Opinion Leader

di Leonardo Servadio

Intervista a…

Intervista al curatore del Corso "Ascensori e Scale Mobili: Progettazione, Collaudo, Verifica, Analisi dei Rischi", Prof. Marco Giglio.

"Quello ingegneristico e quello architettonico
sono aspetti complementari. Certamente un buon
design costituisce un aspetto importante,
che aggiunge qualità al prodotto."
Marco Giglio
Un laboratorio del Dipartimento di Meccanica.
Politecnico di Milano

Nell’ambito della "Formazione permanente" del Politecnico di Milano, diretto dal Prof. Giorgio Diana, si svolge quest’anno
la sesta edizione del corso "Ascensori e Scale Mobili: Progettazione, Collaudo, Verifica, Analisi dei Rischi" . Il corso ha
luogo presso il Dipartimento di Meccanica del Politecnico milanese ed è realizzato insieme con ISPESL (Istituto Superiore
per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro). Ne parliamo col prof. Marco Giglio*, del Politecnico di Milano, che insieme con l’ing. Giuseppe Mulè dell’ISPESL dirige l’iniziativa.

Come mai si è sentita la necessità di istituire questo corso?
Nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Meccanica vi sono sempre stati corsi sugli apparecchi di sollevamento.
Questo corso specialistico, della durata di quattro giorni per 32 ore di insegnamento (dal 25-28 ottobre 2005) per gli
ascensori e di tre giorni per 20 ore di insegnamento (2-4 novembre 2005) per le scale mobili, è stato istituito dietro sollecitazione di un tecnico di una importante ditta produttrice di ascensori, che da tempo collabora col Politecnico.

Perché “formazione permanente”?

Nel corso degli ultimi anni l’approccio didattico è cambiato, passando dall’organizzazione per tematiche monografiche a
corsi di carattere più generale: la formazione specialistica finale dei neolaureati viene in parte lasciata alle aziende. I produttori medio grandi hanno sempre avuto attenzione alla formazione specialistica dei propri tecnici.
D’altro canto anche l’approccio modulare alla formazione universitaria (laurea di primo livello, laurea magistrale, dottorato di ricerca, master, ecc.) consente di raggiungere una formazione tecnica più specifica. E’ in questa logica che si svolgono i corsi di "formazione permanente", indirizzati ai neolaureati, o ai professionisti e tecnici che desiderano aggiornarsi su argomenti particolari. Si tratta di una "aggiunta di formazione" che viene fornita di concerto tra mondo universitario e mondo produttivo.

Vi è molto interesse per tali corsi?

A ogni edizione hanno partecipato da 25 a 40 persone, provenienti da tutta Italia, a dimostrazione di un vasto interesse. Oltre che momenti di formazione, costituiscono anche momenti di scambio e di confronto di esperienze.

Gli argomenti del corso?
Sono strettamente tecnici: la quasi totalità dei partecipanti è costituita da ingegneri o laureati in discipline tecniche. Si
trattano tutte le fasi del progetto, del calcolo dei componenti, dell’installazione, del collaudo e delle verifiche periodiche. Si parte dall’analisi delle norme tecniche e si prosegue con l’analisi dei componenti del progetto per poi passare al problema dell’analisi dei rischi come previsto dalla direttiva europea e della scelta delle soluzioni tecniche più idonee.
Alla fine di ogni corso (quello per gli ascensori è il più seguito, avendo queste macchine una diffusione decisamente più
ampia rispetto alle scale mobili) viene rilasciato un attestato e a ogni partecipante si consegna una ponderosa documentazione tecnica. Il corso è di breve durata, ma sufficiente a garantire una preparazione tecnica finalizzata sull’argomento. Da qualche tempo tuttavia si va discutendo l’idea di preparare anche un "master" di durata annuale. Si tratta di verificare se vi sia interesse a promuovere, sostenere e finanziare un’iniziativa di questo tipo da parte del mondo produttivo.

Qual è la relazione tra tecnico e architetto nel progetto dell’ascensore?
Quello ingegneristico e quello architettonico sono aspetti separati seppure complementari. L’ingegnere parte dai dati di
progetto e dalle caratteristiche del vano ascensore e su quella base definisce le caratteristiche tecniche dell’ascensore. L’architetto si occupa dell’aspetto estetico. In generale non vi sono problemi di armonizzazione, perché i problemi ingegneristici sono in ogni caso risolvibili.

Ma la qualità estetica dell’ascensore in certi casi diventa di grande importanza…

Il coordinamento tra i due aspetti, tecnico e estetico, riguarda più che altro l’impostazione che il committente vuole dare
al suo prodotto. Vi sono produttori che danno molto peso all’aspetto estetico e altri che non vi badano. Certamente un
buon design costituisce un aspetto importante, che aggiunge qualità al prodotto. L’Italia esporta una percentuale molto
elevata della produzione di ascensori, anche grazie al design.

Vi sono casi di ascensori inclinati?

Dalla posizione verticale fino a 15° di inclinazione dall’orizzontale il sistema di trasporto viene assimilato all’ascensore. Per trasporto con inclinazioni minori si utilizzano generalmente i tappeti mobili.

Quali sono i rischi maggiori?
Va detto anzitutto che i sistemi di sicurezza sono nati con gli ascensori stessi. L’americano Elisha Graves Otis, che inventò l’ascensore nel 1853 e ne fu il primo produttore, lo corredò anche del cosiddetto "paracadute", il sistema frenante a ganasce. Questo funziona secondo principi
meccanici anche in assenza di elettricità: in caso di velocità eccessiva della cabina, un elemento si incunea nella ganascia che per attrito blocca la cabina. Ma problemi di sicurezza riguardano non solo gli utenti, ma anche gli operatori tecnici. I rischi maggiori riguardano gli addetti al cantiere, durante le fasi di montaggio dei sistemi di elevazione, e i tecnici che prestano assistenza e garantiscono la manutenzione. Per questo si richiedono condizioni di sicurezza particolari: per esempio, la fossa deve garantire uno spazio vitale anche quando la cabina scenda a fine corsa. Comunque il tema della sicurezza è sempre oggetto di ricerca e attenzione.

C’è un particolare problema di sicurezza per i vecchi ascensori?
Per gli impianti di vecchia data esiste attualmente un vuoto normativo: nessuna legge o regolamento impone la sostituzione di impianti nei quali i componenti, anche di sicurezza, hanno raggiunto con buona probabilità la vita utile prevista. Generalmente, se la manutenzione è svolta correttamente, i rischi connessi con gli impianti vetusti sono limitati, ma comunque presenti in forma implicita: ad esempio, vi sono stati casi di rottura degli alberi di argani con conseguente caduta della cabina.

Qual è la velocità alla quale si muove normalmente un ascensore?
Generalmente la velocità non supera 1 metro al secondo. Al di sopra di questa velocità si richiedono accorgimenti particolari per l’accelerazione e la decelerazione della cabina e le problematiche di comfort del trasportato; ascensori più veloci si usano in realtà solo per gli edifici molto alti, non per i normali condomini.

Stiamo parlando di ascensori elettrici, non di quelli oleodinamici.
Gli ascensori oleodinamici sono adatti all’inserimento in edifici esistenti, o per impianti con poche fermate. Si prestano particolarmente per l’utenza familiare, ed hanno una buona versatilità con costi contenuti. Negli ultimi anni accorgimenti tecnici particolari sugli ascensori elettrici hanno ridotto però di molto la convenienza di utilizzo degli oleodinamici anche per piccoli impianti, e lo sviluppo tecnico nel settore si sta affermando principalmente per gli elevatori a trazione elettrica.

*Professore associato, Facoltà di Ingegneria Industriale (Bovisa) – Dipartimento di Meccanica, Politecnico di Milano.

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