Una colonna di vetro in un ambiente storico: gli ex Caselli daziari a Porta Venezia, Milano

A cura: D.ssa Stefania Colonna-Preti
Foto: Arch. Paolo Favole, Francesca Sancassani, Ornella Sancassani
Installazione: KONE

Un intervento funzionale d’alto impatto visivo ed estetico, concepito secondo criteri di efficienza e trasparenza.

Si sono da poco conclusi i lavori di restauro degli ex Caselli daziari di Porta Orientale, ora Porta Venezia, a Milano.
Costruiti in epoca neoclassica (1827-28) dall’architetto Rodolfo Vantini, i Caselli, al centro di piazza Oberdan, affiancano il tratto di strada che congiunge corso Venezia a corso Buenos Aires. Nel 1999, a seguito di gara, sono stati affidati
in concessione d’uso per vent’anni dal Comune all’Associazione Panificatori, con l’obbligo di effettuare i lavori necessari al restauro ridestinandoli, in parte, a un utilizzo aperto al pubblico. I lavori sono stati eseguiti dal 2000 al 2003
su progetto dell’architetto Paolo Favole, di Milano, che ne ha curato anche la direzione lavori.
L’intervento ha riguardato il risanamento conservativo delle facciate, il restauro rigoroso degli interni, il consolidamento strutturale, l’adeguamento alle normative vigenti.

Un’operazione complessa e articolata: gli edifici presentavano un esterno monumentale immodificato, anche se degradato e interni totalmente trasformati, perché occupati nel tempo da più di trenta associazioni che ne hanno alterato l’aspetto originale. L’intervento ha visto così l’alternarsi di diverse fasi progettuali, di studio e di cantiere, tese al raggiungimento dell’obiettivo finale: restituire i Caselli alla città, riportati al progetto del Vantini, attraverso il riuso funzionale degli edifici. Le nuove destinazioni d’uso prevedono un Museo del Pane e una Biblioteca nel Casello Ovest,
uffici e un’aula per corsi di formazione per panificatori nel Casello Est. Dal momento che gli edifici non avevano alcun impianto di collegamento verticale, il progetto ne ha previsto l’inserimento.
Prospetto del Casello Ovest
Laureato in Architettura al Politecnico di Milano, esercita la professione
nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica. Autore di 13 libri, più 2 di prossima pubblicazione, ha scritto numerosi saggi e articoli di storia dell’architettura e della città, ha insegnato per alcuni anni Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano. Oltre alle molte opere di architettura, ha progettato circa 50 piani urbanistici comunali e il primo Piano territoriale per il Parco del Ticino. Tra gli interventi di restauro: il teatro di Soresina (CR) (1981-91) e quello di Castelleone (CR) (1993), l’ex chiesa di S. Paolo Converso a Faloppio (1998), le facciate della Basilica di S. Lorenzo Maggiore a Milano (1999). Ha progettato i lavori di risanamento conservativo e adeguamento normativo del Palazzo Comunale di Porta Romana 10 a Milano, con nuova Sala Cerimonie.
Paolo Favole
CRITERI

Andando a intervenire entro un edificio storico vincolato, il criterio di inserimento di tutte le nuove aggiunte è stato quello di una totale efficienza e invisibilità. L’ascensore, in particolare, totalmente differente e moderno, è stato realizzato in ferro verniciato color acciaio per le parti strutturali e vetro acidato stratificato per il castelletto: l’impianto elevatore diviene, così, un elemento di novità che si distingue dai materiali tradizionali, una colonna vetrata leggibile e luminosa entro la struttura muraria dell’edificio, che corre trasparente e leggera dal piano terra al piano soppalco, evitando qualsiasi forma di mimesi.

Al secondo piano del Casello, adibito a Biblioteca del Pane e dell’Alimentazione, con sala di lettura sul soppalco in vetro, si sono mantenuti lacerti di strati di intonaco sovrapposti. Il luogo è estremamente accogliente, luminoso.

L’ambiente si appoggia sulle volte sottostanti secondo un semplice quanto ardito sistema statico di spinte.

Render di progetto esemplificativo
dell’omogeneità dell’intervento
Disegni tecnici dell’intervento per la realizzazione di un ascensore conforme alla direttiva europea per installazione in edifici storici vincolati: sezioni, pianta della fossa, dettaglio del pistone idraulico di trazione e dei suoi fissaggi, particolari delle porte, dei montanti, incastellatura metallica regolamentare completamente chiusa,
con materiale e centralina a norma.

I due edifici, simmetrici, d’impatto monumentale, sono di fatto molto piccoli: ognuno ha 500 mq di solette suddivise sui tre piani e 2000 mq di facciate ciascuno. La pianta è costruita su base pressoché quadrata. Il piano terra è costituito da due quadrati concentrici: un primo, più esterno, con tre lati porticati e un secondo, al suo interno, che costituisce la parte edificata. Il primo piano ha la propria base quadrata sovrapposta al quadrato interno del piano terra. Al centro un quadra
to più piccolo sale da questo piano fino alla torre che emerge sulla copertura. La torretta delle scale è contenuta dentro un’altra torre che dal primo piano porta in copertura. Al piano terra quest’ultima è contenuta nel volume dei porticati. Dal punto di vista statico il vano centrale dei due Caselli appoggia per tre lati su murature sottostanti, mentre il quarto lato insiste direttamente su una delle volte del piano terra. La tecnica costruttiva è basata sulla statica delle murature e su un sistema di volte contrapposte: tutti gli ambienti al piano terra e al primo piano sono coperti da volte accoppiate, a vela e a padiglione, che compensano i carichi verticali e la spinta delle volte stesse sugli appoggi. L’alto ambiente al secondo piano ha permesso di suddividere lo spazio in due livelli, mediante l’ideazione del soppalco,
la cui struttura a sbalzo è tagliata in un angolo per permettere l’inserimento del castelletto dell’ascensore, a pianta quadrata, collegato esteticamente e strutturalmente alla struttura diagonale del soppalco.

Vista dei Caselli dall’alto.
In questa foto, l’ascensore in vetro diviene protagonista della nuova Biblioteca, mediante un sapiente inserimento strutturale,
esteticamente non invasivo.
Sezione del Casello Ovest
dove è evidente il corpo centrale alto
8 metri che ha permesso la suddivisione
dello spazio.

La struttura del castelletto, formata da anelli e montanti in ferro verniciato color acciaio che cingono la colonna in vetro,
poggia su un dado in cemento armato situato nell’interrato, e si eleva fino al sottotetto dove trova ancoraggio alle travi di sostegno del terrazzo. L’ascensore si inserisce nella struttura e nell’architettura dell’edificio con discrezione,
valorizzando al contempo la Biblioteca e la sala di lettura con un intervento moderno.

Il pistone è verniciato di giallo come tutti
gli elementi cilindrici di nuovo inserimento:
il pistone degli elevatori nel Casello Est,
montanti e tiranti delle porte-bussola d’ingresso.

Taglio della volta

Al primo piano del Casello Ovest è stato indispensabile eseguire un intervento di taglio della volta che copre l’atri d’ingresso al piano, per consentire il passaggio del vano ascensore. La volta a padiglione è stata aperta fino al raggiungimento della dimensione necessaria all’inserimento del corpo ascensore; l’apertura è stata successivamente imbragata al perimetro con una struttura preformata. Questo anello in acciaio è ancorato sia alla volta, che sorregge, sia al castelletto dell’ascensore.

La soluzione utilizzata ha prescelto un impianto elevatore di tipo idraulico oleodinamico, anziché elettrico, flat pump, senza cioè locale macchina. La struttura portante del castello è in ferro con tamponamento in cristallo stratificato,
porte a libro automatiche sia interne sia esterne. Il funzionamento è garantito da un pistone posteriore cilindrico, verniciato di giallo come segno di distinzione e modernità. Una sorta di firma del progettista.

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