Look

Grazie alla grande finestra alta sei metri, il giardino che sta all’esterno sembra continuare in soggiorno con le piante d’appartamento messe sia sopra che sotto.

La libertà che dà la mansarda, come situazione di base per un progetto, è paragonabile a quella del loft: in entrambi i casi si ricorre con facilità a scale aeree, ballatoi panoramici, ambienti alti due piani, lucernari e grandi finestre. Quando poi, come in questo caso, la mansarda è anche un loft, l’invito a realizzare uno spazio fluido in verticale, davanti a una lunga finestra che dà sul giardino, è irrinunciabile. Si dice che l’amore per il verde e la capacità di capire e “sentire” un giardino si può solo acquisire da piccoli, giocando con gli amichetti in mezzo a piante e cespugli; in questo caso è evidente che chi ha concepito l’arredo ha avuto una bella infanzia passata in villa. Infatti, di fronte al finestrone alto sei metri con vista sul giardino, ha messo in alto alcune piante procombenti e in basso altre piante ad alberello che
salgono quasi a ricongiungersi. Si tratta dell’architetto Folco Orlandini che, in veste di proprietario oltre che di progettista, d’accordo con la moglie altrettanto amante del verde, ha scelto questa soluzione chiamandola “casa serra”. L’edificio si trova a Sedriano, un centro tradizionalmente agricolo che ha saputo conservare molte belle corti e vaste zone di verde: una ragione in più per far entrare in casa lo spirito “verde” del luogo.

Nelle foto: Scala a chiocciola con struttura autoportante, una realizzazione di Maurizio Bonansea, titolare dell’omonima azienda.
Da Doimo, le sedie modello “Elite”.

Un’atmosfera tra l’esotico e il raffinato, dagli accostamenti molto indovinati.
Un mix di stili, epoche e provenienze frutto di una scelta istintiva ed emozionale.

Un raffinato operatore della comunicazione ha voluto una seconda casa immersa nel verde. Essendo una persona colta con molti interessi, ha voluto contornarsi di una summa delle cose che gli piacciono, dall’arte contemporanea a quella antica, dagli idoli africani ai buddha tailandesi, fino ai tappeti belli come quadri. Ma si trattava pur sempre di
una casa contadina restaurata, che si voleva conservare intatta. E cosa si fa quando si vuol organizzare un museo dentro a un rustico? Si rinuncia a qualche parete di pietra o mattoni a vista e si cerca di creare sfondi neutri che facilitino la lettura delle opere d’arte o di grande artigianato.

Nelle foto: “Saraceni”, vasi scolpiti nella pietra leccese dagli artisti-artigiani di Laboratorio Tracce;
Il tavolino “Saturno”, Elite.

Quindi niente soffitto con travi in legno che fanno ombra anziché riflettere la luce, bensì un perlinato discreto
verniciato di bianco come l’intonaco dei muri. Ma come rinunciare alla vista dell’antica struttura a capriate che regge il tetto? Il rustico fa parte di un piccolo borgo costruito nel ‘500 e arrivato intatto fino ad oggi, le travi sono ancora quelle, poderose, della costruzione originaria. C’era solo una cosa da fare: lasciarle ben visibili al loro posto, mettendo in evidenza i contrafforti murari che le sorreggono.

Al centro del soggiorno mansardato c’è un forte raggio di luce che scende dal
lucernario e si riflette nell’acqua cristallina di una vasca dal sapore antico.

Una piscina mansardata è rara da vedere, come è raro e raffinato tutto quel che si trova in questo loft di Trastevere. E’ tutto più chiaro se si dice che è la casa di uno dei più noti e ricercati interior designer di Roma, Patrizio Romano Paris di antica schiatta capitolina, e quella che sembra una piscina è un’elegante vasca decorativa che fa da centro visivo trasparente nel cuore del soggiorno. “Ho trovato per caso questa fonderia dismessa e sono rimasto affascinato
dal taglio di luce che pioveva dall’alto lasciando quasi tutto l’ambiente in penombra. Mi ha fatto pensare a una casa dell’antica Roma dove al centro c’era l’impluvium, la vasca che raccoglieva la pioggia convogliata dal tetto.

Nelle foto: GDL Cabrio, il primo balcone per tetti progettato e prodotto da Velux;
Di Cristiani Maro il parquet “tavole toscane”.

Qui, dagli anni ‘20 fino a poco tempo fa, avveniva la fusione dei bronzi: era un luogo di grande energia. Subito ho pensato che nello stesso posto dovevo metterci qualcosa d’importante: i quattro elementi primari, l’acqua della vasca, la luce del lucernario, la terra di un terrario e, per il fuoco, un grande camino installato dov’era il crogiuolo”. Roma è Roma, e una grande vasca in soggiorno sotto il tetto spiovente forato dalla luce (come il Pantheon) è del tutto normale.

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