Tra presente e passato

Nel centro di Catania, una villa del 1830 è stata completamente restaurata.
Il grande spazio in altezza ha consentito la creazione di numerosi soppalchi. All’interno domina uno stile in bilico tra neoclassicismo e modernità.

Progetto: arch. Valerio Di Bartolo (Catania)
Testo di: Walter Pagliero
Foto: Athos Lecce

Era una villa patrizia costruita intorno al 1830 sulla via Etnea, in una zona che allora era in campagna e oggi, dopo che la città l’ha inglobata, risulta centrale. La villa che ha ancora una struttura neoclassica con soffitti a volta molto
alti, è stata recentemente suddivisa in più unità abitative. La ristrutturazione ha riguardato due di queste unità con annessa una parte del giardino. Questi settori della villa al momento dell’acquisto risultavano assai compremessi da
precedenti sventramenti e rifacimenti. Pur salvando e restaurando la struttura antica rimasta, i nuovi proprietari, per adeguarla alle loro esigenze, hanno deciso di sfruttare il grande spazio in altezza creando dei soppalchi. A questo punto si è inserita la collaborazione dell’architetto Valerio Di Bartolo.

“Inizialmente ero stato chiamato dal committente per una consulenza di illuminotecnica; poi, conoscendoci meglio e avendo visto alcune mie realizzazioni, mi è stato richiesto anche un intervento a livello progettuale sulla base di un distribuzione delle zone già definita. La ristrutturazione era agli inizi e di costruito c’era solo la parte strutturale di qualche soppalco. Ho presentato un progetto generale che è stato di guida al cantiere, mentre la realizzazione definitiva di ogni singolo ambiente è stata pensata e concordata di volta in volta. Questo procedere per fasi successive ha determinato, a mio avviso, un risultato piuttosto eclettico che si colloca liberamente tra neoclassicismo e modernità, passando dal reimpiego di mobili di famiglia come spesso avviene qui in Sicilia.”
Il percorso ha avuto precisi criteri di riferimento a cui si è rimasti fedeli: prima di tutto la volontà di non negare nulla dell’evoluzione avvenuta in questo spazio diviso tra il fasto anacronistico di un’epoca che non c’è più (quella borbonica del dopo Napoleone) e la realtà molto sfaccettata di oggi.

Nelle foto: Divani verde acqua. Divani & Divani
Divano rosso rubino. Abitare Il mobile per la TV e l’impianto Hi Fi sono su disegno dell’arch. Valerio Di Bartolo.

Non c’è uno stile univoco, ma tutto viene ricomposto nell’abbraccio di un moderno eclettismo, come risulta evidente nel salotto ai piedi della scala: qui le sonore volte del soffitto sovrastano una struttura decisamente moderna e un arredamento moderno nelle linee ma classicheggiante nei tessuti e nei dettagli. Al colore degli intonaci è stato dato il compito di evidenziare le varie epoche di costruzione: il color crema per la nobile struttura neoclassica, il bianco per l’intervento più moderno (quello della scala), l’amaranto, un colore più ludico, per mascherare un sostegno costruttivo e creare fondali luminosi. Chiude (o per meglio dire apre) questo spazio un fondale scenografico che sovrasta l’arco d’ingresso: un trompe-l’oeil che raffigura un giardino di conifere traguardato da un grande arco anch’esso dipinto. Sono forme che si collegano alle volte del soffitto in un gioco tra realtà e finzione, dove il moderno risulta reale, mentre l’antico che lo contiene diventa irreale (non va dimenticato che siamo nella patria di Pirandello). Da qui, che è il fulcro della casa, si accede sia alla zona notte, sia al soggiorno-cucina.

Nelle foto: La cucina è composta da diversi materiali (legno, pannelli laccati, vetro traslucido). Febal
Sedie in faggio curvato. Tonet

Quest’ultima zona è un open space tutto ridisegnato: una rotazione degli assi orienta la cucina in modo sghembo rispetto alla struttura della villa e la pone tra due quinte materiche: da una parte un nuovo muro di mattoni e
dall’altra la pietra lavica della possente struttura antica denudata dall’intonaco. Da qui si accede a un barbecue e a
un terrazzino collegato al giardino da una scala esterna. Il prato sottostante nasce da un’idea piuttosto informale: alcune mattonelle in pietra dell’Etna, recuperate da un’antica strada, vengono distanziate tra loro in modo che il
grigio della pietra lavica si alterni in maniera bilanciata col verde dell’erba (ma è un grigio, quello della roccia basaltica, che quando piove diventa nero). Perché il giardino lo si è voluto al limite tra l’esuberanza mediterranea (l’erba) e la scansione neoclassica (le pietre).

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)