SAPER MODELLARE L’ANIMA DEI LUOGHI

L’ispirazione artistica può sorgere solo in stretta vicinanza con le necessità pastorali e, insieme, con la vita della comunità. Perché le chiese non sono contenitori, né possono scivolare nella stravaganza. Anche per le architetture ci vuole poesia: l’opinione di S.E. Mons. Domenico Caliandro, Arcivescovo di Brindisi-Ostuni.

Avent’anni dalla sua nomina a Vescovo e a pochi mesi dal suo insediamento nella Diocesi
di Brindisi-Ostuni, S.E. Mons. Domenico Caliandro riflette sulle sue esperienze come committente di opere architettoniche ecclesiastiche in Salento, soffermandosi sull’unità inscindibile degli elementi che costituiscono una chiesa.
Qual è la Sua esperienza come committente di interventi architettonici in Salento?
Sono Vescovo della Diocesi di Brindisi-Ostuni da poco tempo, dal 5 gennaio 2013, e mi sono inserito in un discorso già preparato, sia nel caso di costruzioni ex novo, sia di restauri. Noto, tuttavia che gli interventi, soprattutto nei casi di restauri di edifici esistenti, sono stati compiuti con risultati talvolta buoni e talaltra discutibili. Penso che il restauro, così come la progettazione di nuovi edifici, sia una questione delicata perché occorre inserirsi coerentemente in quell’unità artistica che è la chiesa, per conservarla e rispettarla, modificandola minimamente e senza stravolgerla. Fortunatamente la Sovrintendenza svolge un ruolo importante in questo senso. Sono Vescovo da vent’anni, sette anni a Ugento-Santa Maria di Leuca e tredici anni a Nardò-Gallipoli, pertanto posso parlare della mia pratica più in generale in Salento…

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CHIESA OGGI 101 
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