IL DIALOGO CHE FORMA LA CHIESA

L’arte e l’architettura come strumenti capaci di veicolare messaggi importanti e di accogliere degnamente la celebrazione, con un occhio rivolto alla tradizione ma secondo la sensibilità del presente. Le varie tematiche afferenti al progetto e alla realizzazione di spazi e di opere plastiche e pittoriche ispirate al Cristianesimo.

Presso la Cittadella internazionale di Loppiano si è svolto un Seminario di confronto e di studio sul tema “L’adeguamento liturgico e il progetto d’architettura per la chiesa d’oggi”, curato dall’Arch. Iole Parisi e da Dialoghi in Architettura nei giorni 28 e 29 gennaio 2011. Partendo dalle raccomandazioni di S.Em. il Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, affinché una chiesa sia in grado di “rappresentare il rito anche al di fuori della sua celebrazione”, la riflessione proposta non si nascondeva, tuttavia, le perplessità esposte dal Prof. Sandro Benedetti – in un intervento su CHIESA OGGI architettura e comunicazione 75/2006, lontano nel tempo ma sempre attuale nella sostanza della problematica affrontata – circa la difficoltà dei progetti contemporanei a manifestare nell’architettura per il culto le “peculiarità che la rendono immediatamente riconoscibile” appunto come chiesa, rispondendo altresì “allo spirito del tempo” del quale l’edificio liturgico è testimone.
Presentando la riforma della Chiesa del Crocifisso nel tessuto storico di Catania, rivolta alla integrazione dell’isolato come centro di servizi parrocchiali per il dialogo interreligioso, il Prof. Giuseppe Arcidiacono (Dip. Dastec, Università di Reggio Calabria) ha sottolineato come per secoli la politica culturale ecclesiastica, col suo ruolo di mecenate colto e severo, sia stata capace di orientare il lavoro di artisti e architetti, fornendo loro quel campo di indicazioni – liturgiche, iconografiche, tipologiche – che costituiscono un luogo dei limiti: i quali quanto meglio sono precisati tanto più favoriscono la libertà interpretativa.
“Da progettisti sappiamo bene” ha concluso il Prof. Arcidiacono “che un progetto non riesce meglio se è libero fino all’arbitrio, ma quanto più forti sono i vincoli che condizionano e, al tempo stesso determinano, la sua necessità.”La necessità del progetto liturgico, e del risultato figurativo-costruttivo che ne deriva, è stato il centro delle riflessioni dell’Arch. Hans Gebauer sul dialogo cattolico-luterano nella realizzazione di chiese in Germania; mentre l’Arch. Carlo Fumagalli ha raccontato la faticosa ed esaltante impresa di costruire chiese in Africa, della quale riteniamo dare ampia testimonianza nel prossimo numero.
A fronte dell’impegno di ritrovare la necessità della forma nel percorso di definizione dello spazio liturgico contemporaneo, il dibattito – che è stato animato dagli interventi dell’Arch. Caterina Parrello in rappresentanza della rivista CHIESA OGGI architettura e comunicazione, e dell’Arch. Giulio Proli – ha messo in luce come la nuova architettura per il culto sembri sottovalutare la riflessione tipologica, e proporre invece chiese spettacolari, ma “globalizzate”, che sono il frutto di ricerche più spericolate che sperimentali; dove l’urgenza mediatica ha legittimato innovazioni che eludono la motivazione iconologica per lasciare il campo a scelte auto-referenziali: come quelle delle archistar chiamate a giustificare con il loro stile il senso di una costruzione per il culto (così che oggi ci si riferisce alla “chiesa di Meier” per indicare la Chiesa del Grande Giubileo del 2000 realizzata a Roma). Le esperienze didattiche svolte presso l’Università di Reggio Calabria dagli architetti G. Fiamingo e F. Faro (sulle antiche chiese di Santo Spirito a Catania e Sant’ Andrea a Messina) hanno mostrato come l’adeguamento liturgico possa diventare occasione per interpretare in chiave contemporanea gli spazi architettonici del passato: guardando alla tradizione costruttiva non con lo spirito d’antiquariato che propongono studiosi come il Prof. Nikos Salìngaros (CHIESA OGGI architettura e comunicazione 87/2009), ma riprendendo la lezione del Movimento Moderno e la sua capacità di rinnovare impianti tipologici consolidati.Questa è anche la tensione che comunica il progetto di restauro per il Tempio-Duomo di Pozzuoli, presentato dal Prof. Andrea Sciascia (dell’Università di Palermo) a nome del suo gruppo, che fu capeggiato dal compianto maestro, Prof. Pasquale Culotta; questa è anche l’attenzione con la quale sono state condotte le tesi del Dottorato di  Progettazione di Palermo-Napoli-Parma-Reggio Calabria sull’adeguamento liturgico delle chiese dell’Arch. Ludovico Quaroni a Francavilla, Genova e Gibellina, illustrate dagli architetti G. De Simone, I. Grassedonio, L. Macaluso.
Il Seminario si è concluso con una riflessione della Prof. Donatella Forconi (dell’Università di Camerino) sul ruolo della luce nella progettazione delle chiese; e con la visita ai laboratori del Centro Ave Arte di Loppiano, dove lavorano a progetti di pittura, architettura, design e scultura per le chiese contemporanee molti artisti: da Ave Cerquetti a Vita Zanolini, Elena Di Taranto, Dina Figueiredo, Erika Ivacson, Patrizia Taranto.
Il frutto di questa ricerca collettiva è stato ammirato dai partecipanti al Seminario con una sosta nel Santuario di Maria Theotòkos che costituisce il cuore architettonico e simbolico della Cittadella internazionale di Loppiano.

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