UN LOFT IN UN COMPLESSO LIBERTY


Grandi volumi, una scala scultorea e spazi per il raccoglimento.

Il recupero ad uso abitativo di una serie di edifici liberty rappresenta un’eccezione rispetto ai
consueti capannoni dismessi da riutilizzare. Una sfida progettuale che vede nel “disvelamento”
e nella valorizzazione delle preesistenze la sua cifra stilistica, enfatizzando le valenze del contesto.

Progetto Studio AG&F architetti
Testo di Maria Galati, architetto
Foto Andrea Martiradonna

Il riutilizzo dell’area dell’ex birreria Wührer – ci spiegano gli architetti dello studio AG&F – rappresenta un’anomalia nel panorama del recupero “archeologico industriale” delle nostre città… il nostro obiettivo è stato quello di scoprire piuttosto che coprire, evidenziare piuttosto che nascondere quello che restava del vecchio insediamento.

Un “involucro” storico per un loft di gusto contemporaneo.
Al primo piano la camera da letto con terrazzo.

L’oggetto dell’intervento si inserisce all’interno di un tessuto urbano abbastanza importante, in prossimità del centro storico di Brescia, ed ha come soggetto una serie di edifici liberty di grande dignità sia dal punto di vista compositivo,
sia nella varietà dei materiali costruttivi. Quello che il progetto esprime è la grande attenzione alla valorizzazione delle peculiarità di una struttura preesistente, che nel tempo, trasformandosi, si è adeguata alle esigenze lavorative, evidenziando una gerarchia di spazi e percorsi che gli architetti Giuseppe Agata Giannoccari e Sonia Facchin in associazione con l’architetto Garretti, hanno cercato di valorizzare e ricontestualizzare.

La scala: elemento scultoreo.

Hanno lavorato a questo progetto: AG&F architetti – Giuseppe Agata Giannoccari, Sonia Facchin con Carlotta Garretti;
collaboratori: Jessica Turrini, Marco Valgonio.

Scala su disegno dei progettisti, gradini in pastina di cemento, Chimica Italia; poltroncina ”Tulip armchair” di Eero Saarinen; illuminazione “Walkie”, Martini illuminazione; parquet in rovere, Moltrasio & Fruttuoso.
Opere edili, Irces 95; opere in vetro, Sistemi & Progetti.

STUDIO AG&F ARCHITETTI
Lo Studio AG&F architetti è stato fondato nel 1990, a Milano, da Giuseppe Agata Giannoccari e Sonia Facchin; nel 2007 si è affiancato Massimo Corsico. Il team sviluppa progetti in vari settori, in Italia e all’estero, dall’edilizia, alla pianificazione territoriale, dallo sviluppo di allestimenti di spazi commerciali al design e allestimenti.
Giuseppe Agata Giannoccari si laurea presso il Politecnico di Milano. Dal 1983 al 1987 lavora presso lo Studio Centrokappa e lo Studio Gregotti Associati International di cui diventa successivamente consulente per il settore interni.

Dal 2003 è Professore presso il Politecnico di Milano. Sonia Facchin si laurea presso il Politecnico di Milano. Socio fondatore dello Studio si occupa prevalentemente dell’ambito relativo al recupero edilizio, l’arredamento e l’allestimento. Affianca alla pratica professionale l’attività imprenditoriale nel settore della ristorazione. Massimo Corsico si laurea presso il Politecnico di Milano. Collabora con lo Studio Gregotti Associati International. Relatore in occasione di rassegne e manifestazioni internazionali. Dal 2007 cultore della materia – Corso di pianificazione territoriale – presso l’Università di Pavia.

QUALITÀ DELL’INTERVENTO

Centralità del progetto: ha come oggetto il recupero di edifici liberty.
L’attenzione è stata posta alla valorizzazione della struttura preesistente.
Innovazione: la scala assume nel progetto una forte connotazione estetica, diventando un elemento importante, quasi scultoreo. Grande utilizzo del vetro strutturale.
Uso dei materiali: legno e texture dai toni caldi in cucina, setti in Cor – ten, quasi reperti di archeologia industriale, utilizzati nel living, marmo e legno nei bagni.
Nuove tecnologie: la sala della musica è una rivisitazione tecnologica delle possibilità plastiche create dall’interferenza tra figure geometriche e contrasti cromatici.

Cor – ten è il nome di un acciaio brevettato dalla United States Steel Corporation (U.S.S.) nel 1933. L’acciaio Cor – ten,
durante l’esposizione allo stato non pitturato, si riveste di una patina bruna uniforme e resistente che conferisce al
prodotto un notevole fascino.
Imprese che hanno collaborato alla ristrutturazione: opere edili, Irces 95; impianto elettrico, DSelectra; impianto idraulico e meccanico, Afis; opere in ferro e vetro, Sistemi & Progetti; pareti e pavimenti
in pastina di cemento, Chimica Italia; opere in pietra, MGM e Morselletto; arredo, Atmosfera 1999.

Evocano “reperti” di archeologia industriale i setti murari in Cor – ten.
Un modo originale di scandire gli spazi del lungo soggiorno.

In Edicola

Tavolo da pranzo bianco e nero su disegno degli architetti; sedie “D51” di Walter Gropius, Bon Luxat; il lampadario è un pezzo di design storico del 1958 “Artichoke” di Poul Henningsen , Louis Poulsen.

Il loft si sviluppa su circa 700 mq, su due livelli; la zona giorno con il giardino, al primo livello, e al piano superiore la zona notte padronale. Gli architetti hanno utilizzato, per definire gli spazi, linguaggi diversi espressi attraverso i materiali, tra i quali: Cor – ten, marmo e legno.

Lavabo e vasca da bagno in travertino, su disegno; rubinetteria ”C4 arco”, Bonomi; sanitari ”Spin”, Flaminia; radiatore, Runtal.
 Cucina su disegno; elettrodomestici, Gaggenau.
Imbottiti ;“LC2” Le Corbusier, Cassina.

La sala dedicata alla musica è un universo “plastico” e tecnologico.

La sala della musica esprime una rivisitazione tecnologica delle possibilità plastiche create dalla interferenza tra figure geometriche e contrasti cromatici. La scala assume nel progetto una connotazione estetica, diventando un elemento scultoreo, suscitando curiosità per la zona superiore dove il bagno, la camera e il terrazzo definiscono un ambito fortemente personalizzato.

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