Opinioni

Utilità e funzionalità al servizio della "transizione"

Servizio di: Azzurra Lorenzetto, architetto

“Ogni mobile, ogni cosa, ogni oggetto racconta una storia, la storia della famiglia! L’appartamento non era mai finito; cresceva con noi e noi crescevamo con lui. Eppure non aveva stile alcuno… Ma uno stile l’appartamento l’aveva, lo stile di chi vi abitava, lo stile della famiglia…L’elemento comune a tutti i mobili che si trovano in un locale è il fatto che è stato il proprietario a sceglierli… In una stanza di famiglia ogni pezzo viene immediatamente e completamente assorbito. Una stanza del genere è come un violino. Il violino si può suonare, la stanza si può abitare”. (Cfr., Adolf Loos “Parole nel Vuoto” Adelphi, pp 27-28–Scritti del 12 giugno 1898). L’importanza del rapporto tra il sé e lo spazio che si abita e si vive emerge già dagli scritti dell’architetto viennese Albert Loos (1870 – 1933), in cui per certi aspetti troviamo oggi tutta la contemporaneità di allora. L’elemento che accomuna gli scritti di Loos con l’abitare contemporaneo lo si osserva nella sintonia che ogni entità, sia questa persona, cosa o arredo, acquista nei confronti di un’altra. Sintonia che allora andava a costruire la rappresentazione del sé (l’identità) mentre ora passa attraverso la “transitorietà” e caratterizza il nostro vivere e il nostro abitare.

Progettata da Denis Santachiara “MaÎtresse” letto e lampada insieme da
tenere in orizzontale o verticale a seconda delle necessità. Campeggi

Ci troviamo in un panorama sociale estremamente cangiante, flessibile e dinamico in cui l’alloggio perde il suo valore di monumento costante e definitivo, per divenire habitat di passaggio. Con la nascita di nuovi status e poi di nuovi stili di vita, gli oggetti cambiano la loro connotazione mutando. Si parla spesso e da molto tempo di nomadismo e oggetti nomadi, ma ci siamo mai chiesti cosa si intende veramente per nomade? Per capirlo meglio abbiamo girato la domanda a un’esperta, l’antropologa Eleonora Fiorani.

Oggi si continua a parlare di Nomadismo ma cosa s’intende esattamente con questo termine?
Si parla di nomadismo come condizione di vita, caratterizzato dal rapporto che l’uno ha da un lato con il territorio e dall’altro con gli altri oggetti, e nomadismo come oggetto nomade,caratterizzato dalla leggerezza, dalla trasportabilità e dalla trasformabilità. Un oggetto nomade può possederle tutte e tre o essere soltanto caratterizzato da una di queste.

Anche “Pisolò” ha una doppia funzione. E’ un pouff che contiene un
materasso gonfiabile pronto per l’uso. Un progetto di Denis Santachiara per Campeggi

E qual è il rapporto tra il nomadismo come condizione di vita e gli oggetti nomadi?
Dobbiamo connettere la prima questione, cioè il comportamento nomade come caratterizzante sia a livello di metafora
che di effettivo nomadismo (spostamento individuale e collettivo), con l’oggetto nomade, in quanto questo oggetto esiste in funzione del primo e cioè del diventare nomadico.

Perciò è il nuovo stile di vita che richiede oggetti con particolari caratteristiche?
A mio avviso per capire meglio questi nuovi caratteri assunti dagli oggetti, bisogna interrogare il rapporto nuovo che si sta creando tra uomo e territorio, dove l’elemento essenziale non è soltanto lo svincolamento e sradicamento dal territorio, ma anche una mutazione fra l’elemento sedentario e l’elemento del movimento diventando quest’ultimo prevalente rispetto al primo.

“Squat” di Stéfane Barbeau è un mobile multifunzionale, modulare che può essere utilizzato come libreria, come panca o come
tavolo. www.vesselinc.com

Eleonora Fiorani

Si occupa del cognitivismo radicale e indaga le nuove forme di territorialità delle società postmoderne, i nuovi oggetti e materiali e quelli dell’arte e del design. Nelle sue analisi sulle tecnologie della comunicazione ha messo in rilievo i mutamenti antropologici che esse comportano e quelli che interessano i luoghi del lavoro e dell’abitare.

Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: La nuova condizione di vita,
2003; Abitare il corpo: la moda, 2004; Il mondo degli oggetti,
2004. I testi citati sono pubblicati da Editori di Comunicazione.

Quindi il concetto stesso di casa e di spazio viene a mutare?
Sì…, l’intendere del “che cos’è” della casa muta; prima era fissa sul suolo presupponendo un’identificazione stabile, ora la casa stessa diventa nomade: sia il corpo diventa casa sia la casa diventa corpo, cioè qualcosa che si àncora con breve periodo attraverso alcuni oggetti trasportabili. Tornando allo spazio della casa, la ragione per cui gli oggetti diventano nomadi, e quindi trasportabili, è la necessità di configurare nuove modalità nello spazio. Questa è la ragione della loro mobilità, cioè quella di svolgere più funzioni in territori ibridi.

“ZA-1” panca impilabile con struttura in fusione di allumino e tubo d’acciaio
verniciato colore alluminio, sedile in legno curvato rivestito. La Palma
“Spot-it” è una lampada wireless, ricaricabile, componibile. Lumen Center

Cosa intende per “territori ibridi”?
Non ci sono più le separazioni delle funzioni ma coabitano nello stesso spazio, non più spazi polifunzionali ma spazi
ibridi. L’uso ibrido dello spazio dà la possibilità di mutare le configurazioni a seconda delle nostre espressioni e modalità del nostro vivere, perciò oggetti capaci di assumere diverse funzioni in relazione alle modalità in cui vengono inseriti… col nomadismo vi è un ricentramento del territorio , che va dagli estremi progetti di Lucy Orta* in cui si può parlare di “corpo mondo”, ai trasformabili, al portarsi in giro l’ufficio, il cibo, il giaciglio per dormire …

“1=2” tavolo da pranzo in vetro con gambe in acciaio di Jean Nouvel. Zero Italia
“Kenia” di Vico Magistretti. Poltroncina richiudibile in tessuto. Campeggi

Cosa intende esattamente per ”ricentramento del territorio” e “corpo mondo”?
Tutto si va a posizionare su un’altra entità che, o si muove sul territorio o ibrida più funzioni contemporaneamente su se stessa; perciò in realtà tutto si ricentra su un unico territorio che è rimasto e che si risignifica attraverso questi oggetti nomadi cioè il corpo. Da qui il concetto di Corpo Mondo, cioè il movimento assemblato sul corpo come l’abito che diventa tenda o gli zaini che sono sedie.

Di Kay Thoss i tavoli “Compact” si incastrano tra di loro in un disegno libero.

* Lucy Orta, designer – artista inglese con studio a Parigi. I primi abiti rifugio “Refuge Wear” di Lucy Orta risalgono ai primi anni ‘90. Le sue collezioni di vestiti scultura sono temporanee architetture mobili che trasformano in poesia oggetti come vestiti, sacchi a pelo, tende ecc. per una popolazione nomade. Esposte al Modern Art Museum a Parigi nel 1994 sono state collocate in diversi contesti urbani per una serie di interventi in metropolitana e in zone residenziali con case popolari.

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