubblici che qui ha lo stelo colorato di rosa.
QUALITÀ DELL’INTERVENTO Centralità del progetto: abbinare gli elementi decorativi d’inizio secolo ancora presenti nell’appartamento (soprattutto i pavimenti con piastrelle in cemento colorato) con una collezione di mobili bianchi degli anni ‘60. Innovazione: la scelta di un’epoca precisa per tutti gli elementi dell’arredo compresi i manifesti e i quadri. Uso dei materiali: l’accostamento del “total white” alla policromia ancora ottocentesca dei pavimenti. Nuove tecnologie: finestre con vetrocamere.
In camera da letto: letto “Qwad”, Bedding Pirelli; cactus in plastica verde, Gufram; quadro di De Molfetta; poltrona – sacco Zanotta. In corridoio: appendiabiti, Tanzi; quadro optical di Armando Moneta.
Nello studio: poltrona “Throw – away”, Zanotta; sedia di Magistretti, Artemide; “Il canto del bianco” acrilico di Azuma; scrivania inglese della fine dell’800; una pelle di zebra per tappeto.
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