Slovenia, il legno delle foreste protagonista del costruire

L’industria del legno è quella principale in Slovenia. Coerentemente, in anni recenti, specialmente dalla conquista dell’indipendenza (1991) la prefabbricazione si è sviluppata a ritmi notevoli, avendo come principali mercati di riferimento quello tedesco e quello italiano. Ne parliamo con S.E. Iztok Mirošic, Ambasciatore della Repubblica di Slovenia in Italia, con S.E. Gianvico Camisasca, Console Generale onorario di Slovenia a Milano, con Lara Cernetic, Responsabile dell’Ufficio Economico del Consolato Generale della Repubblica di Slovenia e con Mìrjana Bracic, dell’Associazione dei Produttori di Case Prefabbricate in Slovenia.

Intervista a S.E. Iztok Mirošic, Ambasciatore della Repubblica di Slovenia a Roma

Nel lungo viaggio che ha intrapreso l’Europa verso l’unità, quali passi ha mosso la Slovenia per integrarsi nella Comunità?

Ipassi compiuti dalla Slovenia per entrare nella Comunità Europea hanno creato un’ottima occasione  per dare il via all’evoluzione e alla profonda trasformazione della sua società, dell’economia e della politica, favorendo in questo modo il passaggio dal regime socialista jugoslavo alla democrazia, allo stato di diritto e all’economia di mercato.
Contemporaneamente, si è dovuta costruire la struttura dell’apparato statale, praticamente dal nulla: un passo che ha richiesto un grande impegno, ma che ci ha portato al successo nei negoziati per l’entrata nell’UE. Nella Jugoslavia socialista, della quale fu parte integrante sino al 25 giugno 1991, la Slovenia era la Repubblica federale più sviluppata. I suoi scambi economici con molti Paesi erano già allora importanti e solidi: in particolare con la Germania, l’Italia e la Francia. In più, c’erano già delle conoscenze personali e contatti diretti tra gli imprenditori occidentali e le figure di rilievo slovene: questo fatto ci ha consentito di muovere con celerità sulla strada dell’integrazione con l’economia dei Paesi facenti parte della Comunità Europea.
Noi Sloveni non abbiamo scelto l’indipendenza per isolarci dal mondo,ma per ritornare alla famiglia delle nazioni europee a cui appartenevamo da sempre.
Non vi sono state difficoltà?
I negoziati con l’UE hanno richiesto rinunce, nonostante la Slovenia fosse quello più sviluppato nel gruppo dei Paesi candidati. Si sono aperte diverse questioni sul mantenimento dell’identità e della lingua slovena nella comunità delle grandi nazioni. Lo stesso processo di adeguamento dell’economia slovena alla competitività libera europea non è stata una passeggiata, avendo noi cercato di mantenere, allo stesso tempo, quanto già acquisito nell’ambito dello stato sociale.
Con l’integrazione della Slovenia nell’UE, anche il dialogo con l’Italia sulle delicate questioni del passato fra i nostri rispettivi stati è divenuto più agevole.
Oggi vantiamo buoni rapporti, e le questioni aperte vengono risolte e affrontate nello spirito europeo e in un dialogo alla pari. La presenza della minoranza slovena in Italia e quella italiana in Slovenia è divenuta il motivo per favorire l’integrazione e per accelerare gli scambi.
Dopo la Germania, l’Italia è il più importante partner economico della Slovenia, con circa 5 miliardi di euro di scambi commerciali, circa un miliardo di euro di scambi di servizi e investimenti bilaterali per un ammontare che va dai 600 agli 800 milioni di euro.
L’Italia rappresenta per la Slovenia anche il mercato più importante nel settore del turismo. Gli ospiti, turisti italiani che amano visitare la Slovenia e il suo paesaggio meraviglioso sono caldamente benvenuti. Nel complesso, un rapporto economico valutabile in 6-7 miliardi di euro all’anno, per un Paese di 2 milioni di abitanti qual è la Slovenia, rappresenta un buon risultato.
Siamo comunque ben decisi di andare oltre e di aumentare ulteriormente gli scambi tra i nostri due stati confinanti.

Quali sono i punti di forza negli scambi tra Slovenia e Italia?
Gli scambi avvengono principalmente con le tre regioni dell’Italia settentrionale, quelle più vicine al nostro confine: il Friuli, il Veneto e la Lombardia, però è nostra intenzione estenderli anche ad altre regioni: all’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria, il Lazio e a tutte le altre regioni del Centro-Sud.
D’altro canto, desidero porre in evidenza che oggi il mercato sloveno offre eccellenti occasioni d’investimento per gli imprenditori italiani, con condizioni fiscali e incentivi vantaggiosi.
La Slovenia favorisce anche gli investimenti sloveni in Italia. Come un ottimo esempio potrei citare il caso di delocalizzazione nel Friuli Venezia Giulia dell’impresa slovena ‘Pipistrel’, produttrice di aerei leggeri di fama mondiale, oppure il cospicuo investimento dell’impresa italiana ‘Aquafil’ nell’impresa slovena ‘Yulon’, che opera nel campo delle fibre sintetiche e altri prodotti chimici. Senza dimenticare il settore del turismo, dove l’Italia rappresenta il partner sloveno più importante.

Slovenia e Italia hanno svolto o possono svolgere azioni comuni in seno alla UE?

Certamente. La Slovenia e l’Italia stanno indirizzando il loro sguardo verso un futuro europeo congiunto di cooperazione. La Slovenia, che quest’anno festeggia il suo ventesimo compleanno e l’Italia, che sta celebrando il suo centocinquantesimo anniversario dell’unificazione, vantano oggi una fitta rete di legami politici, economici e culturali bilaterali. 
Entrambe contribuiscono allo sviluppo di ottimi e proficui rapporti di cooperazione, soprattutto nell’ambito dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, nell’interesse comune per l’appoggio degli obiettivi europei dei Paesi dei Balcani occidentali, della cooperazione nel Mediterraneo e nell’Europa orientale, come anche in supporto alle missioni di pace nel mondo. Inoltre, i nostri rispettivi Paesi collaborano anche nell’impegno per il ripristino della pace nell’Africa Settentrionale.
Sono da poco tornato da Bengasi, dove la Slovenia, tramite un volo dell’Aeronautica militare italiana, ha inviato al popolo libico un aiuto umanitario consistente in medicinali e materiale sanitario. A livello prettamente politico, l’Italia e la Slovenia stanno collaborando in stretto contatto nell’appoggiare l’ingresso nella UE di tutte le ex Repubbliche jugoslave. Lo stesso processo della globalizzazione ci riavvicina. Entrambi i Paesi si stanno adoperando affinché l’Adriatico diventi il mare della più stretta cooperazione e non più della divisione conosciuta nel passato. Siamo risoluti a rafforzare la cooperazione e l’amicizia per il futuro, affinché ci facilitino nella ricerca di soluzioni anche alle questioni del passato. In questo contesto si colloca la congiunta ‘Via della pace’ che percorre la linea del fronte dell’Isonzo delle prima guerra, dal Monte Rombon in Slovenia a Duino e al Mare Adriatico in Italia. A questo punto non può non venirmi in mente il grande Concerto per la Pace, tenutosi il 13 luglio 2010 a Trieste e diretto da Riccardo Muti, cui hanno presenziato i Presidenti delle Repubbliche italiana, croata e slovena. Come anche la prima visita ufficiale del Capo di Stato sloveno a Roma, avvenuta nel febbraio passato. Il Capo di Stato sloveno è ritornato a Roma anche in occasione della cerimonia del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, mentre il Capo di Stato italiano ha presenziato alla cerimonia del ventesimo anniversario dell’indipendenza slovena il 25 giugno scorso a Lubiana.
I rapporti fra i nostri rispettivi Paesi sono quindi assai intensi. Nel 2012, la città slovena di Maribor sarà proclamata la Capitale europea della cultura, e questo riconosciment
o potrebbe essere un’eccellente occasione per rafforzare ulteriormente la collaborazione culturale slovena con l’Italia. Ma prima che questo avvenga, la Slovenia si impegnerà a intensificare tale collaborazione anche in vista dell’Expo 2015 di Milano: a questo proposito si sta progettando la presentazione integrale della Slovenia dal punto di vista politico, culturale, economico e turistico, che all’inizio del 2012 dovrebbe essere inaugurata nella capitale lombarda, sempre allo scopo di spronare ulteriormente la cooperazione bilaterale. Il rafforzamento dell’UE nel futuro, la soluzione alle conseguenze della crisi finanziaria globale, le nuove prospettive finanziarie europee, l’ulteriore allargamento dell’UE saranno i temi principali nell’ambito della cooperazione europea sloveno-italiana.

A livello infrastrutturale si muove qualcosa tra Italia e Slovenia?

Il corridoio n. 5 della rete ferroviaria trans-europea che va da Barcellona a Kiev, attraversando Venezia, Trieste, Koper, Lubiana, offre un’altra occasione di collaborazione europea e bilaterale. Per quel che riguarda i lavori previsti sulla tratta della ferrovia veloce che va da Trieste a Lubiana, è già stata costituita una commissione mista di lavoro. Anche a livello dei trasporti e della logistica portuale, si profila uno scenario di cruciale collaborazione: i porti di Koper, Trieste e Venezia hanno costituito la “North Adriatic Port Authority (NAPA)”, il cui scopo è attivare una cooperazione per cercare di contrastare la concorrenza dei porti del nord Europa nei trasporti diretti verso l’Est e il Centro dell’Europa. Stiamo parlando di sviluppo dell’Adriatico inteso come la parte occidentale della “nuova via della seta”, d’importanza fondamentale per i trasporti in tutto il continente eurasiatico. Per questo motivo, l’Italia e la Slovenia hanno avanzato la proposta all’UE di costituire la macroregione adriaticoionica per creare l’infrastruttura e la cooperazione economica più stretta dei paesi di quest’area.

Che avviene per l’edilizia?

Purtroppo l’edilizia tradizionale risente della crisi economica e per ora non accenna a risollevarsi. Contiamo molto però sulle nuove tecnologie: l’edilizia improntata sul risparmio energetico e sulla prefabbricazione, un settore del quale la Slovenia ha una notevole esperienza. L’industria della prefabbricazione sta reagendo molto bene e sta cercando nuovi mercati di sbocco. Confidiamo che in quest’ambito gli scambi con l’Italia, già molto promettenti, possano espandersi ancora. Sul mercato dei prefabbricati, le imprese e i prodotti sloveni sono apprezzati per l’alta qualità e contano sulla presenza nel mercato italiano.

Intervista a S.E. Gianvico Camisasca, Console Onorario della Repubblica di Slovenia a Milano

Potrebbe in sintesi indicare l’importanza ricoperta dal legno per la storia e per l’economia slovena?
Un primo dato balza all’occhio: in Europa (con l’esclusione della Russia) i boschi occupano in media il 5 per cento delle superfici, mentre a livello mondiale questa percentuale sale al 30. In Slovenia il 60 per cento del territorio è foresta: si può ben dire che questo Paese vive di boschi: li ha nel sangue e nella tradizione. E li usa in modo intelligente e ben pianificato.
Non a caso, un terzo dei boschi sloveni è incluso nelle aree della rete “Natura 2000”. Tale rete è stata istituita nel ’92, con la direttiva 92/43/CEE (“direttiva Habitat”) e ha lo scopo di conservare gli habitat naturali della fauna e della flora secondo gli obiettivi individuati dalla Convenzione sulla Diversità Biologica approvata dal Summit della Terra svoltosi a Rio de Janerio quello stesso anno. L’appartenenza a tale rete certifica la conservazione controllata del patrimonio naturale esistente.

L’ecologia gioca un ruolo importante per la Slovenia?
Importantissimo. Da quando nel 1991 è divenuto indipendente, il Paese si è evoluto a grandi passi dando luogo a una crescita economica con tassi annui sull’ordine de 4-7 per cento, paragonabili a quelli che conobbe l’Italia del boom negli anni Sessanta. Il costituirsi di un tessuto amministrativo, gestionale ed economico nuovo, basato sul libero mercato, non più sull’economia pianificata che caratterizzava il socialismo jugoslavo, ha consentito di attivare le energie degli individui, dando luogo a un tessuto interamente nuovo di imprese che magari all’inizio avevano un carattere strettamente familiare e artigianale, e poi hanno cominciato a evolversi, in breve tempo, in realtà industriali per quanto magari di ridotte dimensioni.
Ecco: in queste condizioni, di passaggio da un’economia socialista a un’economia libera, a molti Paesi è accaduto di aver tralasciato l’attenzione al rapporto con l’ambiente.
Non così in Slovenia: qui l’attenzione è sempre stata massima.
Il territorio è molto ben curato e conservato. Non a caso l’industria del turismo è molto cresciuta, con un’offerta a 360 gradi: dal mare (vi sono varii porticcioli turistici, oltre all’importante porto di Koper, tutti facilmente raggiungibili dall’Italia, Germania e Austria) alla montagna, ai laghi, all’escursionismo di ogni genere, in auto, a piedi, a cavallo, in bicicletta… Quella turistica è un’impresa di primario interesse non solo per il suo peso economico, ma anche per le relazioni con l’estero che attiva e per la misura in cui consente di far conoscere al di fuori del paese i suoi prodotti tipici. Ma, naturalmente, nella composizione del Prodotto interno lordo l’industria legata al legno, direttamente associata alle foreste, occupa una posizione primaria. E anche a questo proposito di grandissima rilevanza è il tema ecologico: infatti la qualità del legname dei boschi deriva dalle condizioni di salute in cui questi si trovano.Che sono…
Eccellenti. Il clima è ideale: conosco i problemi di diversi Paesi dal clima caldo, dove a volte gli alberi soffrono per il proliferare di microrganismi dannosi. In Slovenia, il cui clima è temperato e fresco, questo non avviene. La cura dei boschi fa sì che le piante siano sane e presentino un legno di ottima qualità. Aggiungo che i boschi sloveni sono in prevalenza privati (il 53 per cento) e in media una famiglia possiede 10 ettari di bosco.
L’altra parte è di proprietà pubblica.
Questa frammentazione della proprietà in piccoli appezzamenti permette un’attenzione particolarmente acuta sulla qualità delle piante. I boschi sono in prevalenza misti (faggeti e abetaie o faggeti e querceti), oppure faggeti.

La vicinanza fisica tra Slovenia e Italia corrisponde anche a una prossimità fattiva?
La Slovenia è un Paese di circa 2 milioni di abitanti, e le dimensioni delle industrie sono proporzionate a questa realtà. D’altro canto anche l’Italia ha un tessuto industriale prevalentemente basato su aziende di dimensioni medio piccole. Sono quelle che hanno maggior agilità e perspicacia nell’adeguarsi alle evoluzione dei mercati: l’industria delle prefabbricazione in legno è esemplare al riguardo.
La Slovenia ha dimostrato di sapersi destreggiare con abilità sul proscenio internazionale dopo il distacco dalla Jugoslavia.
I rapporti con l’Italia occupano un posto centrale sia per il turismo, sia per l’industria.Intervista alla D.ssa Lara Cernetic, Responsabile dell’Ufficio Economico del Consolato Generale della Repubblica di Slovenia

Può dare un quadro della rilevanza dell’industria del legno nel rapporto tra Slovenia e altri Paesi europei?
Gli anni durante i quali l’industria del legno è cresciuta più rapidamente sono stati il 1985 e ’86: all’epoca vi lavoravano 50 mila addetti, per metà nel campo dell’arredo. La grande
committenza allora arrivava dalla confederazione jugoslava.
Con l’indipendenza, nel ’91, questa committenza è improvvisamente mancata, per cui c’è stata un battuta d’arresto e il “peso” del settore si è dimezzato; ha poi conosciuto una
nuova ripresa grazie allo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali con i nuovi partner europei, e questo ha coinciso col sorgere del nuovo tessuto di piccole e medie imprese.
Purtroppo la crisi mondiale del 2007 ha pesato, in Slovenia come ovunque: ma grazie alla crescente importanza delle esportazioni stiamo cominciando a superarla.
La Slovenia esporta enormi quantità di legno, in particolare in Austria e Italia, dove è usato sia per l’industria del mobile, sia per i pellet e le biomasse. Si esporta soprattutto il materiale grezzo, cioè i tronchi: un fatto che d’altro canto dimostra chiaramente
la potenzialità di crescita del settore all’interno del Paese.

In quali ambiti, per esempio, si attende l’espansione?
Oggi in Slovenia ci sono nove importanti aziende che operano nella prefabbricazione. Assorbono una parte infinitesimale della produzione di legname. Se crescesse il numero di aziende impegnate nella lavorazione del materiale (oltre alla prefabbricazione, la produzione di mobili, di altri componenti d’arredo, le biomasse, l’energia rinnovabile, ecc.), aumenterebbe la richiesta interna di legname e l’esportazione di prodotti finiti porterebbe vantaggi maggiori per l’economia nazionale. La qualità delle case prefabbricate slovene, è assolutamente comparabile con quella delle migliori produzioni italiane, austriache, o tedesche. Non v’è quindi un freno oggettivo all’aumento delle esportazioni di questi prodotti: si tratta di farli conoscere e apprezzare per quel che veramente sono.

Le vostre costruzioni in legno hanno lunga storia?
Naturalmente i materiali da costruzione preferiti sono quelli tipici del luogo. Essendo il territorio sloveno in prevalenza bosco, il legno è sempre stato un materiale privilegiato per le costruzioni. Non solo, in Slovenia si è sempre praticata l’autocostruzione e, per cultura, gli Sloveni amano possedere e abitare una casa con giardino: anche questo ha favorito l’uso del legno in campo edile. Inoltre le aziende oggi specializzate nella prefabbricazione di edifici in legno hanno sviluppato conoscenze anche nel campo del risparmio energetico. Data l’importanza strategica del settore prefabbricazione, oggi la ricerca di carattere tecnologico in questo campo è portata avanti anche con il sostegno delle istituzioni pubbliche: chiara l’importanza strategica di questo settore.Le esportazioni in Italia sono cospicue?
Sono importanti, in crescita e la vicinanza geografica le favorisce.
Dopo l’indipendenza, la Slovenia ha investito molto per le infrastrutture e oggi dispone di una rete stradale e ferroviaria importante, che permette di raggiungere rapidamente gli altri Paesi della Comunità Europea. Il 60 per cento del Pil sloveno deriva dalle esportazioni e il 70 per cento delle esportazioni va a Paesi della Comunità. Tra i partner commerciali della Slovenia, l’Italia è seconda dopo la Germania e prima della Francia.

Quali le Vostre prospettive immediate?
Ci aspettiamo che l’industria del turismo – che non ha conosciuto crisi ed è cresciuta in tutti questi anni, grazie alla grande attenzione riservata alla qualità dell’ambiente – continui ad avere un ruolo trainante. Con essa ci aspettiamo che aumenti la qualità delle esportazioni e che i rapporti con i Paesi dell’area Euro siano sempre più evoluti. La struttura amministrativa della Slovenia indipendente è molto agile e favorirà lo sviluppo dell’economia: in Slovenia infatti non esistono strutture intermedie, tra Stato centrale e Comuni: niente Regioni, e niente Province. Con una burocrazia minima e un ridotto peso delle imposte, tutto resta più agevole. Lo Stato Sloveno si sta impegnando in diverse iniziative di sostegno per il tessuto industriale, che conta circa 200 aziende di cospicue dimensioni e moltissime realtà di piccole dimensioni. Questo favorirà la crescita delle esportazioni nei prossimi anni.Intervista a Mirijana Bracic, Associazione Produttori di Case Prefabbricate in Slovenia

Come e quando si è sviluppata l’industria slovena della prefabbricazione?
Le foreste coprono più del 60% del territorio in Slovenia e il legno è l’unico materiale rinnovabile e la più importante risorsa del Paese. Grazie a una lunga tradizione di coltura forestale, manteniamo i nostri boschi in eccellenti condizioni e l’industria del legno è radicata. Ancor oggi il legno occupa un posto primario nella nostra economia.
Vi sono diversi produttori di prefabbricati: alcuni sono sul mercato da oltre 50 anni, altri vi sono entrati negli ultimi due decenni.

L’industria della prefabbricazione riveste un ruolo importante entro l’industria del legno?
L’industria del legno sta conoscendo una certa crisi: non così quella della prefabbricazione, perché la pubblica amministrazione, a livello nazionale e locale, insiste che progettisti e costruttori riducano l’impronta ambientale degli edifici. E una delle risposte sta proprio nell’aumentare l’uso del legno, il materiale eco-compatibile più facilmente disponibile.
Il governo sta preparando una legge che imporrà che gli edifici pubblici siano prevalentemente in legno. Questo aiuterà a ridurre l’effetto serra, poiché la lavorazione del legno comporta un ridotto costo energetico, inoltre questo materiale può essere riciclato alla fine del suo ciclo utile.

Quali sono le tipologie costruttive più usate?
Degli otto maggiori produttori di prefabbricati, due realizzano opere in legno massiccio e sei con strutture a telaio.

E le principali tecnologie per il risparmio energetico?
La principale qualità delle case prefabbricate slovene è che comportano un ridotto consumo di energia. Molti realizzano case passive. Due dei soci dell’Associazione hanno ottenuto la certificazione di “Quality Approved Passive House” dall’istituto indipendente Passive House Institute di Darmstadt (Germania).

In totale quanti sono i produttori di prefabbricati in Slovenia? Quale il loro modo di lavorare?
Ci sono oltre 30 piccoli produttori di prefabbricati. Come dicevo, otto produttori sono di dimensioni cospicue: Kager Hiša d.o.o. (Kager Italia S.r.l.), Jelovica d.d., Lumar IG d.o.o.,
Marles hiše Maribor d.o.o. (Marles Eco Haus Italia S.r.l.), Rima hiše d.o.o., Rihter d.o.o., Smreka d.o.o.
Tutti operano nell’esportazione e fanno parte dell’Associazione Produttori Sloveni di case prefabbricate, della Camera di Commercio e Industria di Slovenia.
Nel complesso possono costruire oltre 1000 case all’anno.
Tutti producono le parti in fabbrica, così che i tempi di disseccamento sono contenuti, e gli edifici possono essere costruiti in qualsiasi stagione.
Attualmente si possono produrre singoli elementi di pareti con una lunghezza superiore a 10 metri. Naturalmente le pareti sono fornite con finestre, porte e il pacchetto di isolamento termico, pronte per la finitura esterna. Tali elementi sono trasportati in loco, assemblati e rifiniti da manodopera specializzata…
Tutti i nostri soci sono in grado di soddisfare tutte le esigenze del cliente: quanto a disegno, dimensioni e capitolato.
La casa prefabbricata in realtà è una casa totalmente personalizzata.

Quali sono i mercati più importanti per i Vostri prefabbricati e quali sono le loro cara
tteristiche?
I principali mercati sono nell’ordine: Italia, Austria, Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Irlanda, Turchia, in breve si esporta in tutta Europa e anche in Giappone e  Corea.
Per penetrare efficacemente i mercati europei, i produttori sloveni hanno dovuto ottenere specifiche certificazioni di qualità: senza queste non possono aderire alla nostra Associazione. Così, tutti i materiali usati e tutta la filiera produttiva rispetta gli standard internazionali.
Tutto il processo produttivo è controllato da istituzioni esterne, riconosciute a livello internazionale, che rilasciano le necessarie certificazioni e marchi di qualità. I nostri membri sono certificati, o secondo lo standard austriaco (il marchio UEA) o secondo lo standard tedesco (RAL) e tre di loro (Jelovica d.d., Lumar IG d.o.o. e Marles hiše Maribor d.o.o.- Marles Eco Haus Italia S.r.l.) hanno ottenuto lo European Technical Approval (ETA), con il diritto di esibire il marchio CE.
I prefabbricati sloveni quindi possono essere acquistati in tutta tranquillità e sicurezza, sapendo che soddisfano i requisiti dell’Unione Europea.
Se posso avanzare un suggerimento, a chi desidera acquistare una casa prefabbricata, direi di accertarsi che questa abbia il marchio CE: è la migliore qualità nonché di conformità con i principi guida europei, perché chi lo detiene ha superato molteplici e accurati controlli. Prodotti di questo tipo non daranno brutte sorprese.

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