Dove stava il fienile splende la galleria d’arte

Forgiato per sostenere attività da alpeggio, oggi è rivissuto in chiave prettamente culturale

Un cascinale dal grande portone con doppia apertura: ci passavano i carri tirati dai buoi o dai cavalli, dal cui pianale si scaricava il fieno raccolto sui pendii in estate, così che gli animali avessero di che nutrirsi nei mesi invernali. Il ritmo lento della vita era scandito dai passi faticosi mossi con gravità e attenzione sui ciottoli dei viottoli montani. Le travi vetuste hanno testimoniato quelle azioni per secoli: l’edificio si conserva dal ‘400. Non un’opera d’arte, ma espressione del vernacolo che risponde alla mera necessità: ospitava, come era consuetudine in montagna, gli animali al piano basso, le persone al piano alto. Lo spessore dei muri, l’imponenza delle travi in legno – la cui durezza matura nell’equilibrio con gli impercettibili movimenti che le strutture sperimentano nei secoli – si traducono in forme dove l’opera manuale dell’uomo si vede fusa inestricabilmente col paesaggio, divenendo cellula vivente nell’immenso scenario montano, testimone della lunga sapienza artigiana che riprende e conserva, modifica e adatta, rendendo sempre attuale quanto potrebbe essere già passato. In questa ultima rinascita l’edificio diventa casa e galleria.All’Engadina è indissolubilmente legata la figura di un gigante dell’arte, Giovanni Segantini, che ne ha restituito i panorami in diverse opere e che, avendone fatto la sua patria elettiva, ne ha anche esaltato i pregi agli occhi del mondo. Segantini avrebbe voluto presentare all’Esposizione universale di Parigi del 1900 un padiglione, da lui interamente concepito, dedicato a questa valle svizzera.

Le tavole sono quelle ricavate sezionando un singolo tronco, e il piano d’appoggio è scavato dai lavori quotidiani, secondo tagli quasi casuali. Ma proprio per questo acquista una nobiltà tutta particolare.

Vista serale della facciata, sulla quale spicca il portale a volta che inquadra il grande portone in legno.
Una camera totalmente rivestita in boiserie, il cui minimalismo si avvicina al vernacolo che caratterizza l’edificio originario. Un ambiente ricco di fascino dell’antico, nelle travi orizzontali sovrapposte.CENTRALITÀ DEL PROGETTO: RIFACIMENTO CONSERVATIVO CON AMPIA RISTRUTTURAZIONE DEI GRANDI SPAZI DELLA STALLA E DEL FIENILE.
INNOVAZIONE: BOISERIE DI NUOVA FATTURA SI INSERISCE IN AMBIENTI DI NUOVA CONCEZIONE.
USO DEI MATERIALI: LEGNO LOCALE, RECUPERATO E DI NUOVO TAGLIO.
NUOVE TECNOLOGIE: IMPIANTI ILLUMINANTI FINALIZZATI ALL’OPPOSIZIONE DI OPERE D’ARTE.La relazione tra il grande artigianato che si riflette in superfici di travi e assi vecchie di secoli offre uno scenario di grande fascino per vivere la montagna ed esporre opere contemporanee

Uno degli ambienti dell’ex fienile. Notevole il piedritto che poggia su una base in muratura. L’intonacatura bianca delle pareti mette in risalto il colorito scuro dei legni antichi affioranti sulle superfici. Le opere d’arte risaltano nell’ampiezza degli spazi e restano meglio individuate e quindi valorizzate. La galleria d’arte ha la sua sede principale a Milano. Questa in Svizzera è la postazione che entra in funzione nei periodi di vacanza. Otium e negotium vi si affiancano, come un tempo lo erano proprio nelle case-cascinali come questa.Non a caso a St. Moritz c’è un museo a Segantini dedicato. Certo il pianoro su cui si allineano i laghi incorniciati dalle cime, vicine ma non incombenti, offre una condizione ambientale favorevole all’ispirazione poetica e alla creazione. Anche Segantini viveva tra Milano e l’Engadina, nelle stagioni più felici. Appare quindi assai coerente l’impegno che in questa casa si manifesta, di unire la tradizione autoctona, con l’afflato artistico.

Si passa dalla robusta, quasi imponente fisicità del materiale antico, stagionato nei secoli, che nella rugosità profonda manifesta il suo essere coevo col tempo remoto, alla sobria luminosità che scorre limpida su superfici lisce: uniformi nel biancore degli intonaci come pure nella variegata tessitura del legno.
Il contrasto tra gli ambienti recuperati o conservati, non si manifesta come una contapposizione, bensì come continuità: qui sta il merito dell’architetto, che armonizza epoche distanti e sistemi costruttivi mutati. Ma il cambiamento si percepisce: il che genera anche l’emozione, che implica, proprio moto, trasformazione, differenza percettiva e di stati d’animo. Anche così la casa-galleria aiuta a godere le opere d’arte, che sono esaltazione estetica dell’emozione.

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<Video, schede web, approfondimenti, dettagli prodotto e altro ancora >CASA E BOTTEGA. VIVERE TRA MILANO E L’ENGADINA DI PER SÉ ESPRIME UNA VOCAZIONE ESTETICA DI PRIM’ORDINE. LA CASA DI ZUOZ È CONCEPITA COME UNA RESIDENZA PER I PERIODI DI VACANZA: MA QUANDO IL LAVORO SI COMPONE DI IMPEGNO ARTISTICO LA SEPARAZIONE TRA QUESTO E IL PERIODO DI RELAX TENDE A SCOMPARIRE, NELLA VOCAZIONE ESTETICA CHE INFORMA L’ESISTENZA. ECCO DUNQUE CHE LA CASA È ANCHE GALLERIA. MONICA DE CARDENAS, LAUREATA IN STORIA DELL’ARTE A ZURIGO, FONDA LA PROPRIA GALLERIA A MILANO NEL 1992. DA SUBITO OPERA IN ACCORDO CON IL FOTOGRAFO TEDESCO THOMAS STRUTH DI CUI ESPONE LE MUSEUM PHOTOGRAPH NEL ‘93. SI DEDICA QUINDI SEMPRE PIÙ INTENSAMENTE ALLA PITTURA. TRA GLI ARTISTI DI CUI ESPONE OPERE: S. BALKENHOL, A. CHU, F. GABBIANI, A. VIEIRA, A. AUER, T. ROSCIC, P. LORCA DI CORCIA, F. BONETTI…

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