SEDUTE PER LA COMUNICAZIONE

Intesa come porta della città e come luogo che favorisce l’incontro tra persone e tra epoche lontane, Piazza Santa Maria Novella a Firenze si rinnova grazie al recente intervento di riqualificazione progettato da Maurizio Barabesi.

Nel convegno svoltosi nel dicembre 2001, per inquadrare le linee guida che informassero il restauro allora in gestazione, fra’ Alessandro Cortesi, priore del convento domenicano di Santa Maria Novella, propose di “ripensare la piazza in funzione delle persone, dei soggetti che la vivono, che la abitano, ma anche di coloro che vi passano, che vi risiedono magari temporaneamente, e che sono di passaggio.” E ha aggiunto: “Credo che si debba pensare anche alle piccole cose, ai piccoli luoghi, in relazione ai grandi luoghi e ho l’impressione che anche la popolazione locale che abita in Piazza Santa Maria Novella sia parte di un fenomeno globale che è quello di un nuovo tipo di cittadinanza.Le nostre città non sono più solo dei residenti, degli italiani – forse non lo sono mai state – ma sono sempre più visibilmente popolate da una pluralità di persone di differenti gruppi linguistici, popoli, culture. Tutto ciò a mio parere va connesso a un’altra osservazione che rinvia ancora alla storia di questi luoghi: i conventi domenicani al loro sorgere nel XIII secolo erano sovente costruiti nell’area adiacente alle mura delle città, talvolta, come qui, immediatamente fuori dalle mura della città. Questa collocazione li caratterizzava come luoghi di frontiera.Ora la domanda è se questa piazza non debba tenere conto dell’obiettivo di creare a Firenze un laboratorio di comunicazione tra le persone e i popoli, non vedendo la presenza di tanti stranieri o non fiorentini che passano per Firenze o che qui vivono, sia ricchi sia poveri, come presenza ostile da allontanare, ma vedendo la piazza quale luogo per creare un’accoglienza che sia educazione alla dignità umana di ogni persona…”
La storia di Piazza Santa Maria Novella è intimamente legata alla presenza della chiesa e dell’Ordine dei Predicatori: “Dal 1200 al 1400 – scrive l’Arch. Maurizio Barabesi nella sua relazione storica – la piazza divenne il luogo deputato alla predicazione, il centro dell’ortodossia religiosa e del conservatorismo politico… i predicatori amavano patrocinare pubbliche massicce manifestazioni…”La piazza è stata via via allargata e nel 1344 raggiunse le dimensioni attuali, di circa 13 mila mq e la sua pianta è a pentagono irregolare. Nel 1470 la facciata della chiesa medievale è stata completata da Leon Battista Alberti, mentre l’ospedale che la fronteggia è stato dotato di un portico alla fine del XV secolo: così la piazza ha acquistato aspetti che parlano il linguaggio lindo e regolare del primo Rinascimento.
Nell’epoca contemporanea la vita della piazza, prima imperniata sulle feste patronali e sulle corse dei cocchi (per le quali furono alzate due mete, sostituite nel 1608 dai due obelischi), è slittata verso quella di spazio sussidiario alla vicina piazza della stazione ferroviaria: il giardino di cui è stata dotata nel 1928 si offriva come occasione di pausa ai viaggiatori in arrivo o in partenza. Di qui lo spunto per le proposte avanzate da fra’ Alessandro Cortesi, che sono state tradotte in architettura da Maurizio Barabesi.Il suo intervento mantiene la bipolarità dettata dagli obelischi e ne concilia il dinamismo con il disegno irregolare dei contorni della piazza, grazie all’apertura di manti erbosi  attraversati da camminamenti, obliqui rispetto all’asse principale ma che accennano alle tante direzioni che convergono nella piazza stessa.
Il disegno oblungo della parte centrale accenna alla facciata della chiesa e a quella dell’ospedale, mentre uno spiazzo centrale in forma di rombo privilegia la direzione ortogonale che indica, verso il centro della città, la Cattedrale di Santa Maria Novella.In questo spiazzo (che ripercorre la forma dell’aiuola postavi negli anni ‘40) si allineano, distinte da colori e materiali diversi (acciaio corten, legno, vetro, inox) sette panche dal disegno semplicissimo: lunghissimi parallelepipedi che fungono da sedili, ma che nel complesso costituiscono un’installazione urbana e un segno.
Sia nella loro consistenza materica, sia nella loro disposizione, parlano della pluralità; mentre nel loro parallelismo parlano dell’unità. E sono sedute offerte ai passanti, che nel contempo raccontano (nelle trasparenze, nei giochi di pareti a specchio, nelle installazioni multimediali) come una città sappia riflettere il proprio ineguagliabile retaggio storico, mentre accoglie anche i segni del trascorrere del tempo. Luogo di incontro, tra le persone e tra le epoche.xProgetto:Arch. Maurizio Barabesi
Collaboratori: M. Cantini, G. Cansella, N. Curradi, G. De Grazia, R. Diodati, M. Tricca, F. Privitera, G. Maradei, M. Frosini, S. Pratesi, M. Redi, C. Trimarco Direzione lavori:Arch. M. Barabesi Collaboratori: M. Cantini, A. Fiorini, P. Di Tore
Foto:Vanessa Rinaldi (pag. 34, pag. 38 al centro, pag. 39 in alto), Alessandro Ciampi
(pag. 36 in alto, pag. 37, pag. 39 in basso), Archivi Zocchi Cocchi (pag. 36 in basso)

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