Oggi, abbiamo la fortuna di incontrare Richard England che è l'architetto più importante di Malta. Siamo a Malta nella giornata di festa nazionale di San Paolo apostolo, 10 febbraio 2019. Malta è una delle pochi stati dove la religione cattolica è religione di stato. Vita, architettura , corpo e spirito creano una nazione perfettamente in sintonia con il mondo occidentale. Un occidente che cresce guardando il futuro senza dimenticarsi il passato.
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Buongiorno Richard, grazie di averci ospitato ci piacerebbe parlare dell’architettura di Malta, partendo anche dalla famosa chiesa che hai fatto quando avevi 24 anni.
Richard England: Ciao, è un grandissimo piacere. La mia prima opera era la chiesa di Maritato. Ho sempre pensato che l’architettura non sia una professione ma una vocazione. L’architetto deve essere non soltanto il disegnatore del futuro, ma anche il difensore del passato.
I miei primi lavori erano basati sulla memoria di questa stratificazione incredibile che ha l’isola di Malta. Dai tempi neolitici, ai grandi lavori che hanno lasciato gli architetti dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni. Tutto ciò è stato assorbito, perché, come diceva William Blake: “diventiamo quello che vediamo”. Creare, quindi, un’architettura che era un’evoluzione, non una rivoluzione, con un senso di continuità. Continuità ma con un cambiamento. Perché l’architettura, io ho sempre creduto che deve essere, locale, del campo, e del tempo. I primi lavori, inclusa la famosa chiesa di Maritato, rappresentano un’architettura che apparteneva alle radici. Ma c’era anche bisogno di una copertura intellettuale, che è arrivata con la mia visita nello studio di Giò Ponti.
Ha vissuto i cambiamenti epocali dell’architettura cosa vede che continua ad essere valido?
Richard England: L’architettura italiana di quel tempo, anni sessanta, rappresenta il tempo d’oro dell’architettura moderna italiana, nomi come: Carlo Scarpa, Albini, Mangiarotti, Morassutti … tantissimi grandi nomi insomma. Tutti venivano nello studio di Ponti, perché editore di Domus . Tutti volevano avere il lavoro pubblicato. Ho lavorato con Scarpa per Italia ’61, per il padiglione realizzato da Nervi a Torino. Nervi, che mi rispose, ad alcune mie interrogazioni: “non m’intendo d’architettura è meglio domandare al genio…” pensate che modestia! Non comune negli architetti.
Wright, vi racconto un aneddoto, una volta in tribunale al giudice, che aveva affermato che fosse il più grande architetto del mondo, aveva risposto: sì ha ragione! Al ritorno a casa, alla moglie, che aveva osservato la poca umiltà, rispose che era sotto giuramento e non poteva mentire …
Tornando a quel periodo, periodo di architettura regionale, eravamo forse 5 o 6 in tutto il mondo, pochi insomma, controcorrente.
Dopo quel periodo, ho incominciato a pensare all’architettura come una poesia. Vitruvio scriveva: utilitas, firmitas e venustas: utilitas e firmitas possano definire la costruzione, venustas, difficile da definire: la bellezza, la poesia.
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Come si crea Architettura con l’A maiuscola?
Richard England: Creare un’architettura che dia qualcosa allo spirito e all’anima, (come la chiesa di Hal Farug n.d.r). L’anima ha bisogno di più spazio che il corpo. Un’architettura di silenzio, oggi abbiamo sempre un grandissimo bisogno di silenzio.
Ho cominciato a creare i giardini, luoghi dove si può sognare. L’spirazione è avvenuta più che dall’architettura, dalla letteratura. Calvino, Borges, Tolkien. Tutti questi grandi maestri che hanno immaginato una fiaba del mondo, che elevava lo spirito. Non voglio la realtà vogliono la magia… anticamente gli architetti erano maghi, preti.
Non voglio la realtà vogliono la magia… anticamente gli architetti erano maghi, preti.
Einstein diceva che gli antichi sapevano qualche cosa che purtroppo nel tempo è stato perso. Si sente questa energia recandosi ai templi ionici di Malta.
Nella pietra si sente la stratificazione proprio delle anime, oggi si festeggia san paolo, Malta da secoli grande centro culturale. Come fa Malta a rimare così tanto protagonista da secoli?
Richard England: Perché noi siamo proprio nel centro del Mediterraneo.
La stratificazione culturale di Malta è sorprendente, è dovuta ai vari influssi: italiano, arabo, anglosassone. In che relazione è con gli altri architetti europei?
Richard England: Con gli architetti contemporanei italiani ho una grandissima amicizia. Franco Purini , Paolo Portoghesi, Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Cesare Casati e Mario Pisani. A marzo andrò a Reggio Calabria, dove incontrò Marcello Sèstito, grandissimo poeta, architetto e amico.
Colgo l’occasione per invitarla nostro ospite a Milano quando faremo un incontro, noi della casa editrice DiBaio, con la rivista cartacea “Chiesa Oggi”, per parlare proprio del valore dell’architettura sacra, che coinvolge corpo e anima.
Richard England: Con grandissimo piacere. L’architettura dello spirito, che è l’architettura sacra è molto complessa. Antoni Gaudì diceva che l’architettura sacra era la più difficile per l’architetto. Nel progettare una chiesa, l’architetto, si sta misurando con quello che non è misurabile. Bisogna creare spazi sacri, silenziosi, ma anche spazi dove la gente partecipa. Dopo il concilio vaticano la gente non è più solo uno spettatore.
Penso che, a parte la capacità dell’architetto, ci sia la dedicazione, l’amore e la fede. Ponti diceva che l’architettura sacra non è una questione di architettura, ma una questione di religione. Alla parola religione preferisco forse la parola spirito, la spiritualità.
Alla parola religione preferisco forse la parola spirito, la spiritualità.
E la cosa più importante è l’amore. Madre Teresa dice, che non è importante quello che fai ma più importante è l’amore che metti nel farlo. Questo amore, vera energia, che nei materiali come la pietra o qualunque altro materiale usato per fare uno spazio sacro, è assorbito e poi ridato alla gente che usa quello spazio.
Come si superano le difficolta di fare architettura?
Richard England: Forse è più facile fare uno spazio sacro piccolo, perché anche San Matteo nel vangelo dice di andare nella propria stanza, chiudere la porta e pregare il signore in silenzio. Quando si deve realizzare una cattedrale che contenga mille fedeli, è più difficile.
In una cappella piccola, dove uno si sente amato, un luogo molto più personale, per un rapporto fra la persona e l’aldilà, allora c’è bisogno senz’altro di un grandissimo silenzio. Gesù Cristo nei Vangeli, sempre si reca in un posto di silenzio per pregare dove è solo e può sentire se stesso. Realizzare una chiesa di grandi dimensioni è molto difficile. Si deve allora costruire un faro, una luce che può attrarre la gente. Borges, scrittore che amo molto, era cieco e gli chiesero perché viaggiasse, rispose che è più importante sentire un luogo che vederlo.
Borges, scrittore che amo molto, era cieco e gli chiesero perché viaggiasse, rispose che è più importante sentire un luogo che vederlo.
E Juhani Pallasmaa, autore di “Eyes of the skin”, seguendo l’idea di architettura come fenomenologia, dice: sì, noi vediamo l’architettura, ma questo è solamente uno dei cinque sensi con i quali noi apprezziamo l’architettura”. Perché ,l’architettura si può vedere, si può toccare, si può udire. E dice in una bellissima frase:” quando sono andato al Partenone nell’acropoli, ho avuto la grande voglia di “assaggiare” il marmo.
Perché, l’architettura si può vedere, si può toccare, si può udire.
Io credo che l’architettura sia veramente qualche cosa, che quando si inserisce all’interno del fare umano, uscendo anche dal canone della semplice filosofia della l’architettura, nasca prima di costruire. Se lei dovesse dare dei consigli ai giovani che oggi si inseriscono nel mondo dell’architettura, che cosa consiglierebbe? tenendo conto delle difficoltà presenti. Ad esempio, in Italia dove c’è un elevato numero di architetti per abitante (circa una per 400) e considerando anche la crisi di crescita italiana (1.2 al ribasso mentre Malta 5.9 al rialzo)
Richard England: Agli studenti io dico di cercare per prima cosa di ricordare che l’architettura è una vocazione, come ho detto prima e di creare un’architettura che sia bella. Perché vivere in uno spazio che è brutto dà un effetto negativo sul proprio tenore di vita generale.
Leggere! Perché non leggono, è importante diventare un graduato universitario, non un semplice architetto. Poi disegnare, va bene il computer è molto utile, ma non pensa. Il ponte tra la mente e la carta è la mano. Io ho imparato questo, perché appartengo a una generazione diversa.
Cosa bisogna insegnare per fare la migliore architettura?
Richard England: Bisogna reinsegnare a disegnare. Cosa succede quando si disegna? io ricordo con i miei nipotini a cui chiedevo di fare un disegno di un muro, ad esempio, la loro domanda di come si potesse fare un muro grande così su un pezzo di carta.
Ecco la prima lezione: la trasformazione della scala reale alla scala del disegno. Che è il rovescio che uno fa quando si diventa architetto, allora così si comincia a capire quello che c’è sulla carta. Quando si fa un disegno da un edificio, prima si assorbe tutto l’edificio, poi si fa una lezione dell’eliminazione di ciò che non è essenziale. Così si disegna lo spirito complessivo.
Quando si fa un disegno da un edificio, prima si assorbe tutto l’edificio, poi si fa una lezione dell’eliminazione di ciò che non è essenziale.
Ricapitolando: leggere, disegnare e poi etica.
L’architettura purtroppo oggi non è l’architettura che cerca emozione, oggi si basa sui soldi. Viviamo in un tempo dove sappiamo il prezzo di tutto e il valore di niente. Sta succedendo a Malta… tutti questi grattacieli nuovi. Penso che sia necessario tenere presente, l’infrastruttura, il traffico, questi grandissimi problemi e fare uno studio veramente serio, perché altrimenti andiamo nella strada sbagliata.
Speriamo bene…
Edmondo Jonghi Lavarini