Restauro 4.0: il futuro del patrimonio

Il cantiere digitale

Paolo Gasparoli si occupa in ambito accademico e imprenditoriale di edilizia storica, è lui ad aprire lo speaker corner 4, interamente improntato alla tecnologia e all’avanguardia, con uno sguardo al passato e al patrimonio, che in Italia può essere tranquillamente definito straordinario. I dati ministeriali per difetto, infatti, parlano di 500.000 edifici soggetti a tutela, più siti UNESCO, 400 siti archeologici, e tutti gli edifici di proprietà pubblica che hanno più di settant’anni, e che rientrano nella tutela. Si tratta quindi di un patrimonio sterminato che, se non sottoposto ad attività di prevenzione, non potrà mai essere tenuto in buono stato. Conservare non significa infatti cristallizzare, ma consentire agli edifici di evolvere nel tempo perché le esigenze dell’utenza sono in evoluzione.

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Restauro oggi però significa non solo valorizzare il patrimonio, ma anche e soprattutto tenerlo monitorato in fase di cantiere, e sorvegliarne accuratamente le fasi di manutenzione. L’Italia vanta infatti restauratori competenti, dice Gasparoli, ma non ancora capaci di fare un’efficace manutenzione, e di fare valorizzazione. Se infatti “conservare è un dovere”, come detta l’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della nazione, valorizzare è una grande opportunità. Qui entra in gioco la digitalizzazione applicata al restauro, tramite il concetto chiave di “cantiere digitale”, sempre più necessaria anche a fronte dei recenti disastri avvenuti in zone altamente sismiche, che hanno visto la rovina di centri di valore inestimabile.

La manutenzione intelligente

Attività di manutenzione dunque vista come attività di cura intelligente, infatti è importante l’obiettivo di garantire la permanenza materiale degli edifici, che non sono singoli elementi ma sono in relazione fra loro e con il territorio. Il metodo proposto oggi è lo sviluppo di attività costanti e programmate a bassa intensità tecnologica, attraverso monitoraggi e controlli. Il “cantiere digitale” ha un grande potenziale in questo senso, perché un cantiere è una continua fucina di informazioni su materiale, edifici, territorio. Questo continuo flusso di conoscenza prodotta dal cantiere va organizzato, consolidato e comunicato. Si parla in questo senso di BIM, tema che tornerà molto spesso fra gli interventi, come potente strumento di valorizzazione e piattaforma in grado di raccogliere e organizzare informazioni in fase di progetto, di cantiere e di valutazione successiva. Uno strumento chiave nel processo di restauro e mantenimento in logica di digitalizzazione: produzione delle informazioni derivanti dai cantieri, supporto in cantiere per risoluzione di problemi con strumenti mobili, telepresenza in cantiere e supporto da remoto per mezzo di immagini ad alta definizione e real time, con possibilità di far partecipare anche il pubblico.

 

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Pubblicato in FARE

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