In Toscana

Testo di Filippo Mangione
Foto: Francesco Morgana

Tra pregiati recuperi di architettura rurale e religiosa, lussureggiante vegetazione toscana, tra cipressi, ulivi e vigne ondulate, si scopre un’interpretazione semplice e tradizionale della piscina moderna. Senz’altro per il ludibrio estivo, ma senza che alcunché sembri variato nel profilo della collina, mentre solo la tradizionale geometria del rettangolo tradisce l’intervento umano su quel piccolo specchio d’acqua. In un bosco di cerri della collina senese sorge Canonica a Cerreto, luogo di preghiera e ritiro voluto attorno all’anno mille dai canonici del Duomo di Siena. Ma mille e non più mille furono gli anni che la pietra dovette aspettare per divenire non più abside religioso, ma alcova di sensi e voluttuosi piaceri, fisici e mentali, tra benessere, cultura e peccati di gola.

La canonica si offre alla modernità come struttura agrituristica di alto livello, i cui locali, un tempo abitati dai monaci, oggi accolgono e viziano, corroborano e soddisfano.
L’abitato si articola in quattro appartamenti inseriti in un contesto tipico della toscana rurale, dove le volte di pietra si interrompono solo per lasciare posto al legno e dove ogni intervento sul prospetto fedelmente riprende, nel colore e nel materiale, la tradizione ed il territorio rispettando l’originalità dei precedenti restauri, datati XV e XVIII secolo. La piscina si adagia intima e discreta in posizione dominante sulla valle dove Siena appare vicinissima, quasi a toccarla.

Mentre due leoni placidi sonnecchiano sul bordo a salvaguardia della vasca, tutt’attorno una siepe di bosso cinge questa terrazza naturale ricoperta d’un soffice e compatto tappeto erboso che sgomitando protende verso l’acqua, percorrendo le larghe e terrose vie di fuga tra i mattoni del bordo piscina. Volutamente grezzi ed imperfetti, fanno da cornice armonica e funzionale, assolvendo la funzione antisdrucciolo, ma soprattutto la meravigliosa sensazione
per il piede lasciato scalzo. Altrimenti che senso avrebbe tanta cura del suolo, se non a goderselo senza scarpe, magari di sera, con indosso l’abito più confortevole, per stringersi a bordo piscina tra le luci accennate e con i lampioni della città che, fuori da ogni prospettiva, sembrano uno sciame di lucciole estive.

VINO & OLIO

Per quanto sia un millennio che le pietre della canonica passano di mano, assistendo a guerre e carestie, immobili, sempre lì, è un’altra la presenza che già dominava la valle prima ancora dell’avvento dell’uomo. La vite e l’ulivo, cui per altro persino le Sacre Scritture si affidano per la propria liturgia, proliferano attorno a Canonica a Cerreto, prima che agriturismo già qualitativo produttore di grandi vini rossi e d’un olio profumato. Estenuante e preciso il lavoro al servizio della regina indiscussa, quella vite che esige e sacrifica ginocchia e aspettative di chi pretende di farne grande vino. Due i protagonisti dell’enologia di casa.

Per incominciare, un Chianti Classico importante, mai sgraziato, che regala una certa polpa in bocca accompagnando con entusiasmo il meglio della cucina regionale, speciale di sicuro su carni al sangue e magari cotte a fuoco di legna, con l’espressione aromatica unica del vitigno sangiovese, genius loci indiscusso di toscana e gioiello invidiatoci da tutto il mondo e che in tutto il mondo si tenta di ambientare. Dopodiché risulta d’obbligo chiedere ai padroni di casa una bottiglia di Sandiavolo, a buon diritto membro di quell’elite di supertuscans, come li definirono gli americani estasiati di fronte a questi rossi toscani figli di vitigni internazionali, tra cui merlot e cabernet. Così il Sandiavolo, irriverenza enologica di merlot e sangiovese, sacro e profano assieme, al solo servizio di naso e palato e magari d’un pecorino ultra stagionato, tra struttura tonica di spina dorsale acida, e profumi invadenti di frutti e spezie, assemblati da quella vanigliatura gusto-olfattiva che l’alchemico e sapiente uso del legno sa dare quando governato da mani esperte.

E poi oro liquido da versare sul pane, sulle zuppe o delicatamente sulle carni, un olio extravergine d’oliva, unico superstite della prima spremitura a freddo delle olive della tenuta, dalle antiche varietà correggiolo, frantoio e moraiolo, raccolte a mano e frante immediatamente. Profumi di frutta e di mandorle insaporiscono l’assaggio, rendono tattile e sensoriale il clima quando sposa la terra, aromi e ispirazioni sprigionate da un goccio d’olio prezioso a tavola, ma anche garantito dalla rigidissima DOP “Chianti Classico”, fregio esclusivo di poche, grandi produzioni.

Sei metri per dodici la misura della piscina, semplice ed essenziale nella forma come nei materiali. Il bordo è in pietra
locale, recuperata da estrazioni della zona e appositamente scelta per l’aspetto ruvido, spontaneo, con a fregio i due
leoni di cotto d’Impruneta, motivo ornamentale richiamato nel complesso. A rafforzare l’intento del minore impat
to tra vasca e paesaggio, va la scelta del liner di rivestimento interno, per cui è stata prediletta una tinta di ocra tenue alle solite tonalità fredde. La parte emersa richiama quindi il motivo cromatico dei prospetti e dell’intero contesto rurale,
mentre attraverso l’acqua la rifrazione trasmette una superficie tendente al verde, regalando un effetto vicino ad un qualsiasi bacino naturale.

La vasca diventa quindi protagonista degli esterni, per l’attrattiva innata che l’acqua riversa su ogni vivente, ma certo grazie alla congeniale disposizione dello spazio circostante. Un ambiente arioso, raccolto tra la vegetazione e completato da angoli in muratura a sostegno di un aggraziato porticato di legno, perfetto per mettere le gambe sotto ad un tavolo, per una limonata nelle ore di massima calura o per un rinfresco più sostanzioso.

Unico consiglio, insistere per un aperitivo in piscina mentre il sole scompare colorando ogni cosa, compresa l’acqua della vasca già particolare per i morbidi riflessi tendenti al verde, al posto del solito azzurro intenso, artificioso ed irriverente in una campagna dalle tinte pastello.

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