Mind, Milano Innovation District, parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione, è il progetto che ha vinto la gara per la concessione dell’area Expo che ha ospitato Expo 2015 a Milano. Vari attori del progetto, interni ed esterni, come i rappresentanti di Arexpo e Landlease e urbanisti dell’area metropolitana, si sono incontrati giovedì scorso nell’elegante sede di Feltrinelli in viale Pasubio a Milano, per discutere le dinamiche di questa nuova realtà urbana, in una serata di confronto aperta al pubblico a cura del Politecnico di Milano.
Il dibattito si è intessuto attorno ad alcune problematiche ricorrenti essenziali; la diluizione dei confini fra l’esterno e l’interno della nuova area è stata fra le più salienti, aprendo al conseguente tema della costruzione di connessioni e reti che la integrino nel tessuto urbano in modo armonico, valorizzandola in seno a un contesto territoriale di ampio raggio. Anche la sostenibilità sociale e la flessibilità nell’attuazione del progetto, che richiederà lunghi tempi, sono stati argomenti ribattuti più volte da diverse voci.
Ha aperto l’incontro Corinna Morandi del Politecnico di Milano, che vede in MIND la possibilità di fare interagire in modo virtuoso tutte le potenzialità citate, e individua subito il fulcro del dibattito nel bisogno di riconoscere una visione metropolitana di scala vasta, per governare i processi di trasformazione del sito. La prospettiva del progetto MIND, secondo Morandi, è quella della formazione di un ecosistema di ricerca innovativo.
Marco Dall’Orso di Arexpo (che ha il compito di condurre la transizione dal sito Expo alla sua rimessa in circolo nel tessuto urbano) si affianca a Corinne Morandi nella visione dell’area come decisiva per una sperimentazione di innovazione su scala urbana. Mind infatti è soprattutto un progetto con strategia a lungo temine, cosa di per sé estremamente difficile da veder attuare in Italia, e ha una scala imponente, di dimensioni tali da renderlo potenzialmente competitivo a livello globale.
L’obiettivo dichiarato è quello di creare con MIND non solo una nuova area urbana integrata alla città di Milano, ma un ecosistema dell’innovazione, un luogo con le caratteristiche dell’ambiente urbano, all’interno del quale vari elementi concorrano a questa innovazione, favoriti da un sistema costruito appositamente perché si faciliti la loro interazione. Il dna della regione di Milano è infatti, secondo Dall’Orso, un dna di creatività, di intraprendenza e di innovazione. In tale prospettiva è fondamentale la connessione del sito con il territorio, e per attivarla è necessario creare politiche e strategie che la facilitino. Di nuovo, quindi viene sollecitata la collaborazione fra politiche del territorio e progettualità. Senza la loro sinergia un progetto ambizioso come MIND avrà difficoltà a sviluppare il suo pieno potenziale.
Dell’Orso ha concluso ribadendo il principio portante che Mind non vuole essere solo un luogo fisico, ma un’idea, un mindset, una cultura, che come un’onda positiva influenzi il territorio circostante.
Secondo Vittorio Biondi di Assolombarda, Settore Politiche industriali e Competitività del territorio, Mind si configura come progetto metropolitano per antonomasia, molto ambizioso, sia per le dimensioni che per la sua natura, proprie più di una pianificazione anglosassone piuttosto che italiana, nelle linee guida spaziali e formali messe in atto per garantirne massima flessibilità.
Non poteva mancare al dibattito il punto di vista del Comune di Milano. Giancarlo Tancredi, Pianificazione tematica e valorizzazione aree, ha confermato come il Comune intenda seguire Arexpo sulla sua idea di flessibilità del progetto. Si trova in accordo anche sul principio di sperimentazione e innovazione: si tratta infatti di un’area che ha i connotati perfetti in questo senso. La sua natura di enclave non è da leggere in modo negativo, ma come elemento positivo. Ci sono forti connessioni fra Comune e progetto anche nell’ambito dell’obiettivo di una città inclusiva e sostenibile. MIND sarà infatti un quartiere molto giovane, sede di residenza di giovani universitari e ricercatori, e da questo punto di vista l’inclusione sarà centrale. Grande cura dovrà però essere posta alla gestione del progetto nella sua lunga durata, e a come andranno gestite le connessioni intorno al sito, che è confinante con realtà urbane importanti, come Cascina Merlata e Area Stephenson fra alcune.
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Un occhio più costruttivamente critico, anche se positivo, è stato portato da Arianna Censi, Vice sindaco della città metropolitana di Milano, che agganciandosi a questa problematica delle connessioni l’ha approfondita. La dimensione dentro la quale MIND è pensato è, infatti, profondamente metropolitana. Quali connessioni esisteranno fra le varie aree? Esiste, afferma Censi, una responsabilità di coerenza, attuabile attraverso lo strumento di un piano strategico, al quale bisogna armonizzare gli atti di pianificazione. Se non si agisce in questo modo, si continueranno a utilizzare gli strumenti di progettazione urbana usati fino ad ora, del tutto inadatti ad affrontare questi temi. Una vera cultura territoriale, di raggio ampio, deve essere il paradigma che guida lo sviluppo del progetto.
Il problema, secondo Censi, è che il Comune di Milano ha vissuto e vive la città metropolitana fino a ora come un altro da sé, come un concorrente. Se una critica va fatta quindi, va in questo senso: i piani del progetto mancano delle connessioni con aree metropolitane esterne. La mancanza di interconnessione non è solo territoriale, ma anche istituzionale. In un’ottica di inclusione territoriale, infatti, ogni istituzione è funzionale all’altra, e ciascuno gioca un ruolo che è armonico al tutto e non dovrebbe esserci predominanza. Un esempio concreto: il passante ferroviario, che i milanesi hanno scoperto con Expo come una comodità, ha cambiato del tutto la vita ai “non milanesi”. Vera pianificazione significa quindi interconnessione territoriale, visione progettuale armonica e globale. Bisogna creare le condizioni oggi perché si possano realizzare le reti di comunicazioni di domani, reti sociali, ambientali, e di impresa, e abbandonare una visione parziale o parcellizzata del territorio. In tale prospettiva la politica deve fare un passo avanti e i cittadini devono chiederle di disegnare a Milano un’idea di territorio differente, adatta a questo momento e a questa città, in cui si stanno sperimentando azioni totalmente nuove rispetto al panorama nazionale. Si deve trovare quindi una forma di regolazione e controllo per MIND che abbia una linea in sintonia con i tempi e con i bisogni di oggi. Si tratta di un obiettivo difficile, come difficile è la sfida di Expo, che intende costruire un’istituzione sulle ceneri di una vecchia che ha lasciato molti debiti. Tuttavia è un obiettivo stimolante, e l’unico possibile secondo Censi: generare un punto di vista diverso, metropolitano. Milano e l’area metropolitana sono oggi sotto i riflettori con MIND come motore di crescita per tutta la regione Lombardia.
Chiude il cerchio Gabriele Pasqui, del Politecnico di Milano, che, sempre con un taglio più critico, ha ricordato come la trasformazione dell’area Expo è stata anche figlia di alcuni errori: costruire su aree non pubbliche, ad esempio. L’area Expo ricorda Pasqui, è e è stata una situazione di grandissima complessità. Concordando sul fatto che è sempre mancata una capacità di visione metropolitana, ha incoraggiato ad affiancare ai lodevoli obiettivi del progetto, come sostenibilità, innovazione, flessibilità, esempi più concreti che indichino come realizzarli. Cosa significa, concretamente, innovazione sociale? Che rapporto avranno le utenze che abiteranno nell’area con la realtà dei comuni che gli stanno intorno? Quale sistema di relazioni? Secondo Pasqui se MIND funzionerà, per riuscire a fare “città” avrà bisogno di molta e continua regia e linee guida concrete e precise, altrimenti rischierà di trasformarsi in una cittadella anche ben funzionante, ma circoscritta e autoreferenziale, senza il potenziale di grande integratore sociale a scala territoriale che vuole essere.
Con MIND, è in gioco la costruzione di un’area territoriale estremamente importante, ed è giusto che sia al centro dell’attenzione, gran parte degli elementi messi in campo sono molto promettenti ma hanno bisogno di pazienza, accompagnamento e soprattutto regia pubblica molto curata.
MIND è un primo passo per Milano, un tassello importante in un territorio più ampio. Sarà un successo solo se riuscirà a integrarsi in una visione territoriale ampia e funzionale.
a cura di Caterina Varenna