Il nuovo stile ampezzano

Cortina è piena di seconde case di lusso, ma i nati a Cortina in che case vivono?
Questo è un esempio che fa capire come la parola d’ordine qui sia la semplicità

Quando sei a Cortina pensi che, a parte i turisti e i proprietari di ville, quelli del posto siano cortinesi.  Non è così. Qui vengono chiamati “cortinesi”non i nativi, ma gli allogeni venuti soprattutto dal Veneto per ragioni di affari o di lavoro; mentre i nati a Cortina da vecchie famiglie della valle si dicono “ampezzani” per distinguersi dalla marea informe dei nuovi arrivati. È una distinzione necessaria e giustificata perché si tratta di un’enclave, di una minoranza linguistica con antiche tradizioni ancora vive che nessuno vuole abbandonare. Sono “ladini” e ne vanno fieri. Parlano una lingua più antica dell’italiano e hanno un codice di valori che ha resistito nel tempo, anche alla valanga di denaro che si è riversata nella valle quando è diventata di moda. È naturale quindi che anche le loro case riflettano queste profonde differenze culturali attraverso un stile riconoscibile. Uno stile che ha origine da una virtù teologale, la modestia, e da valori decorativi tradizionali come la bellezza del legno tagliato ad ascia. Come testimonia questa casa, ricostruita all’interno di un vecchio fienile con legni recuperati da antichi masi, su progetto dell’architetto ampezzano Silvio Bernardi per una signora nativa della valle, nota per essere stata una imbattibile campionessa di sci.

Come si vede nelle foto piccole, gli effetti della luce artificiale sono molto curati: la luce piove dall’alto per illuminare magicamente gli oggetti senza colpire gli occhi di chi ci abita. Si vede anche come le finestre siano rimaste quelle piccole del rustico originario, per mantenere la tradizione contadina che badava al sodo: sapevano che le finestre piccole fanno consumare meno legna.UNA DELLE FONTI PIÙ ANTICHE DELLA TRADIZIONE AMPEZZANA È QUELLA DELLE FIABE TRAMANDATE DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE, DALLE NONNE AI NIPOTI, PRIMA DI ADDORMENTARSI NELLA “STUBE” AL CALDUCCIO DELLA STUFA IN MURATURA. IN QUESTI RACCONTI CHE HANNO COME SFONDO LE DOLOMITI, QUI CHIAMATE “I MONTI PALLIDI”, AVVENGONO STRANE STORIE DI GNOMI E PERSONAGGI TIPICI DELLE FIABE NORDICHE, INQUIETANTI ED ANGOSCIOSI PER NOI ADULTI, MA MOLTO AFFASCINANTI PER I BAMBINI. PER VENERARE E RABBONIRE LE FORZE OCCULTE ANTICAMENTE SI ACCENDEVANO LAMPADE AD OLIO, POI SOSTITUITE DAI CERI, CHE IN SOSTANZA ERANO PORZIONI DI FUOCO, CIOÈ UNA DELLE GRANDI FORZE DISTRUTTIVE DELLA NATURA. ANCHE TUTTO CIÒCHE VIBRAVA, DALLE CAMPANE AI SONAGLI DELLE MUCCHE, DAI BRACCIALI AI PENDAGLI D’ARGENTO, AVEVA UNA FUNZIONE APOTROPAICA, CIOÈ DI ALLONTANAMENTO DEGLI SPIRITI MALIGNI (OGGI DIREMMO CHE SONO PORTAFORTUNA). IL BACILE IN PIETRA CHE NELLE VALLI FUNGEVA DA ABBEVERATOIO, IN CHIESA RACCHIUDEVA L’ACQUA BENEDETTA CHE LAVA TUTTI I PECCATI DEL MONDO, DIVENTANDO COSÌ ANCH’ESSO UN OGGETTO MAGICO.In questa casa alpina “ricostruita” si possono intravvedere vari criteri progettuali. Innanzi tutto la scelta dei legni come sostanza decorativa di un ambiente spoglio e funzionale, com’era nella tradizione contadina ampezzana. Poi la tendenza minimalista a trasformare gli oggetti d’uso, come i divani e i letti, in semplici forme geometriche dal cubo al parallelepipedo. Infine l’immissione di mobili vecchiotti ma non lussuosi, come le sedie in ferro e il lampadario ottocentesco, diversamente da come si fa a Cortina nelle seconde case dei forestieri.Si tratta di un appartamento di soli 65 metri quadri, che comprende anche una stanza separabile mediante una parete scorrevole per quando viene in visita la figlia. Il suo stile è difficile da definire. Risulta subito accogliente per la bellezza delle lastre di legno che foderano quasi completamente gli spazi interni, ma è anche austero, con forme squadrate essenziali e senza fronzoli, il contrario delle ville dei forestieri agghindate come castelli tirolesi. Qui non c’è nessuna esibizione, se non una qualità dei legni da intenditori. Nei mobili continua l’austerità: per il pranzo vi sono sedie in metallo dal sapore paleoindustriale (sembrano provenire da una vecchia mensa per minatori) sotto un lampadario come quelli a gas di fine ottocento.Per gli imbottiti invece ci si è rivolti a un pezzo di modernariato molto interessante, forse una Poltrona Frau degli anni ‘30 ormai diventata leggenda, e un qualcosa di enorme fatta di cuoio dai neri del Kenia, la poltrona “Flop” inventata da Marzia Chierichetti dopo che inseguendo un simil-Tarzan si è trasferita in Kenia. Ora vive sulla spiaggia di Che Shalé dove ha disegnato varie collezioni, eseguite a mano da artigiani locali a basso costo, con uno stile da Robinson Crosue che piace molto a chi vive con giacca e cravatta all’ombra dei grattacieli. Cosa ci fa questa poltrona kenyota in una casa di Cortina con una profonda anima ladina, quindi di razza bianca e per di più nordica? È stata una scelta della padrona di casa, non dell’architetto, una evidente trasgressione alla linea rigorosa e “ampezzana” di tutto il progetto. Come mai? Forse perché nel cuore di ogni donna c’è sempre un angolo nascosto dove, tra una liana e l’altra, volteggia un fascinoso simil-Tarzan che a tempo perso cuce imbottiti alla moda. O forse no, forse gli estremi si toccano e il Kenya è più vicino di quanto si pensi.

I legni, sapientemente lavorati dalla falegnameria “El Marangon” di Paolo Bernardi, sono stati scelti con molta accuratezza.
Eccellenti, per la loro larghezza e per la patina, le tavole poste sulla parete dietro al letto provenienti da un antico maso in disuso. Le pareti originali sono rimaste com’erano, cioè sbilenche e irregolari, anche se questo ha comportato più impegno da parte dei falegnami.

Importanti elementi, qui usati per far sembrare gli spazi più ampi, sono i cristalli, in particolare quelli che separano la doccia e la vasca, così puliti che nella foto non appaiono.
C’è infatti trasparenza tra la vasca da bagno e il corridoio, dal quale i vede anche la doccia adiacente. Gli armadi, per renderli meno evidenti, sono ricavati nel corridoio e anch’essi come i soffitti sono tinti con calce bianca secondo la tradizione locale. Con lo stesso spirito è stata ricavata una piccola lavanderia con ripostiglio in zona pranzo.

LA PASSIONE PER IL LAVORO, LA CREATIVITÀ, IL GUSTO PER LE COSE FATTE BENE, IL RAPPORTO CON IL CLIENTE, LA PROFESSIONALITÀ E LA PUNTUALITÀ NELLE CONSEGNE SONO LE CARATTERISTICHE CHE FIN DAL 1972 HANNO FATTO DI UN’AZIENDA VENETA UNA SOLIDA REALTÀ NEL SETTORE DEL MOBILE E DEL RESTAURO. L’APPENDIABITI CORTINA, IN FERRO BATTUTO CON UNA FINITURA RUGGINE, ÈDEDICATOALLA CAPITALE AMPEZZANA ED AL SUO ANIMALE SIMBOLO, LO SCOIATTOLO. L’ANIMALE IN OTTONE ÈRICAVATO DA UNA FUSIONE A TERRA E RIFINITO A MANO DA ESPERTI ARTIGIANI. LE PICCOLE IMPERFEZIONI, DOVUTE ALLA LAVORAZIONE MANUALE ED IN FORGIA, RENDONO L’OGGETTO UNICO E MAI UGUALE.
IL CHIAVISTELLO IN STILE TIROLESE IN FERRO BATTUTO È COSTRUITO INTERAMENTE A MANO E PASSATO IN FORGIA PER ESSERE LAVORATO A CALDO NEL FUOCO DEL CARBONE PER ALCUNE OPERAZIONI DI RIBATTITURA E PIEGATURA. LA MANIGLIA A CHIAVISTELLO APPLICATA AD UNA PORTA IN LEGNO VECCHIO E AD UN ARREDAMENTO DA MONTAGNA RENDE L’AMBIENTE UNICO, RICORDA AMBIENTI ANTICHI E LE COSE BEN FATTE COME UJNA VOLTA. (SCHIRATO SANDRO)Questa casa alpina, apparentemente piccola, accoglie al suo interno una serie notevole di ambienti diversi unificati tra loro da un gusto raffinato per la boiserie e per il rustico rivisto con sensibilità moderna. È un’ottima introduzione alla cultura della casa ampezzana.

La famosa poltrona “Flop” prodotta in Kenya dalla designer milanese Marzia Chierichetti, che con la sua collezione “Be Clever” ispirata a Robinson Crosue ha inaugurato un nuovo stile esotico e romantico sulle orme del mito del buon selvaggio. Le sue forme abbondanti e rilassate vengono qui inserite in uno spazio geometrico dove domina lo spirito del legno e delle Dolomiti.Due corpi in legno fanno da filtro davanti ai due ingressi per impedire l’entrata diretta dell’aria fredda. È qui che si tengono gli sci, le giacche a vento e tutto l’abbigliamento per l’esterno, loden compreso.
 
Gli oggetti d’uso scelti dalla padrona di casa sono, per un riflesso quasi automatico, in sintonia con le forme e i materiali utilizzati in questo interno.
Qui lo stile “tirolese” è superato, sostituito da una modernità fatta di buone vecchie cose, come il legno patinato e la pietra scavata.
Non ci sono più cornici e cornicette intagliate, ma il legno nudo viene lasciato nella sua integrità e bellezza originaria.NASCE A CORTINA NEL 1947, SI LAUREA ALLA IUAV DI VENEZIA E INTRAPRENDE LA  LIBERA PROFESSIONE. OGGI LO STUDIO BERNARDI, COADIUVATO DAI FIGLI ARCHITETTI VALENTINA E JACOPO, HA REALIZZATO OLTRE CINQUECENTO PROGETTI TRA VILLE, APPARTAMENTI, NEGOZI E LOCALI PUBBLICI, PRINCIPALMENTE A CORTINA MA ANCHE NEL RESTO D’ITALIA E ALL’ESTERO. A CORTINA HA REALIZZATO OPERE PUBBLICHE COME L’ALEXANDER HALL, UN CENTRO POLIFUNZIONALE CON AUDITORIUM, CENTRO CONGRESSI E MUSEO, E LA CLUB HOUSE IN LOCALITÀ FRAÌ NA CON CAMPO DA GOLF A DICIOTTO BUCHE SUPERVISIONATO DALLO SPECIALISTA PETER HARRADINE. È RECENTEMENTE USCITA DA ELECTA UNA MONOGRAFIA A LUI DEDICATA, SCRITTA DAI SUOI DUE FIGLI E ILLUSTRATA DALLE FOTO DIANDREA MARTIRADONNA (L’AUTORE DI QUESTO SERVIZIO). SONO PRESENTI ANCHE SUGGESTIVI PROGETTI DISEGNATI DALL’ARCHITETTO.CENTRALITÀ DEL PROGETTO: CREARE IN 65 METRI QUADRI UN APPARTAMENTO COMPLETO CON IN PIÙ UNA STANZA PER GLI OSPITI
INNOVAZIONE: QUI SI SPERIMENTA UNA FORMULA ADATTA ALLO SPIRITO DEGLI AMPEZZANI, PIÙ SOBRI DEL POPOLO DEI VIP CHE INVADONO CORTINA, CHE SPOSA LA MODERNITÀ DELLE FORME GEOMETRICHE SEMPLICI AI MATERIALI TRADIZIONALI COME IL LEGNO E LA PIETRA
MATERIALI: GRANDE USO DEL LEGNO PATINATO DAL TEMPOUsa il link pro e vedi i video correlati Punta il tuo smartphone oppure digita il linkpro seguito dalla stringa chiave Es: http://pro.dibaio.com/villa-dolomiti
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