LA MATERIA PLASMATA DALLA LUCE

L’arte ci circonda, ci lega al tempo e alla storia.
Rivela all’uomo ciò che è incomprensibile, dà corpo a ciò che non ha misura. Vetro, legno, pietra, bronzo… la materia si trasforma nelle mani dell’artista per divenire quella “bellezza” tanto ricercata dall’uomo. Non è solo la bellezza esteriore, è il farsi materia, rendersi visibile, divenire concreto: di una sensazione, di un’emozione, di un pensiero… di una preghiera.
Il mosaico è inscindibilmente legato all’arte bizantina: le tessere occhieggiano di bagliori cangianti a seconda dell’angolo di visuale, i colori si mischiano ricomponendo immagini a partire dal sommarsi dei tanti piccoli elementi messi assieme con sapiente pazienza. Se non apparisse dissacrante, si potrebbe dire che le tessere del mosaico sono ricalcate
un poco dai sistemi di composizione delle immagini elettroniche tramite pixel: i puntini di
colore che si addensano o diradano determinando l’intensità dei toni.
Ma nel mosaico non c’è la ripetizione automatica di un singolo elemento (pixel) che si moltiplica virtualmente all’infinito: c’è invece l’attenta ricerca del singolo tassello posto nel punto stabilito proprio per ottenere uno specifico effetto. Qui sta l’arte: non solo l’estro creativo del momento, l’interpretazione geniale che illumina un concetto attraverso l’impatto emotivo e la comunicazione immediata di una totalità complessa resa semplice, ma anche la paziente ricerca del tratto più opportuno per ottenere il risultato ricercato: e non altro.
Il controllo del gesto, la conoscenza approfondita di un “linguaggio” espressivo.
La vetrata canta nei suoi colori nella misura in cui essi si armonizzano tra loro e nelle forme generate dalle campiture e dalle sfumature: la vetrata agisce per trasparenza. Il mosaico allo stesso modo opera attraverso la luce: ma in questo caso è luce riflessa, e in modo particolare: attraverso le variazioni che le vibrazioni luminose subiscono nel variare anche minimo dell’angolo di incidenza dei raggi. Bisogna saper agire con la maestria dei laboratori d’arte d’altri tempi dove si respirava un’atmosfera scandita da antichi gesti, tipici delle diverse lavorazioni artigianali che convivono e spesso si completano tra loro.

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