L’ELEGANZA DELL’ODEON

ARGOMENTI DI ARCHITETTURA  ISSN 1591-3171  N. 2/2020
DOI: 10.13140/RG.2.2.25793.71525

ABETI Maurizio, IANNACE Gino, CIABURRO Giuseppe, TREMATERRA Amelia

Sommario
Nel presente lavoro è descritta una tipologia di un edificio molto diffuso nell’antica Grecia e nella antica Roma: l’Odeon. Questo edificio di modeste dimensioni rispetto ai teatri all’aperti (benché l’Odeon di Pericle, il maggiore della città di Atene e prototipo di queste costruzioni, misurasse ben 4000 mq) aveva una copertura a tetto ed era impiegato per assemblale pubbliche e rappresentazioni musicali, dal verbo ἀείδωaeidō, “Io canto”, che è anche la radice di ᾠδήOide, “ode”, e di ἀοιδόςaedo , “cantante”.

Introduzione
Gli antichi non avevano conoscenze scientifiche della fisica del suono,esse erano basate sulle osservazioni e interpretazioni dei fenomeni naturali in chiave mitologica e attraverso gli oracoli, i sacerdoti interpretavano i suoni emessi dalla natura, come il fruscio delle foglie o il rombo di un tuono, come le voci degli dei e predicevano in questo modo il futuro dei viaggiatori. Gli antichi greci erano osservatori della fenomenologia della natura ed avevano intuito i principi che sono alla base della scienza del suono, infatti, erano consapevoli del fatto che le anfore vuote potevano apportare cambiamenti nelle caratteristiche acustiche all’interno di spazi chiusi. Uno dei primi riferimenti alla teoria dei risonatori fu fatto da Aristotele (III secolo a.C.). Nel libro ”Problemi”, egli poneva la seguente domanda: ”Perché se uno chiude un grande vaso o vasi vuoti con un coperchio, l’edificio echeggia di più e anche se c’è un pozzo o una cisterna nella casa?”. Gli edifici teatrali sono stati costruiti fin dalla antichità per contenere il pubblico e per una migliore visione ed ascolto delle rappresentazioni. I primi teatri costruiti in Grecia erano poggiati sul declivio di una collina con una struttura a gradoni concentrica e questa configurazione oltre a migliorare la visione, consentiva una più ottimale distribuzione del suono tanto che nacque la leggenda della buona acustica dei teatri greci, di cui ancora oggi si parla. I teatri greci, arrivavano a contenere banche ventimila persone, i famosi teatri di Siracusa in Sicilia e di Dioniso ad Atene. Il teatro antico nella sua struttura generale era costituito da tre elementi fondamentali (scena, cavea, orchestra). La Figura 1 riporta le componenti architettoniche fondamentali di un teatro antico (scena, orchestra e cavea).

Figura 1 – Elementi costitutivi di un teatro.

Il trattato di M.P. Vitruvio ”De Architectura” è l’unica opera classica, giunta ai nostri giorni, in cui sono enunciati principi dell’acustica architettonica. Scritto durante il periodo augusteo, nel I secolo a.C., nel libro V sono riportati i possibili interventi da adottare per migliorare la comprensione del parlato all’interno di un grande teatro all’aperto. Vitruvio descrive le analogie tra il moto ondoso di uno specchio di acqua e la propagazione del suono nell’aria
”……la voce si diffonde in forma circolare, ma mentre nell’acqua la propagazione dei cerchi avviene su superficie piana, nel caso della voce abbiamo una propagazione graduale sia in senso orizzontale che in senso verticale …… Pertanto, come avvieneper i cerchi concentrici che si formano in acqua, lo stesso accadrà alla propagazione del suono ed esso potrà pervenire all’orecchio degli spettatori che stanno nei luoghi elevati o in alto,senza eco e rimbombo,qualora nessun ostacolo interferisca con il propagarsi della prima onda sonora,questa della seconda e cosi via. Perciò gli antichi architetti,attenendosi ai principi naturali dell’acustica sulla effusione del suono che tende a salire verso l’alto,realizzarono secondo precisi calcoli matematicie secondo la teoria del suono, la struttura a gradinata dei loro teatri in modo che qualunque voce emessa dalla scena potesse giungere chiara e soave all’orecchio degli spettatori”. Inoltre Vitruvio riporta alcune raccomandazioni circa la geometria del sito: ”Si deve avere cura particolare affinché il sito non sia “sordo” ma sia un luogo in cui la voce può viaggiare con la massima chiarezza. Ciò può essere conseguito se si sceglie un sito dove non esistono elementi che generano eco”. Distingueva i luoghi per la loro acustica in dissonanti (catecuntes), circumsonanti (periecuntes), risonanti (antecuntes) e consonanti (sunecuntes). …Sono dissonanti quei luoghi in cui il primo suono emesso, che è portato in alto, impatta contro corpi solidi in alto e, essendo rinviato indietro, si arresta in quanto blocca sul fondo la salita del suono successivo. I circumsonanti sono quelli nei quali la voce si espande in tutto l’intorno e poi è forzata verso il centro dove si dissolve, la sua fine non si ode ma si estingue lì in suoni di significato indistinto. I risonanti sono quelli in cui viene in contatto con qualche sostanza solida e si riavvolge, producendo così un’eco e rendendo il suono finale doppio. I consonanti sono quelli in cui esso è supportato da sotto, aumenta nel procedere verso l’alto e raggiunge le orecchie in parole distinte e di tono chiaro. Pertanto, se il sito è scelto con cura, con questa precauzione, l’effetto della voce sarà perfettamente idoneo per gli scopi di un teatro” [1, 2, 3]. 
Vitruvio, nel trattato, descrive la tecnica da utilizzare per costruire un teatro con dimensioni ottimali, partendo dal disegno del cerchio di base. Una metà del cerchio è l’orchestra e l’altra metà è occupata dalla scena e dall’edificio scenico. Disegnata la circonferenza di base, in questa si inscrivono quattro triangoli equilateri i cui vertici toccheranno a ugual distanza la circonferenza. I vertici dei triangoli, nella parte superiore individuano i ”cunei” ovvero la posizione degli scalini per raggiungere le gradinate e dividere il teatro in settori. Il tetto del portico in cima alla gradinata venga a trovarsi allo stesso livello corrispondente all’altezza della scena in modo che la voce si propaghi omogeneamente e arrivi in alto fino all’ultimo ordine dei gradini.
La Figura 2 riporta lo schema da seguire per la costruzione di un teatro. Alcuni studiosi analizzando la geometria dei teatri antichi hanno però evidenziato che solo pochi teatri seguivano queste regole ”vitruviane”.

Figura 2 – Schema  “vitruviano “ da seguire per la costruzione di un teatro.

Inoltre,le gradinatedovevano essere realizzate in modo che tirando un linea dritta, questa dovesse toccare tutti gli spigoli, consentendo al suono, durante la propagazione, di non essere ostacolato, nell’ottica di migliorare la comprensione del parlato da parte del pubblico e rendere la rappresentazione teatrale più coinvolgente.Per migliorare l’acustica Vitruvio suggerisce di collocare dei vasi (echeia) sotto le gradinate per accordare meglio il suono all’interno del teatro; questa ipotesi molto affascinante, oggi trova applicazione nei risuonatori acustici molto in uso per la correzione dei teatri moderni.  La Figura 3 mostra uno schema dei vasi risonanti posti in cavità realizzate sotto le gradinate.

Figura 3 –  Schema dei vasi risonanti posti in cavità realizzate sotto le gradinate.

Ma la buona acustica dei teatri antichi era dovuta soprattutto alla disposizione regolare delle gradinate, che essendo allineate e con dimensioni regolari, si comportano come superfici diffondenti, nel senso che il fronte d’onda della perturbazione sonora che avanza impattando sugli spigoli delle gradinate, si diffonde nel teatro in tutte le direzioni, come se gli spigoli delle gradinate fossero delle sorgenti sonore secondarie,quindi,si realizza un campo sonoro diffuso che migliora l’acustica del teatro; questo fenomeno complesso è stato compreso solo di recente [4,5].
Nel periodo imperiale furono  utilizzati ulteriori accorgimenti al fine di migliorare l’acustica dei teatri come rivestire il piano dell’orchestra con lastre di marmo squadrate in modo che le discontinuità generassero una maggiore  diffusione del suono in tutte le direzioni; coprire l’edificio scenico con una tettoia, per migliorare la riflessione del suono verso la cavea; aumentare le dimensioni dell’edificio scenico fino all’altezza massima della cavea in modo da chiudere in un unico corpo la scena e la cavea. Le dimensioni del palcoscenico furono raddoppiate rispetto a quelle del teatro greco. La scena divenne un edificio con colonne, stucchi e intonaci colorati, inoltre le file delle colonne, disposte su più livelli, realizzavano delle superfici diffondenti che miglioravano la propagazione del suono nel teatro. La presenza dell’edificio scenico consentiva una migliore distribuzione del suono nella cava, infatti la voce dell’attore posto sulla scena riflettendosi sulla parete di scena ritornava sul pubblico seduto nella cavea.

L’Odeon: le origini
L’etimologia della parola Odeon, che identifica il teatro coperto, sta a significare ”il luogo dell’ode”, ovvero di canti, anche se ad oggi non sappiamo quali e come essi venissero eseguiti.Gli edifici chiusi di piccole dimensioni con copertura a tetto erano molto diffusi nell’antica Grecia e successivamente si diffusero anche nell’impero romano, oggi sono meno conosciuti dei teatri all’aperto. In Grecia la tipologia di teatro, come un edificio chiuso con un tetto, ebbe ampia diffusione perché era luogo in cui si svolgevano riunioni politiche e assemblee di governo della città. Solo successivamente questi edifici furono modificati per lo svolgimento di spettacoli. L’Odeon è un elegante teatro coperto, ma di più modeste dimensioni rispetto ai teatri tradizionali, e si suppone che venisse utilizzato per rappresentazioni musicali, recitazioni, per declamazioni letterarie e poetiche; poteva contenere poche centinaia dispettatori e quindi un pubblico più ristretto. La presenza della copertura consentiva la possibilità di riunioni anche con avverse condizioni meteorologiche. I primi Odeon di cui siamo a conoscenza furono realizzati in Grecia a partire dal V secolo a.C.; gli Odeon erano chiamati ”theatrumtectum” e si diffusero insieme al teatro all’aperto, spesso era edificato accanto a questi in modo da realizzare una zona della città dedicata ai luoghi dello spettacolo. Nella città stato di Atene,ai piedi dell’acropoli, furono costruiti l’Odeon di Pericle e quello Agrippa. L’Odeon di Pericle fu costruito intorno al  442 a.C., secondo Pausania era simile alla tenda di Serse,a pianta quadrata e con tetto a cupola, con doppio ordine di colonne che giravano all’intorno, e secondo quanto riporta Vitruvio aveva il tetto realizzato con il legno dagli alberi delle navi persiane sconfitte nella battaglia di Salamina. Da recenti scavi si è desunto che il tetto era sostenuto da 90 pilastri interni, ripartiti in nove file di dieci, con un’orchestra per il coro e un palcoscenico per i musicisti e la parete di fondo al palcoscenico. Accanto a questi due edifici fu costruito nel II secolo d.C. l’Odeon di Erode Attico, fatto costruire in onore della moglie defunta, oggi è possibile ancora ammirare la bellezza di questo edificio (Figura 4). Gli Odeon furono costruiti in molte città dell’impero romano (Siracusa, Catania, Napoli, Pompei, Aosta, Taormina) ed utilizzati frequentemente, ma solo pochi autori ne menzionano l’esistenza, troviamo solo qualche descrizione nel trattato di Vitruvio, in Tertulliano, in  Cassiodoro. Vitruvio nel trattato “De Architectura” nonostante dedichi (Libro V) molto spazio ai teatri all’aperto greci e romani, nomina solo una volta l’edificio costruito da Pericle nel V secolo a.C., ed accenna all’esistenza di un piccolo teatro, presso Tralles, allorquando descrive le pitture all’interno di questo (libro VII). Oggi però, non sappiamo molto circa la tipologia delle coperture utilizzate, se i tetti fossero a capriate, o con pensiline sospese e solo pochi studiosi si sono cimentati nella ricostruzione di questi ambienti, uno di questi è G.C. Izenour [6, 7]. Questa tipologia di edifico fu importata a Roma dalla Grecia, dove grazie all’ingegno dei costruttori romani si realizzarono strutture suntuose, eleganti e di dimensioni maggiori rispetto agli edifici originari, parte del segreto di questo successo era dovuto alla capacità di realizzare ampie ed uniche campate delle travi di copertura. Gli Odeon del periodo dell’impero romano erano piu’ grandi di quelli greci per dimensioni, altezza e campata e in questo modo potevano contenere fino a mille persone.  I romani copiarono dai greci la tecnica di costruzione e la migliorarono rendendo l’edificio più funzionale alle esigenze dello spettacolo.La presenza di un tetto ne limitava, comunque, le dimensioni in quanto, un’eccessiva lunghezza delle capriate avrebbe potuto far crollare la copertura, stesso dicasi per le pareti laterali che dovendo resistere al peso del tetto avevano spessori di ampie dimensioni. Secondo alcuni autori le coperture degli Odeon erano in tegole di terracotta e ciò comportava la realizzazione di capriate resistenti. Altro problema, non secondario per l’utilizzo degli Odeon, era l’illuminamento ed il ricambio dell’aria, che venivano effettuati con ampi finestroni aperti sulle pareti laterali. In Campania erano famosi due Odeon: quello situato a Pompei e quello situato nella villa di Pollione a Posillipo costruito nel I secolo a.C..

Figura 4 – Odeon di Erode Attico in Atene.

L’Odeon di Pompei
L’Odeon della città di Pompei fu costruito in età romana, nel periodo sillano, 80 a.C., come si evince da alcune iscrizioni in esso rinvenute, accanto al teatro grande con la cavea appoggiata al declivio di una collina (Figura 5). La cavea è a pianta quadrata ed è circondata da un muro perimetrale su cui poggiava il tetto,che copriva l’edificio. Nella cavea le prime quattro gradinate, vicino all’orchestra,presentano dimensioni maggiori rispetto alle altre diciassette successive, infatti questi gradini sono bassi e larghi per i sedili riservati alle personalità della cittadina. Tutti i gradini della cavea, in tufo, sono realizzati con una cavità nella parte posteriore in modo che gli spettatori, da seduti, non erano disturbati dai piedi di coloro che gli stavano dietro. L’orchestra, di piccole dimensioni, ha una pavimentazione composta da lastre di marmo irregolari e colorate, che si fa risalire alla prima età augustea. L’edificio scenico è rettilineo (con tre porte), in origine in marmo, dalle quali si intravvedeva un secondo muro con la creazione di effetti prospettici. Le dimensioni di massima dell’Odeon sono: larghezza cavea 35 metri, larghezza orchestra 15 metri, lunghezza della scena 18 metri (Figura 6). La particolarità dell’Odeon di Pompei è che la cavea non è perfettamente circolare, ma è tagliata alle estremità (Figura 6), ed è racchiusa all’interno del perimetro delle mura che sorreggevano il tetto. Probabilmente la riduzione della cavea è stata dettata da esigenze strutturali, in quanto un’eccessiva lunghezza delle campate avrebbe potuto non sorreggere il peso del tetto. La Figura 7 mostra la cavea nello stato attuale. La Figura 8 mostra lo schema della fasi di realizzazione del modello virtuale, dallo stato attuale attraverso le fasi successive si passa alla realizzazione della copertura [8, 9, 10, 11].

Figura 5 – Particolare della vista area dello stato attuale degli scavi di Pompei: Teatro Grande e Odeon.
Figura 6 – Pianta dell’Odeon di Pompei Figura 7 – Cavea ed orchestra dell’Odeon di Pompei.
Figura 8 – Schema della fasi direalizzazione del modello virtuale, dallo stato attuale attraverso tre fasi successive si passa alla realizzazione della copertura.

Odeon della collina di Posillipo
Sulla collina di Posillipo, a sud del teatro, con un’inclinazione leggermente non in asse, era collocato l’Odeon coperto, finalizzato alle audizioni di poesia. Di questo edificio risalente al I secolo a.C. sono rimasti solo pochi resti, come: la scena, le gradinate e alcuni muri perimetrali. L’impianto era caratterizzato da una zona centrale con scena, sedili e palco imperiale. La cavea contava quattro ordini di sedute semicircolari, più due ordini di sedute a quarto di cerchio. Alle spalle della scena era presente un portico con colonne in laterizio intonacate che costituiva il fondale scenico. L’Odeon era costruito principalmente in mattoni di terracotta; le parti più importanti erano state ricoperte con marmi ornamentali, tra i quali il rosso e il giallo antico. Il corpo principale della struttura: (25 metri lunghezza e 12 metri di larghezza e 4,65 metri il diametro dell’orchestra), era coperto e gli spettatori vi accedevano da due corridoi laterali, che conducevano alle gradinate davanti alla scena.  La cavea, composta di nove gradinate, non è continua ma interrotta nella parte centrale, per dare accesso a una sala absidata, il cui livello pavimentale era rialzato di 1,70 m rispetto a quello dell’orchestra. Tale sala è stata identificata da vari studiosi come palco imperiale. Essa era inoltre accessibile oltre che da una scala posta al centro delle prime quattro file della cavea anche da due rampe laterali poste dietro il corpo principale dell’edificio, connesse anche loro ai due corridoi laterali. La scena (19 metri lunga e 3 metri larga), presenta un’abside con nicchie. La Figura 9 mostra i particolare dei resti dell’Odeon situato sulla collina di Posillipo.

Figura 9 – Particolare dei resti dell’Odeon situato sulla collina di Posillipo.
Figura 10 – Schema della fasi di realizzazione del modello virtuale, dallo stato attuale attraverso tre fasi successive si passa alla realizzazione della copertura.

Conclusioni
Per valutare le caratteristiche acustiche di tali edifici, con l’impiego di software dedicati per l’acustica architettonica, sono state eseguite delle ricostruzioni virtuali, partendo dalle misure dello stato attuale. Le Figure 8 e 10 mostrano le fasi seguite per la realizzazione del modello virtuale: dallo stato attuale si passa attraverso le diverse fasi, fino alla realizzazione della copertura. I risultati delle simulazioni hanno evidenziato che gli Odeon con copertura in legno (come l’Odeon di Atene) ben si prestavano all’ascolto di esecuzioni musicali.

Bibliografia
[1] M.P. Vitruvio, “De Architectura”.
[2] W.C. Sabine, “Collected Papers On Acoustics”. Cambridge Harvard University Press 1923.
[3] P. Zanker “La città romana”, Laterza, 2013.
[4] N. F. Declercq, C. S. A. Dekeyser, Acoustic diffraction effects at the Hellenistic amphitheater of Epidaurus: seat rows responsible for the marvelous acoustics, Journal of the Acoustical Society of America 121(4), 2011-2022 (2007).
[5] T. Lokki, A. Southern, S. Siltanen, L. Savioja, Acoustics of Epidaurus – Studies With Room Acoustics Modelling Methods, Acta Acustica Vol. 99 (2013), 40 – 47.
[6] G.C. Izenour “Theatre Design”, McGraw-Hill, New York,  1977.
[7] G.C. Izenour “Roofed Theatres of Classical Antiquity” Design”, Yale University Press, 1992.
[8] G. Iannace, S. Mazzoni “Vicende storiche e ricostruzione virtuale dell’acustica del theatrumtectum (o odeo) di Pompei.Dionysus ex machina V (2014) 159-179.
[9] M. Murolo, “Il cosiddetto «Odeo» di Pompei ed il problema della sua copertura”, «RAAN» n.s. XXXIV 1959, 89-101.
[11] S. Mazzoni, Teatri romani: immagini d’impero e d’attori e altre questioni, in Id. (a cura di), Studi di Storia dello spettacolo. Omaggio a Siro Ferrone, 2011 Firenze, 15-35.

Indirizzo corrente:
 
Maurizio Abeti, phd
Professore del Corso di Storia dell'Arte Contemporanea e delle Arti applicate
Universitas Mercatorum 
Piazza Mattei, 10  
00186 Roma (Italia)
e-mail: maurizio.abeti@unimercatorum.it
 
Gino Iannace, phd
Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” 
Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale
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Giuseppe Ciaburro, phd
Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” 
Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale
Borgo San Lorenzo
81031 Aversa (Italia)
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Amelia Trematerra, phd
Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” 
Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale
Borgo San Lorenzo
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