Catanzaro, teatro “Nuovo Politeama”, 1988-2002
Foto di: Moreno Moggi e Paolo Portoghesi
Nel teatro Politeama a Catanzaro, progettato nel 1988 e inaugurato nel 2002, diviene esplicita la volontà comunicativa e simbolica dell’opera, ispirata al rapporto tra il discorso musicale e le sue forme storiche. Appare evidente nella volumetria l’analogia con gli strumenti musicali a corda e in particolare con la lira cui c’è un voluto riferimento progettuale. L’intero complesso è composto da tre volumi le cui differenti altezze annunciano dall’esterno la complessa spazialità interna rendendo immediatamente riconoscibile l’ingresso, la grande Sala, il palcoscenico. L’immagine si ricompone armoniosamente nella parte frontale, che ne costituisce la visione privilegiata: nello stesso tempo lo spettatore viene coinvolto in diverse letture alternative in cui si moltiplicano i possibili punti di vista determinando continue variazioni nell’immagine.
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Visione diurna del Teatro.
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Visione interna della sala.
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Anche il tema della curvatura, così caro all’opera di Portoghesi, contribuisce ad accentuare il dinamismo dell’opera, dando plasticità ai volumi e arricchendo la spazialità e la riflessione della luce sulle superfici che si inflettono fino a torcersi come riccioli d violino e si separano poi avvolgendo il volume senza comprimerlo, proprio come la corteccia degli alberi quando si sfoglia. In prossimità dell’ingresso le pareti si dilatano aprendosi in un grande abbraccio che accoglie lo spettatore e lo invita a entrare, riproponendo all’esterno l’immagine sezionata del teatro e la sua spazialità interna. Lo spazio interno si apre in una hall dalle volumetrie estremamente morbide sulla quale si affacciano i diversi piani sui quali si svolge il teatro. A essi si accede tramite degli ascensori del tutto particolari. Le colonne verticali che li ospitano hanno una forma esagonale ammorbidita su tre lati tramite delle curvature che riprendono la volumetria armoniosa dell’intero complesso ricordando anch’essi una parte di uno strumento musicale, una verticalità mobile contribuisce a comporre note di armoniosa architettura. In omaggio e in ricordo dell’antico teatro San Carlino, la platea a ferro di cavallo ne ripropone l’immagine familiare, frammento della memoria collettiva della cittadinanza, in questo spazio tipico del teatro all’italiana l’ispirazione alle forme della natura è evidente tanto da sentirsi protetti dal guscio di un animale marino: una grande conchiglia che avvolge lo spazio della sala.
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La planimetria ricorda inequivocabilmente lo strumento musicale della lira.
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Particolare della colonna esagonale in cristallo che contiene l’ascensore panoramico.
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Riferimenti
Progetto e direzione lavori: Prof. Arch. Paolo Portoghesi Progetto e direzione lavori per strutture e impianti: Ing. Franco Portoghesi Collaboratori: G. Pellegrini, F. Squarzina, D. Bianchi, P. Brega, S. Brugnaletti, B. Castagna, M. Checchi, C. Dobblestein, M.A. Duffy, M. Ercadi, R. Franchitti, O. Greco, Petra Hüle, C. Lomagno, G. Mancarella, E. Montrone, B. Palma, F. Tonnarini, R. Vianello
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Il vano ascensore riprende la forma esagonale della colonna di cristallo.
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Attraverso il vano ascensore la luce arriva fino ai piani inferiori.
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La colonna ascensore attraversa i vari piani a ridosso dell’ingresso principale a tutta altezza.
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