Il racconto del perché S.Ambrogio ci insegna la gioia di ogni stagione dell’anno e della vita.
di Edmondo Jonghi Lavarini
In un piccolo villaggio immerso nelle verdi colline, ogni anno, con l’arrivo dell’inverno, gli abitanti si riunivano attorno al fuoco per raccontare storie e leggende. Tra queste, spiccava la storia di Sant’Ambrogio, il patrono delle api, un racconto che parlava di resilienza, amore e cura reciproca.
Si diceva che Sant’Ambrogio avesse un legame speciale con le api. Non solo le proteggeva, ma imparava da loro importanti lezioni di vita. In inverno, quando i campi erano spogli e non c’erano fiori da impollinare, le api continuavano a lavorare instancabilmente, prendendosi cura l’una dell’altra e mantenendo vivo l’alveare.
Sant’Ambrogio osservava queste piccole creature con ammirazione, vedendo in loro un simbolo di ciò che gli esseri umani dovrebbero aspirare ad essere. Nella loro semplicità, le api mostravano che anche nei periodi più difficili, quando tutto sembra perduto e freddo, l’importanza di aiutarsi a vicenda non viene meno.
Il santo insegnava che l’inverno, con il suo freddo mordente, la neve silenziosa e la pioggia incessante, era in realtà un dono. Questi elementi, che a prima vista sembravano ostili, erano in realtà essenziali per preparare la terra alla rinascita della primavera. Così, l’inverno non era un periodo di tristezza, ma un tempo di gioia e amore, un momento per rafforzare i legami e prendersi cura gli uni degli altri, proprio come facevano le api nell’alveare.
Le storie di Sant’Ambrogio insegnarono al villaggio che ogni momento, anche quello più buio e freddo, ha il suo scopo e la sua bellezza. E che, proprio come le api che attendono pazientemente la primavera, anche gli esseri umani possono trovare forza e gioia nell’attesa e nella cura reciproca, sapendo che dopo il freddo inverno, arriva sempre la primavera.
